I tentativi di innovazione culturale e scientifica del progetto di organizzazione sociale del territorio sono alimentati intensamente dalle azioni che dal basso ne alimentano tutela e riutilizzo.
Come avviene proprio nella “capitale” dell’attuale sistema politico-istituzionale italiano, a Firenze. Dove un gruppo di tecnici ed esperti della locale università, nonché rappresentanti di associazioni e comitati, si coordina attorno alle iniziative di “Urbanistica resistente”, promosse fino ad ieri dalla rappresentanza al Comune della lista perUnaltracittà; esperienza che oggi prosegue come laboratorio politico che realizza la rivista on line La Città Invisibile.
Nel volume Urbanistica resistente nella Firenze neoliberista (curato da Ilaria Agostini per Aión, 2016, pp. 160) si racconta il conflitto tecnico-scientifico e politico, tra gli attori citati e la gestione iperliberista PD delle politiche urbanistiche fiorentine; dapprima con il sindaco Leonardo Domenici, quindi con Renzi ed i renziani.
«Negli anni della bolla edilizia e della mercificazione dei beni comuni, dell’accentramento del potere e dello svilimento degli organi rappresentativi – scrive la curatrice in presentazione – l’urbanistica neoliberista presenta il suo vero volto, rinuncia ai suoi compiti statutari, […] e si rende immediatamente funzionale alla rendita immobiliare e alla finanza fondata sul cemento».
«Per dieci anni – prosegue la curatrice – Firenze è il banco di prova del cantiere nazionale. Dal 2004 al 2014, è Presidente della Provincia, poi Sindaco, un trentenne Matteo Renzi, che vi sperimenta […] la velocità nelle decisioni, la riduzione del governo cittadino ad evento mediatico, la politica come apologia della tabula rasa».
Nonostante sia proprio l’urbanistica il massimo fattore di crisi del governo municipale, con l’esplodere dell’inchiesta giudiziaria sulle “Grandi Opere fiorentine”, poi riunitasi presso la Procura della stessa città con quella sulle grandi infrastrutture della Legge Obiettivo, Matteo Renzi – al di là delle declaratorie – prosegue ed esaspera l’asservimento del governo locale ai grandi interessi finanziari, anche internazionali, che hanno portato alle distorsioni di cui all’azione giudiziaria.
Il volume racconta l’impegno di analisi, denuncia, proposta e mobilitazione portato avanti dagli urbanisti di riferimento del PUC [perUnaltracittà, n.d.r.].
«In questo lavoro quotidiano e impegnativo che ha coinvolto tanti attivisti ed attiviste, e ci ha portato ad approfondire molte scelte all’ordine del giorno della politica di Palazzo Vecchio – scrive Ornella De Zordo, coordinatrice del gruppo e per un decennio sua rappresentante in consiglio comunale – il gruppo urbanistica PUC ha esercitato un ruolo fondamentale. Innanzitutto perché proprio nel corso di quei dieci anni si sono giocate le partite più importanti per le trasformazioni del territorio fiorentino».
Ancora per il livello di competenze che il gruppo ha aggregato intorno a sé. Con un continuo rimbalzo tra azione esterna e pratiche di consiglio comunale. “Su questa delibera presenta un’interrogazione l’Ornella”, era infatti la frase con cui – ricorda Maurizio Da Re – si preannunciava l’istituzionalizzazione in atti municipali delle operazioni PUC.
Paolo Berdini – che per anni ha sostenuto da Roma le attività della lista – sottolinea:
«Il tema fondamentale della critica di PUC all’urbanistica fiorentina è quello di non avere nessuna idea sul futuro della città pubblica e di avere assecondato i voleri della grande proprietà immobiliare e degli operatori economici legati al turismo di massa. Renzi conferma questo ruolo di prospettive e aggrava le scelte del precedente piano».
«Domenici aveva impostato il futuro urbano di Firenze perseguendo la saldatura con Prato e nella “valorizzazione” dei grandi contenitori pubblici […]. Renzi […] questo indirizzo sbagliato […] lo ha perfezionato portandolo a sistema».
Tra l’altro, prosegue Berdini, «non solo viene confermata la gigantesca cementificazione di Castello, ma ad essa si aggiunge anche l’ampliamento dell’aeroporto di Peretola». L’aeroporto è fortemente voluto dai sodali di Renzi, che ne assumono la gestione con l’“amico” Marco Carrai che se ne prende la direzione.
