Le grandi manovre dei soggetti interessati alla trasformazione/distruzione speculativa dell’area di Castello – Novoli – Piana fiorentina proseguono nella totale indifferenza nei confronti della correttezza delle procedure amministrative, dei ricorsi alla magistratura contabile e penale, delle posizioni assunte da ben sette sindaci della piana, in rappresentanza di circa 400.000 cittadini, e del diffuso attivismo sociale in difesa del Parco agricolo della Piana.
Toscana Aeroporti, nelle persone di Marco Carrai (presidente) e Eduardo Eurnekian (azionista di controllo), ENAC, Giunta comunale di Firenze, Dario Nardella sindaco, Regione Toscana, Enrico Rossi presidente, Confindustria, Camera di Commercio e famiglia Della Valle, tutti amorevolmente a braccetto, si agitano nella speranza di condurre in porto l’affare del secolo, ossia la cementificazione/valorizzazione speculativa delle ultime aree ancora non edificate tra Castello e Prato, già destinate alla formazione del Parco Agricolo della Piana ma ora, manu militari, invase da infrastrutture molto pericolose. Come sappiamo, si va dalla previsione di un mega inceneritore, al nuovo aeroporto intercontinentale, alla terza corsia dell’autostrada Firenze Mare, alla cittadella viola con annessi alberghi e centri commerciali.
La retorica dello sviluppo, dell’aumento dei posti di lavoro (6.000 secondo Bettarini, 2.000 secondo Carrai: sanno di cosa stanno parlando?), delle nuove centralità urbane e di un becero campanilismo in salsa fiorentina viene utilizzata per giustificare delle scelte che, secondo noi, stanno preparando il terreno a un crack ambientale, urbanistico ed economico.
Ormai esiste un’ampia letteratura a questo proposito, ci preme ricordare che la distruzione del Parco agricolo della Piana compromette in maniera definitiva il riequilibrio ambientale di una delle aree più inquinate d’Europa. Il principio ordinatore del sistema territoriale della Piana non sarà più il Parco, come previsto, ma un bell’aeroporto intercontinentale da 4,5 milioni di passeggeri!
Questo è destinato a diventare il vero baricentro di un sistema territoriale densamente edificato da Pontassieve a Prato, una conurbazione di cemento e asfalto, compatta, pericolosa, che interrompe anche la relazione ecologica tra le colline delle Ville Medicee a nord e la Valle dell’Arno a sud, foriera di incremento del rischio idraulico nelle aree contermini.
La copertura degli investimenti previsti, centinaia e centinaia di milioni di euro, vedrà schierate in prima fila le amministrazioni pubbliche che, colpevole il trucco del project financing, saranno chiamate a garantire i debiti contratti dai privati, a intervenire con esborsi diretti, a mobilitare risorse economiche sia per adeguare il sistema territoriale alle nuove infrastrutture che per assorbirne i diffusi impatti negativi. Forse il vero obiettivo di questi soggetti è quello di forzare la mano per aprire i cantieri e vivere di rendita della loro resa economica per lunghi decenni.
Le ultime notizie ci informano intorno all’acquisto dei 168 ettari dell’area di Castello da parte di Toscana Aeroporti. Liquidata Unipol, si assicurerebbe una posizione monopolistica nell’area.
Il Piano Urbanistico di Castello (PUE) viene modificato e la sua adozione non è ratificata dal Consiglio Comunale di Firenze, ma dalla sola Giunta Nardella. Secondo noi si tratta di una grave forzatura delle procedure. “Risparmiare un bel po’ di tempo”, come afferma la Giunta, in realtà significa impedire un ampio e necessario dibattito su di una delle operazioni urbanistiche ed economiche più significative della storia della città, irrisolta da più di sessant’anni. Un vero e proprio disprezzo delle più elementari regole della democrazia che non può essere giustificato in nessun modo.
La Giunta può arrogarsi questo diritto?
La motivazione esposta, ossia la riduzione delle costruzioni, ci sembra risibile. Sono previsti ben 271.200 mq. di nuova edificazione, più del triplo di quanto già costruito con la nuova caserma dei carabinieri (88.000 mq.) per di più a ridosso del previsto aeroporto intercontinentale. Le dimensioni non sono quindi trascurabili e comunque vanno inserite nel quadro più ampio delle previsioni insediative di tutta l’area, così come si possono ricavare dalla cartografia e dalla tabella allegata.
