Dario Nardella e l’aeroporto che non può esserci

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Ecco con quali parole il sindaco di Firenze Dario Nardella ha esordito appena saputo della sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione ai comitati e ai comuni della Piana Firenze-Prato-Pistoia che erano ricorsi al TAR contro le procedure del progetto di nuovo aeroporto.

Il caso Firenze è ormai una vertenza nazionale perché è simbolo di tante opere pubbliche bloccate e noi amministratori siamo stufi di dover sempre combattere contro tutto e tutti perché non si riescono a fare le cose per le quali siamo stati eletti e sulle quali siamo stati impegnati da anni…Devo constatare che in Italia per un amministratore pubblico fare un’opera pubblica strategica è diventato praticamente impossibile: questa è l’emergenza delle emergenze, abbiamo centinaia di opere pubbliche bloccate in questo Paese. Se il Paese non sblocca le opere pubbliche necessarie allo sviluppo economico e alla mobilità dei cittadini non avrà futuro“.

Sono dichiarazioni molto gravi che nascondono (ma neanche troppo) una concezione della politica distorta e pericolosa. Nascono da una visione arrogante, monarchico-elettorale della politica, di diretta derivazione berlusconiana (e renziana): nessuna competenza, nessuna valutazione, nessun potere – per quanto legittimo – osi frapporsi fra la volontà del principe e la sua realizzazione. L’elezione di un sindaco, come la nomina di un presidente di regione, o del consiglio, è vista come conferimento di potere assoluto. Il Marchese del Grillo insegna: “io so’ io, e voi ….”

Ormai la distanza tra gli elettori e gli eletti è abissale, si vota da decenni “per il meno peggio”, certamente sono sempre meno quelli che scelgono un programma. Le recenti elezioni in Emilia Romagna – e quelle che si avranno in Toscana – si sono basate su una polarizzazione estrema; il Partito Democratico punta tutto su una “emergenza Lega” da loro stessi creata per via di inique politiche liberiste.

Ormai davanti al Salvini di turno resta solo da sventolare un antifascismo sempre meno credibile e un antirazzismo che è retorica vuota. Nessuno ha incoronato Stefano Bonaccini per portare avanti una politica urbanistica vergognosamente inginocchiata davanti ai più beceri interessi di speculatori privati, ma solo perché l’alternativa sarebbe stata il Belzebù di turno.

Da un “meno peggio” ad un altro “meno peggio” siamo finiti in questo cul de sac in cui gli interessi portati avanti sono quelli della svendita del patrimonio a speculatori e la messa a profitto di una città come Firenze in favore del sistema della finanza. Qui si trovano degli assaggi tipici di questa politica scollegata dalle persone.

Il sindaco Nardella, ma come lui tutto il gruppo dirigente del PD (e anche le varie destre), dovrebbero smettere di lamentarsi delle difficoltà nella realizzazione delle grandi opere (quasi sempre inutili); i problemi non nascono da una rigida burocrazia o la lacci giuridici, ma dal fatto che i progetti proposti, legati peraltro solo agli interessi dei costruttori o degli speculatori, sono profondamente sbagliati. Questo è il caso dell’aeroporto di Firenze: sarebbe bene che il sindaco di Firenze e i suoi mentori, Renzi e Carrai, capissero almeno che la geologia, l’idraulica e la scienza in generale non si possono piegare ai loro capricci.

Piuttosto che indignarsi per il reato di lesa maestà, o tentare di minimizzare quanto avvenuto nascondendosi dietro a considerazioni quali “non è stato bocciato il progetto, ma solo la valutazione di impatto ambientale”, dovrebbero, tutti, chiedere scusa: è stato preparato e presentato da Toscana Aeroporti, e sostenuto allo sfinimento dalle amministrazioni fiorentina e regionale, un progetto talmente carente, talmente fatto male, che è stato di fatto bocciato in tutti i gradi di valutazione tecnica: il Tar prima, e il Consiglio di Stato poi hanno certificato che la Valutazione di impatto ambientale sia del nucleo regionale che della commissione statale era nei fatti una bocciatura del progetto, cui è seguita, per evidenti motivi politici, una pronuncia favorevole del tutto illogica viste le premesse tecniche: una cosa tipo “questo progetto fa schifo e lo approviamo”.

Per una infrastruttura di tale impatto e dimensione la valutazione di quali potranno essere le conseguenze e gli impatti sul territorio è la parte essenziale di tutta la proposta. Per tacere della Valutazione strategica, evitata con qualche trucco di bassa lega.

È grave anche il fatto che si considerino queste difficoltà “l’emergenza delle emergenze”; ma ci si rende conto di cosa si dice? In una città con migliaia di persone senza tetto, con una rendita immobiliare che fa fuggire i cittadini, con livelli di inquinamento tremendi, con una mobilità prossima alla paralisi, con due aeroporti a 80 km, davvero si ritiene che ci sia un’emergenza aeroporto?

Mentre l’Italia affoga nella disoccupazione, nella deindustrializzazione, nella disuguaglianza, davvero Nardella pensa che il nostro paese si sbloccherebbe con le grandi opere inutili, con altri pacchi di cemento? Se è così abbiamo superato l’emergenza e siamo ormai alla farsa, per non dire tragedia.

*Laboratorio politico perUnaltracittà

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perUnaltracittà

All'opposizione in Consiglio comunale a Firenze dal 2004 al 2014, la lista di cittadinanza perUnaltracittà è poi diventata laboratorio politico per partecipare alle vertenze sul territorio e dare voce alle realtà di movimento anche attraverso la rivista La Città invisibile.

1 commento su “Dario Nardella e l’aeroporto che non può esserci”

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