Richiedenti asilo e operatori sociali: due lotte contro il Decreto Minniti/Orlando

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La Coalizione Internazionale Sans papiers e migranti ha promosso una settimana di lotta contro il Decreto Minniti Orlando che criminalizza e restringe le libertà dei richiedenti asilo. Dal 29 aprile al 6 maggio in tutta Italia ci saranno manifestazioni organizzate in maniera congiunta per ribadire che la sicurezza è fatta di giustizia sociale, non di autoritarismo:

‘L’approvazione del Decreto Minniti – Orlando, che accompagna il Decreto sulla sicurezza urbana dello stesso governo Gentiloni, conferma la prevalenza delle politiche che negano il diritto di asilo e la protezione internazionale, da un lato, e che portano alla ghettizzazione e alla marginalizzazione dei migranti, dall’altro, funzionali al loro sfruttamento lavorativo, con una sostanziale e radicale negazione dei diritti fondamentali dell’uomo sanciti a livello internazionale nel 1948’.

La creazione di tribunali specializzati “in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea”; l’abolizione dell’udienza, per cui il giudice di primo grado non è tenuto ad ascoltare direttamente il richiedente asilo ma può limitarsi a prendere visione del colloquio fatto in Commissione territoriale e l’abolizione dell’appello, creano un percorso giudiziale riduttivo rispetto alla sensibilità della materia di cui si tratta.

Infatti, la scelta di attuare il rito camerale per le richieste d’asilo svaluta l’importanza umanitaria di un tale giudizio: alla richiesta di asilo viene applicato un modello processuale – il rito camerale – che di solito regola dei tipi di procedure in cui non c’è contraddittorio, senza tenere in considerazione quanto una simile materia incida sui diritti dell’uomo.

Con la scelta del rito camerale non c’è più la possibilità per il richiedente asilo di ricorrere all’appello: c’è solo la possibilità di impugnare la sentenza in Cassazione che però non valuta i fatti, ma l’applicazione della legge e la coerenza della sentenza. Una volta emesso il proprio giudizio, di norma la Corte rinvia al giudice che ha emesso il provvedimento impugnato, perchè decida secondo i principi espressi: dunque la Cassazione emette un giudizio si pronuncia senza compiere una valutazione dei fatti. L’appello, invece, garantisce una rivalutazione e rilettura dei fatti, prevede la possibilità di fornire nuovi elementi e documenti, cosa che avviene spesso nei casi di richieste di asilo.

Questo e altri motivi hanno spinto l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione a produrre un documento
presentato alle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Giustizia in cui si denunciano i profili di illegittimità costituzionale del Decreto Minniti – Orlando.

Alla denuncia di un numero di dinieghi altissimo, si somma anche questo iter che toglie al rifugiato un appello e la possibilità di presentarsi al giudice per raccontare di persona la propria storia, poiché il giudice può decidere che gli basti acquisire la videoregistrazione del colloquio fatto in Commissione territoriale.

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza, così recita il primo articolo della Carta Diritti Fondamentali dell’Uomo del 1948, e così ricorda il documento che chiama alla Settimana di Azioni contro il Decreto Minniti – Orlando. Eppure chi ha pensato ad un sistema giudiziario così semplificato e riduttivo in un contesto così complesso come quello della migrazione, non doveva avere in mente questo principio fondamentale che dovrebbe essere alla base della civiltà.

Un altro passo controverso del Decreto è quello che stabilisce che il responsabile delle struttura di accoglienza in cui risiede il richiedente asilo, può notificare all’interessato la comunicazione dell’esito della sua richiesta: ai responsabili delle strutture di accoglienza, gestite da cooperative, vengono conferite responsabilità di pubblici ufficiali.

Ma la buona notizia è che le scelte scellerate e restrittive di questo governo iniziano a scontentare più soggetti in maniera trasversale: sabato 8 aprile a Roma più di 200 operatori sociali hanno partecipato alla prima assemblea autoconvocata contro i decreti legge Minniti-Orlando, per confrontarsi e ragionare insieme.

Da questa assemblea è nata una rete di operatori sociali che sta tentando di coordinarsi e di darsi strumenti comuni per opporsi al decreto Minniti\Orlando e alla politica che cerca di conferire agli operatori sociali sempre più il ruolo di ‘controparte’ dei richiedenti asilo. Gli operatori sociali hanno aperto una pagina facebook su cui raccontano il motivo che li ha spinti ad autoconvocarsi e organizzarsi per resistere alle nuove disposizione:

#IoDiserto sarà lo strumento per comunicare e condividere la nostra volontà di non essere oggetti passivi e ubbidienti di un disegno politico che mira a trasformare il tessuto sociale delle nostre città, e a cambiare radicalmente il nostro ruolo e la nostra funzione. Ci vogliono anello della catena di controllo sociale e repressivo. Siamo l’anello debole di questa catena, proprio per questo possiamo agire una potenza enorme nel resistere e nel far inceppare il meccanismo securitario. Abbiamo bisogno di strumenti comuni, legali e giuridici, sociali e politici; una dimensione, questa, che può essere costruita solo insieme a molti altri e dentro a quella campagna culturale, sociale e politica di cui si vedono già le premesse e di cui saremo uno dei motori. La preoccupazione è enorme, la restrizione dei diritti di alcuni diventa la restrizione delle libertà di tutti, minare il diritto d’asilo significa compromettere il diritto alla vita. L’istituzione di “tribunali speciali” per migranti, il diritto differenziale a seconda della “categoria sociale” di appartenenza, il confino urbano che può essere agito dal Sindaco e dal Questore nei confronti delle persone che “minano il decoro urbano” utilizzando il mini-daspo, sono solo gli strumenti più eclatanti, significativi di un disegno più ampio. Il messaggio è chiaro: nessuno è uguale davanti alla legge. […] #IoDiserto perché se dobbiamo essere complici lo saremo con chi queste politiche le subisce e non con chi le promuove; una scelta di parte perché siamo convinti che stare dalla parte dei più deboli significa stare dalla nostra parte, dalla parte di tutti: in un mondo diviso in “categorie sociali” da colpire prima o poi viene toccata anche quella in cui ognuno di noi viene “costretto”.’

È importante che ci sia una mobilitazione trasversale contro le restrizioni delle libertà contenute in questo decreto: ai continui tentativi di quanti vorrebbero la nostra società divisa in una continua guerra tra poveri – in questo caso migranti contro operatori di cooperativa – l’unica opposizione valida è essere capaci di rispondere con l’unione, con l’opposizione congiunta dei soggetti che sono interessati dal tentativo repressivo e di quanti non vogliono far parte di tale repressione.

La nostra sicurezza è fatta di lavoro, giustizia sociale, servizi pubblici che garantiscano diritto alla salute e all’istruzione per tutti e rispetto, non di daspo e razzismo.

*Erica Massa

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