Le condizioni di sicurezza degli insediamenti esistenti e di quelli previsti sono molto precarie.
E’ bene ricordare che per quanto riguarda il vecchio aeroporto, ENAC non ha ancora approvato i Piani di Rischio presentati da Firenze e Sesto Fiorentino nel maggio 2016, e quindi è come se non ci fossero. Risulta quindi incomprensibile come la Giunta possa procedere con la Variante di Castello in assenza di tali atti fondamentali di tutela degli insediamenti e delle persone. Per il nuovo aeroporto addirittura i Piani di Rischio non sono stati presentati, a conferma quindi del modo arbitrario con cui queste operazioni sono condotte.
La nuova Mercafir, prevista nel Lotto 1 del nuovo PUE, ricade in Zona di tutela D del nuovo aeroporto e in Zona A del vecchio. In questo caso il Regolamento Costruzione ed Esercizio Aeroporti prevede di limitare al massimo il carico antropico dell’area. Per aggirare l’ostacolo, il Comune verifica il carico antropico non sulla base delle circa 800 presenze in uno spazio ridotto come può essere quello dei mercati generali, ma lo distribuisce sull’intera area territoriale, ben più ampia e, ovviamente, con un carico a metro quadro da fascia subsahariana. Perché mettere a rischio la presenza di tutti questi operatori dei mercati?
I circa 3.000 occupanti della caserma dei carabinieri ricadrebbero in Zona B mentre l’area del nuovo stadio (da 40.000 posti) si dividerebbe tra le Zone di tutela B e C del nuovo aeroporto. Il Palazzo di Giustizia, con i suoi numerosi frequentatori, sarebbe a poche decine di metri dalle previste aree di tutela.
Se a tutto ciò aggiungiamo un’indagine della Procura sulle inadempienze di Adf, prima, e di Toscana Aeroporti, dopo, sulla sicurezza idraulica dell’attuale aeroporto (a causa della mancata realizzazione della vasca di autocontenimento delle acque prevista dal Masterplan del 2003), si definisce un quadro in cui la credibilità dei soggetti coinvolti è ridotta ai minimi termini.
A questo punto c’è da continuare a denunciare, in tutte le sedi e con tutte le modalità pacifiche possibili, queste odiose e arroganti manifestazioni del potere economico e politico: questi soggetti operano in totale disprezzo della compatibilità sociale, ambientale ed economica delle loro decisioni, al solo scopo di incrementare i loro profitti e le loro carriere politiche, depredando la ricchezza che il territorio della Piana ancora riesce ad esprimere.
Proponiamo quindi di azzerare le varie previsioni (il PUE Castello scade nel 2022) e di riaffermare la realizzazione integrale del Piano Agricolo della Piana, questo sì dalle ricche potenzialità occupazionali e di inversione del trend sviluppista che amministrazioni private e pubbliche vorrebbero attuare.
Sono da sostenere e allargare le pratiche sperimentali di riappropriazione e di uso collettivo di numerose aree della Piana da parte di attivisti, abitanti (vecchi e nuovi), associazioni, in modo da garantire non solo la tutela e la cura delle zone in oggetto ma anche l’interdizione di tutte quelle iniziative che ne potrebbero alterare o distruggere l’alto e prezioso valore ambientale, agricolo ed economico.
Le amministrazioni comunali dovrebbero predisporre regolamenti e patti di collaborazione tali da favorire una reale partecipazione dei cittadini alla vita delle comunità locali e al miglioramento delle loro condizioni materiali di esistenza.
Insomma, ci piace immaginare una Piana fiorentina libera dalla tanatopolitica delle grandi e pestilenziali infrastrutture, per affermare un vero e proprio laboratorio di sperimentazione ambientale e civica, in chiave antiliberista, solidale e mutualistica.
*Antonio Fiorentino
Antonio Fiorentino
Ultimi post di Antonio Fiorentino (vedi tutti)
- Il nucleare diffuso è lo sporco segreto dell’Intelligenza Artificiale - 23 Ottobre 2024
- Nel SIN di Livorno ci si ammala e si muore di più: ora lo dice anche il 6° Rapporto Sentieri del Ministero della salute (9) - 2 Marzo 2023
- S.I.N. Livorno: ambiente avvelenato ma invisibile alla politica (8) - 10 Febbraio 2023