L’ingorgo

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Dove una grande strada si gettava placidamente in una grande piazza, ora c’è una diga di transenne betoniere e lavori in corso: è la tramvia.

Agli automezzi resta appena lo spazio di manovra portandosi via qualche brandello di muro, agli autoarticolati, neppure quello.

download-3Così il tir che ci prova, messo alle strette, molla lì il rimorchio mentre la motrice va per conto suo non si sa dove.

I possenti piedi d’acciaio ancorano il container per chissà quanto tempo, mentre il traffico alle sue spalle ribolle.

Nella strettoia si ammonticchiano autobus, utilitarie, berline, un’ambulanza a fari accesi e una macchina della guardia di finanza a fari spenti.

Sembra che un dio abbia rovesciato sulla terra ogni sorta di mezzo meccanico per far giocare i suoi figli con le macchinine.

Incerto dell’accaduto, do risposte vaghe a chi mi chiede informazioni mentre percorro a ritroso il luogo dell’ingorgo, poi l’assurdità della situazione mi dona forza, mi rende sfacciato: “Non si passa, le conviene girare” oppure “faccia scendere i passeggeri, ne avrà per una mezz’ora”.

In casa mia ci sono dei poliziotti e dei vigili urbani, buon sangue non mente. Anche dei giornalisti e dei politici, perciò inoculo una goccia di veleno nei consigli che dispenso: “Colpa della tramvia, eh, si sa, con questa giunta di centro-centro!”

Faccio male?

Bontà loro lasciare fermi per ore un camionista che aveva dei tempi di consegna da rispettare, due autisti e cento passeggeri che meritavano di rincasare per pranzo, quattro volontari e un morituro bloccato nell’ambulanza.

Potevo fare di più.

Forse sì, ai due poliziotti bloccati nella pininfarina grigioverde potevo chiedere di uscire con la paletta, se erano autorizzati a dirigere il traffico, ma che volete, sotto un colpo di Stato a due giorni dal plebiscito quando mi accosto a una divisa ho sempre paura che qualcuno fraintenda: i compagni potrebbero accusarmi di intelligenza con il nemico e i fascisti di essere dell’Isis.

E così da ultimo tutti ci guardiamo in cagnesco mentre le città si fermano, le strade sprofondano e i manifesti che reclamavano gli ultimi scampoli di libertà si accartocciano nei fumi delle marmitte che fremono.

*Massimo De Micco

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Massimo De Micco

Massimo de Micco, 1972, fiorentino, essendo cresciuto negli anni Ottanta e Novanta si ritrova una formazione psicologica, una partita iva e una ricca e variegata esperienza professionale nel campo della formazione, ma è anche illustratore,fumettista e cartoonist. Ha partecipato a iniziative culturali, sociali e politiche di varia natura, a condizione che fossero libere, solidali e auto-organizzate, dagli Studenti di Sinistra a Kykeion, da Violetta van Gogh a Black Notes, da Fuoribinario a Radio Cora. E' tra i fondatori del gruppo Palazzuolo Strada Aperta che ha dato vita in questi anni alla Book Bike e si appresta ad aprire a Firenze la Biblioteca Riccardo Torregiani.

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