Non c’è politica senza umanità: l’autorecupero dell’ex Asilo Ritter

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Domenica 8 ottobre eravamo all’ex Asilo Ritter, uno degli interventi di auto recupero che stanno per partire a Firenze.

E’ una esperienza importante quella dell’edificio di via Reginaldo Giuliani: donato al comune di Firenze in anni lontani dagli eredi della Fondazione Ritter, a condizione che fosse destinato a scopi sociali, è stato poi abbandonato per anni, e infine occupato per far fronte alla cronica carenza di offerta alloggiativa a costi contenuti. L’occupazione data ormai da oltre venti anni, e lo stato di perenne precarietà rispetto a un bisogno primario come “un tetto sulla testa” (è anche il nome dell’associazione formata per promuovere l’autorecupero) pesa come un macigno sulle vite degli occupanti, e sullo stato dell’edificio.

Finalmente qualcosa si è mosso negli scorsi anni, e “il Ritter” è stato incluso fra gli edifici da sottoporre a progetti di auto recupero finanziati dalla Regione: una occasione per fare quei lavori ormai indispensabili, e per dare una certezza agli occupanti, riuniti in associazione, di una qualche stabilità alloggiativa.

Domenica era una festa, perché dopo tante resistenze il Comune ha acconsentito a firmare la convenzione con l’associazione, e i lavori possono finalmente partire. Chi è venuto in quello spazio che resiste ai tentativi di sgombero e agli appetiti speculativi ormai da anni, è stato accolto dagli abitanti che hanno aperto i loro alloggi. E’ stato illustrato il progetto, ed è stato spiegato il significato dell’intervento che va oltre il recupero di dieci alloggi: si è parlato di diritti, di mutuo aiuto, di solidarietà, di riappropriazione, di comunità.

Ed è stato un modo per salutare un compagno e un amico da poco scomparso, Lorenzo Bargellini, che al Ritter viveva, lo animava, lo aveva fatto vivere insieme a tutte le tante occupazioni che negli anni il movimento di lotta per la casa ha portato avanti in una città sempre più orientata alla rendita e allo sfruttamento. Il suo casco rosso appoggiato su un mobile, i suoi libri sugli scaffali, che diventeranno una piccola biblioteca pubblica. Senza Lorenzo Firenze sarebbe diversa, e senza Lorenzo Firenze sarà diversa domani. Intanto portiamo avanti questi progetti liberati di auto recupero, miti e determinati come lui si definiva. E’ un bel modo per ricordarlo.

Di seguito l’intervento di Marco, presidente dell’associazione “un tetto sulla testa”.


Qualcuno tempo fa disse: c’è chi lascia un segno e chi lascia un sogno; come tutti sappiamo, i sogni finiscono quando suona la sveglia. Questa volta è stato diverso.
Una mattina, quella dello scorso 29 agosto, è stata firmata la Convenzione, e allora quando la sveglia è suonata, il sogno era ancora lì!

Era un sogno dove nelle giornate d’inverno, quando fa freddo, fa freddo sul serio e per scaldarsi non si va al termostato, ma si prende la motosega. Un sogno dove al mattino per sapere se piove non si guarda fuori dalla finestra, ma si guarda il pavimento per vedere se ci sono le pozze!

Certo, tutto questo sembra folle, ma questo è stato il nostro quotidiano. Il nostro sogno, duro, nudo, crudo, ma un sogno a cui ci siamo aggrappati per anni con pazienza, determinazione, quasi cocciutaggine, con la forza di chi vuole andare avanti e sa benissimo che questo è il massimo a cui può ambire e il minimo indispensabile per guardare al futuro.

Adesso le cose stanno per cambiare, il nostro futuro è nelle nostre mani, letteralmente, e le nostre mani lo porteranno a compimento.

Questo autorecupero è nato da un’idea di una persona per la quale i sogni erano una pratica quotidiana. Quando ci fu proposta – erano gli anni ’90 – accettammo, nessuno realmente convinto, ma vista da tutti come la “strategia della lumaca”, un modo per guadagnare tempo, e allontanare uno sgombero, che in alcuni momenti è stato veramente vicino. Ebbene, questo progetto, questa fitta rete di solidarietà dall’esterno, i rapporti istituzionali non sempre sereni (a seconda delle istituzioni), sono riusciti a dare continuità, con noi, ad un posto vissuto negli anni da famiglie, singoli, persone di varia nazionalità… posto che ha visto nascere, crescere e incamminarsi per la loro vita tanti bambini, che adesso, diventati adulti, di tanto in tanto tornano a visitare il luogo della loro nascita, un luogo della memoria, memoria per chi c’è vissuto, per chi lo ha voluto e soprattutto per chi più di tutti ci ha creduto: Lorenzo Bargellini.

Memoria che non va celebrata come ricorrenza, ma onorata facendola diventare una realtà – come questa dell’autorecupero – e ciò per rendere tangibile che i sogni a volte si avverano.

Voglio ringraziare tutti quelli che ci hanno aiutato, chi in mille cortei e iniziative, chi politicamente, chi semplicemente dandoci una pacca sulla spalla. Voglio ringraziare anche tutti quelli che ci hanno remato contro, a volte con toni estremamente duri, perché non ci hanno piegati [per inciso ricordo il commento più frequente di Lorenzo alle iniziative di Donzelli: che cacata!] Grazie! Perché ci hanno dato la forza e la determinazione per continuare ad andare avanti.

“Il cambiamento nella continuità, la continuità nel cambiamento”. Allora, la decisione di presentare il progetto qui al Ritter, nasce dalla volontà di mantenere il carattere principale che ha e ha avuto questo luogo e, in particolare, la casa di Lorenzo e anche mia, che abbiamo abitato insieme per 12/13 anni. Questa caratteristica è la sua apertura.

Più che un’abitazione, potremmo dire che era, di fatto, una sorta di centro sociale: a tutte le ora, a quella porta bussavano da storici del Movimento, a tante/i compagne/i, da persone arrivate da poco a Firenze o in Italia, di tutte le nazionalità e anche, ahimè, l’immancabile M… e lì erano cazzi!

Vorrei concludere con un piccolo aneddoto – perché è l’amore, la condivisione, il bene reciproco e comune che non ci fa fermare. Lorenzo e io abbiamo quattro cani. Siamo stati dei genitori scellerati. Nessuno spazio chiuso a loro come a noi!

Il nostro buongiorno era questo: “Hai trovato una scarpa?” – “ No, però c’è un calzino!”.

Non c’è politica e non c’è lotta senza umanità

Grazie Lorenzo

Marco, presidente dell’Associazione “Un tetto sulla testa”

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