L’annosa partita dell’area a nord ovest di Firenze è giunta a uno degli snodi cruciali: l’approvazione del nuovo Piano Urbanistico Esecutivo (PUE) di Castello, variante di quello del 2005 sottoscritto da Ligresti, Domenici e Biagi, naufragato tra mille polemiche e inchieste della magistratura a conferma sia del ruolo strategico di quest’area che dell’atteggiamento subalterno e negligente con cui la locale classe dirigente, politica ed economica, ha affrontato il tema.
L’approvazione della Variante di Castello è diventata la condizione necessaria per sbloccare tutti gli altri progetti che interessano l’area, dalla cosiddetta “Cittadella Viola”, al nuovo aeroporto intercontinentale, alla terza corsia dell’autostrada, alla nuova sede della Mercafir. La questione dell’inceneritore, previsto a Case Passerini, dovrebbe essere ormai chiusa, segnando un importante punto a favore di tutti coloro, associazioni, centri sociali, comitati, che tenacemente sono riusciti a bloccarne il progetto in nome della pericolosità dell’impianto e della corretta chiusura del ciclo dei rifiuti.
Si tratta quindi di un mosaico di interventi (fig. 1) che coinvolge una superficie territoriale di 536 ettari, pari a circa 750 campi da calcio, poco più della superficie cittadina entro la cerchia dei viali (fig. 2). Una spaventosa colata di cemento, che renderebbe vani i propositi di riqualificazione ambientale sbandierati con l’approvazione del Parco Agricolo della Piana, una vera e propria piattaforma di bitume che salderebbe la periferia est di Firenze (via Aretina) con i centri intermedi di Peretola, Osmannoro, Campi Bisenzio, Sesto Fno, Calenzano, fino a Prato. Un eco-mostro tentacolare che non risparmia nessuno e contro il quale l’area metropolitana dovrebbe prontamente insorgere (per risorgere).
Non è un caso quindi che la Giunta Nardella stia forzando le procedure per accelerare i tempi dell’approvazione della Variante. Approvazione in Giunta – eludendo il passaggio in Consiglio Comunale –, Valutazione ambientale strategica (VAS) fatta contemporaneamente all’adozione, esclusione del coinvolgimento dei cittadini, comunicazione alle commissioni consiliari estremamente carente. Inascoltate le reiterate richieste di approfondimento della discussione presentate dalla consigliera Miriam Amato sia in Consiglio che in Commissione.
Tagliare i tempi e aprire i cantieri è la loro perfida strategia.
A giustificazione di queste disinvolte procedure, i vari esponenti della Giunta si affidano al mantra, francamente usurato, della riduzione delle superfici edificabili e del fatto che si tratta di un’area già pianificata.
Sebbene le superfici del solo PUE diminuiscano, i cosiddetti pianificatori di casa nostra commettono l’errore o fanno finta di non vedere che la Variante modifica profondamente le destinazioni previste, cambiando quindi radicalmente il progetto di piano, il carico urbanistico sull’area, le relazioni con il contesto. Contesto che oggi, a differenza di tredici anni fa è profondamente mutato viste le nuove previsioni di edificazione e le strette relazioni tra queste e la Variante stessa. Insomma una svista non del tutto innocente, anche se l’assessore Bettarini, durante la comunicazione dello scorso 15 giugno in Commissione urbanistica, è costretto ad ammettere che, data l’entità degli interventi, si tratta di “una nuova strategia per l’area di Castello e per la città”. L’elefante annunciato partorisce poi il topolino avvelenato delle procedure rapide, contratte, sottratte al dibattito cittadino che sarebbe così tanto necessario.
