Dopo la guerra di Hervé Le Corre

Con Le Corre non possiamo sfuggire a paragoni con altri autori francesi. In molti lo hanno paragonato all’indimenticabile Izzo, che pone al centro dei suoi romanzi Marsiglia, come Le Corre mette Bordeaux. A mio parere in questo caso ci troviamo a che fare con un autore che segue le orme, positive, di scrittori che sono dei veri e propri riferimenti per il noir, non solo in Francia ma in generale per quel filone.

Dopo aver letto le oltre 500 pagine del suo ultimo romanzo Dopo la guerra inevitabilmente viene alla mente André Helena con il suo Il gusto del sangue o Didier Daeninckx con La morte non dimentica nessuno. Due autori che nelle loro pagine hanno fatto i conti con avvenimenti che per la Francia non sono stati affatto secondari, come la liberazione dall’occupazione tedesca e dai collaborazionisti, e l’occupazione dell’Algeria con la conseguente guerra d’occupazione, per il fronte francese, e di liberazione per il fronte algerino.

Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un noir affidato alla storia.

Di indubbio valore le descrizioni dei contesti sociali in cui i protagonisti svolgono le proprie azioni: dalle colonne dei militari prigionieri sotto minaccia degli occupanti tedeschi o dei deportati nei campi di sterminio, al popolo del porto con le sue attività sia quelle frenetiche del lavoro, sia quelle di vita quotidiana con traffici più o meno leciti (dai furti alla prostituzione) o alla tranquillità post lavorativa in un bistrot. Dai metodi investigativi di appartenenti alle forze dell’ordine, prima collaborazionisti con l’occupante tedesco ed ora riciclatisi come tanti a liberazione avvenuta, corrotti che per raggiungere i propri risultati non disdegnano affatto “pressioni” fisiche che spesso e volentieri sono veri interrogatori sotto tortura, ai rapporti familiari condizionati da situazioni indipendenti dalla propria volontà che saranno determinanti per le situazioni che verranno a crearsi.

Fino alla difficilissima vita che, in quanto occupanti, i militari francesi portano avanti in Algeria. Siano essi arroganti con sopraffazione e si considerino dalla parte giusta, o costretti ad essere lì per obblighi di leva e si considerino dalla parte sbagliata mettendo in discussione l’odio che contraddistingue l’occupante: ieri contro gli ebrei, oggi contro gli arabi e non solo sognando, ma cercando in ogni momento la diserzione come via di fuga da una catastrofe, mettendo così la Francia di fronte ad una guerra interna ed esterna.

Le Corre ritrae una Francia che da poco è uscita, e come ne è uscita, dalla II guerra mondiale e senza soluzione di continuità si ritrova catapultata in nuovo conflitto.

Una lezione emerge soprattutto da queste pagine: una guerra o un conflitto non finisce con una ratifica delle parti su una carta bollata, una guerra ci si porta dentro.

 Hervé Le Corre, Dopo la Guerra, Edizioni e/o, Roma 2015, pp. 528, € 18.00

*Edoardo Todaro