Coltivare il futuro, o gli interessi delle multinazionali del tabacco?

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“Nutrire il pianeta”. Ancora non s’è spenta l’eco roboante della parola d’ordine dell’Expo di Milano con la quale le multinazionali dell’agribusiness hanno tentato di accreditarsi nel ruolo salvifico di sfamare il mondo. Ed ecco che, fresca fresca, ne viene lanciata un’altra: “Coltiviamo il futuro”. È questo il titolo dell’evento che si è tenuto lo scorso 9 dicembre a Bastia Umbra, presso Assisi.

philipmorrisLa coltivazione alla quale si allude è quella del tabacco e il convegno l’ha indetto la Philip Morris, una delle multinazionali che sta più a cuore al capo del governo Renzi, come abbiamo avuto modo di riferire su questa rivista.

Dopo gli accordi presi nel luglio scorso a Palazzo Chigi nei quali la multinazionale si impegna ad acquistare tabacco italiano fino al 2020, ora la palla è passata ai presidenti delle regioni ai quali spetta il compito di concretizzarne l’attuazione.

«Sosteniamo il settore del tabacco ­– ha sentenziato Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria – e guardiamo al futuro con ottimismo. Il mondo del tabacco rappresenta una parte di agricoltura umbra e di occupazione per il settore. Anche con l’Europa faremo certamente la nostra parte. Il tema della salute è centrale ma non dobbiamo mettere in discussione la coltivazione».

Difficile trovare parole così lontane dalla logica e dalla realtà.

È mai possibile guardare al futuro con ottimismo dopo che i pesticidi impiegati nella coltura del tabacco hanno avvelenato a tal punto l’ambiente che non è dato più coltivare prodotti naturali nei territori circostanti?

La presidente della regione Marini non ha forse avuto notizia del clamore suscitato dalla denuncia dell’Aboca sulle erbe officinali inquinate dai veleni nei territori umbri (e toscani) della Val Tiberina?

E come è sostenibile poi la difesa dell’occupazione in un settore dove la mano d’opera (stagionale e precaria, reclutata spesso tra i migranti) è in costante decremento proprio a causa dell’impiego di nuove tecniche agricole?

E se anche in Europa si comincia a pensare che alcune lavorazioni agricole non sono più compatibili con l’ambiente e con la vita e che i contributi alla produzionepesticidi del tabacco vanno eliminati, non sarebbe logico dare luogo a piani di sviluppo regionale in linea con tali politiche incoraggiando produzioni agricole alternative?

Quanto alla salute ci chiediamo come si possa sostenere pubblicamente di volerla tutelare quando la comunità scientifica – quella non asservita alle logiche dell’ economia dominante – dopo gli allarmi lanciati negli anni passati sui rischi derivanti dall’uso dei pesticidi nelle pratiche agricole, ora sembra non avere più dubbi sulla relazione, dopo un’esposizione cronica a basse dosi, tra queste sostanze e una miriade di malattie.

Al convegno di Bastia non sono venute meno le voci di chi è interessato a mantenere lo statu quo pur di consolidare i propri interessi: dalla Coldiretti alla Uil Agricoltura, da Nomisma alla Organizzazione nazionale tabacco. Per non dire dell’assessore alla agricoltura Cecchini o del deputato del PD Verini, che nel bacino elettorale della Val Tiberina continuano ad avere consensi.

Voci stonate, o meglio, un rumore di fondo molesto che impedisce il dialogo ragionevole tra chi è interessato a cambiare radicalmente strada. A cominciare dagli agricoltori e dai lavoratori, per finire a tutti coloro che, abitando sul territorio, soffrono delle conseguenze che, in termini di costi sociali, di salute ed ambientali, si riversano su tutta la comunità.

*Maurizio Fratta, Associazione Borgoglione

 

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Maurizio Fratta

Maurizio Fratta, metalmeccanico per quasi metà della vita, ha scritto e scrive per “Micropolis” (inserto umbro de “il manifesto”), “Primapagina” di Chiusi e “l’altrapagina” di Città di Castello. Referente umbro per la ReTe dei comitati per la difesa del territorio è tra i fondatori dell’Associazione Borgoglione.

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2 commenti su “Coltivare il futuro, o gli interessi delle multinazionali del tabacco?”

  1. Carissimo, non te lo devo dire io, il Profitto è il santo a cui tutto si piega, anche la salute personale e quella dei propri figli. Se chi dirige la sociaetà a cominciare dagli organi della politica mettono pr8ima il profitto delle multinazionali poichè questo comporta mantenetrev i posti di lavoro per gli occupati in quei settori, si diventa schiavi di tale logica. Un altro mondo non è possibile secondo tali signori.Sono quelli, sostenuti col voto dei ”poveri” (io li chiamo così non perchè non abbiano i soldi ma intendoli ”poveri di gnegnero”) allora una gran parte della colpa è da riversare su di loro, non tanto su chi li guida perchè chi li guida vediamo che operano per fare il loro interesse e quello delle multinazionali.Il fatto è che crediamo – a forza di sentercelo ripetere tutti i giorni- di essere in democrazia e che il nostro status sia così percfhè liberamente possiamo esprimere ciò che pensiamo. Come disse qualcuno:” non è la libertà che manca, mancano gli uomini liberi”. Questo qualcuno era Montanelli,democristiano, che seppur stato nel libro paga di Berlusconi, disse una grande verità. e quando provò ad affermarla fu cacciato. Non mi era affatto simpatico ma devo riconoscere che diceva la verità. Quella stessa verità che vogliono con tutti i mezzi possibili celare i nuovi democristiani di oggi, e detto fra noi non ho mai votato per loro da quando sono nato, ma tantomento voterò per gli attuali, questo è poco ma sicuro, perchè ciò che addebito a loro è il degrado del mondo e dell’umanità moderna.

  2. Denominare un’iniziativa “coltiviamo il futuro” per poi scoprire che riguarda il tabacco (tumori?) ed una potente multinazionale che non si preoccupa troppo dei cosiddetti pesticidi con i loro effetti “secondari” ,per non parlare dei lavoratori che si giocano la salute per poche decine di euro al giorno,considerato quanto sono “zerbini” con la Fiat, si rischia di ritrovarsi in un’altro film di checco Zalone,o ritrovarsi nel mezzo di un’incubo dove sono la salute dei lavoratori e l’ambiente a soccombere.E c’è da stare poco sereni col sapere che aalazzo Chigi c’è un Fantozzi della politica c’è quel pinocchio renzi-no che parte col promettertila ferrari e ti ritrovi col treciclo e pr ginta usato .Qualcuno dirà:”ma qui non siamo a Roma” ma non è comunque di rassicurazione sapere questo, col volo di stato in un lampo ci ritroviamo del gatto.

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