Il Documento preliminare della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) assume tra i suoi atti fondanti la Variante al Piano Regionale (61/2014) annullata dal TAR della Toscana (1310/2016) per la parte relativa all’ampliamento dello scalo secondo lo schema della pista aeroportuale parallela all’autostrada. La nuova pista, negli atti di pianificazione della Regione (il PIT) non esiste e non si capisce come mai il Documento della VAS faccia costante riferimento a questa. Se adottata, la Variante sarebbe, secondo noi, illegittima perché strutturata a partire da un atto annullato dal TAR. Solo il pronunciamento del Consiglio di Stato, con eventuale esito favorevole alla Regione, potrebbe sbloccare l’iter amministrativo previsto.
La Variante di Castello presenta evidenti caratteri di illegittimità anche in capo alla tutela di alcune funzioni previste (fig. 3). In particolare, lo studentato (area 5) e la Mercafir (area 1) ricadono nella zona di tutela A dell’aeroporto attualmente in funzione (fig. 4), zona in cui è “da limitare al massimo il carico antropico. In tale zona non vanno quindi previste nuove edificazioni residenziali”. È singolare che la Variante preveda funzioni e immobili che non potranno essere realizzati. Ci sembra che tanto basti a inficiare la correttezza dell’atto che la Giunta intende adottare. Vedremo come l’adozione del provvedimento vorrà risolvere le contraddizioni segnalate.
La nuova Variante si rivela per quello che è: un atto asservito alle perverse ragioni del mercato, alla contrattazione privata delle scelte. Una negazione della difesa dei bisogni e degli interessi della collettività, un tentativo maldestro di inserire funzioni e volumetrie che distruggono ricchezza territoriale in un’area che potrebbe diventare invece una grande occasione di riqualificazione ambientale, economica e sociale.
Le incongruenze della nuova Variante emergono anche nell’ipotesi della conferma della nuova pista aeroportuale. In questo caso, il previsto Studentato (area 5) non è realizzabile perché ricade nell’ “Ambito di salvaguardia B” del PIT (fig. 5), in cui sono consentiti solo interventi destinati al nuovo aeroporto. Laddove questi non fossero previsti, l’area deve essere destinata a Parco Agricolo. Lo Studentato non fa parte del nuovo aeroporto, dunque non si può fare.
L’elenco degli errori non è terminato. L’area della Variante riservata a Parco (fig. 1) è destinata anche ad ospitare, nella porzione meridionale, parte dei servizi del nuovo aeroporto. In particolare sono previsti i nuovi piazzali degli aeromobili e il nuovo terminal passeggeri (fig. 6). Le due indicazioni si contraddicono: delle due l’una, o il parco o i servizi aeroportuali. Come conciliare le due funzioni contraddittorie? La presenza di parte del sedime aeroportuale nel PUE di Castello, non ne modifica radicalmente le previsioni, a tal punto da dover essere necessaria la discussione in Consiglio Comunale?
Riteniamo che questo provvedimento, sulla base delle informazioni sin qui disponibili e sulla base delle dichiarazioni dei responsabili politici e amministrativi, sia un guazzabuglio infarcito di errori e contraddizioni tali da comprometterne la credibilità e la legittimità.
Sempre più diventa determinante l’azione delle variegate e numerose forme autonome di organizzazione dal basso, di diffusione di buone pratiche, di “micro azioni indisciplinate”, di micro riterritorializzazioni che, mentre denunciano la distruzione dei contesti ambientali e territoriali, tentano anche di riconfigurare un iniziale e faticoso recupero ecosistemico della Piana Firenze Prato Pistoia.
Azzerare i progetti distruttivi di Toscana Aeroporti, Comune di Firenze e dei fratelli Della Valle, attivare e strutturare da subito il progetto di Parco Agricolo della Piana è un passaggio irrinunciabile.
*Antonio Fiorentino
Bell’articolo, molto competente e dettagliato. Lo diffondo, mi auguro che i cittadini della Piana siano combattivi come per l’inceneritore.
Ottimo articolo, Antonio Fiorentino è una colonna!
Avvertiamo il signor XXXXX, che i suoi commenti a questo articolo restano bloccati perché offensivi. Se ne faccia una ragione.