Cristiano Lucchi sottolinea come l’attività degli urbanisti resistenti diffonda salutare pensiero critico. Infatti, Maurizio De Zordo, architetto e profondo conoscitore delle questioni trattate, illustra alcuni tra i maggiori scandali in cui è incappato il governo locale:
«Il secondo mandato di Leonardo Domenici esordisce con la firma nel 2005 della convenzione per l’intervento nell’area di Castello […] interessata da un faraonico e contestatissimo progetto di cementificazione, sarà poi sequestrato nel 2008 nel corso di un’indagine per corruzione».
«Risale al 2008 – prosegue Maurizio De Zordo – il sequestro del cantiere di Novoli, dove si stava costruendo il complesso del Multiplex, ancora una volta per pesanti irregolarità amministrative ed abusi edilizi, denunciati dal PUC. Nel 2009 è il momento della Quadra, società di progettazione fondata dal capogruppo PD in consiglio comunale e dal presidente dell’Ordine degli Architetti».
«Nella vicenda Quadra, specchio della gestione urbanistica del periodo, emerge un vero e proprio sistema per cui progetti firmati dalla società avevano un iter assicurato negli uffici, aggirando le norme vigenti […]. Un intreccio tra politici di peso, professionisti ed imprenditori che si erano impadroniti dell’attività edilizia cittadina».
Maurizio De Zordo richiama anche l’avvio con il sindaco Domenici e le successive accelerazioni di Renzi e Nardella. Ricorda il “Piano dei beni alienabili”, immobili di proprietà pubblica, anche monumentali e prestigiosi, da vendere (e spesso svendere) ai privati senza vincoli di destinazione. Smarrendo così la storica capacità di Firenze – sottolineata da Daniele Vannetiello – di riusare il patrimonio storico-culturale anche per la pubblica utilità.
«È certo degna di interesse in quest’ottica – scrive Vannetiello –, la pervicacia con la quale le amministrazioni comunali fiorentine […] si sono prodigate alla vendita […] quasi nel ruolo di curatori fallimentari del Comune».
Antonio Fiorentino illustra gli scandalosi tentativi di cementificazione dell’area di Castello e del Parco della Piana. Progetti di uffici direzionali, attrezzature commerciali, la “Cittadella Viola” con immancabile nuovo stadio, nuove residenze e servizi, fino al citato ampliamento dell’aeroporto e alla localizzazione dell’inceneritore: progetti tra l’altro spesso mutuamente in conflitto.
Il tutto a cancellare il Parco della Piana, pure previsto dalla pianificazione – sottolinea l’urbanista Giorgio Pizziolo – polmone verde strategico da cui dovrebbero muovere le riqualificanti direttrici della “città-paesaggio” per il recupero ecologico di tutta l’area.
Ciò avverrebbe in continuità con le matrici ambientali che hanno sempre connotato la crescita della città storica di Firenze e la ratio di espansioni anche recenti, come affermato da Roberto Budini Gattai.
Tiziano Cardosi, portavoce del Comitato No Tunnel TAV, si sofferma sui disastrosi impatti del progetto di sottoattraversamento AV del centro, oggi fermo per le conseguenze delle inchieste giudiziarie. Ma su cui la governance dichiara di voler andare avanti contro ogni logica. Anche a costo di imbarcarsi in una operazione ad altissimo rischio economico ed ambientale, senza fine, peggiore perfino della famigerata linea C della metro di Roma.
Il problema è che il passaggio di superficie – studiato dagli stessi Pizziolo e Budini Gattai insieme ad i tecnici dell’Università – costa troppo poco: circa un decimo dei circa 3 miliardi di euro stimati per il supertunnel e la stazione sotterranea, il più grande scavo della storia ingegneristica di Firenze, ovviamente eseguito senza alcuna VIA.
Il capitolo su TAV e Grandi Opere, come peraltro tutto il libro, spiega l’ascesa del “cerchio magico renziano”. Gruppo di potere un tempo di rilievo subregionale, minoritario nel partito di maggioranza relativa in quanto espressione residuale della vecchia DC, sia pure forte di interessi consolidati, anche attorno alle grandi vicinanze massoniche, e alla presenza in importanti istituti bancari toscani, il credito cooperativo e la stessa Banca Etruria.
In pochi anni, anche attraverso le relazioni con la rendita immobiliare e finanziaria, il giglio magico è diventato riferimento per gruppi di interesse anche sovranazionali. Dalla FIAT a De Benedetti, con i gasieri e petrolieri, dai costruttori come Salini e Caltagirone, alle Assicurazioni Generali, e alle grandi banche e finanziarie, fino alle grandi concentrazioni editoriali che oggi ne sorreggono la leadership nel partito e nel governo.
E addirittura il ruolo di portavoce di quei poteri forti che hanno storicamente incrostato ed anchilosato il sistema politico-istituzionale e condizionato le politiche del Belpaese.
Con continue controriforme. Altro che rottamazione.
*Alberto Ziparo