Memoria del gusto, ottava puntata

La memoria del gusto è un progetto di recupero dei saperi popolari intesi come “saper fare”:

Avete anche voi, perché vostro, o ereditato, o di famiglia, un quaderno di ricette? Avete la ricetta di un piatto tipico della vostra storia, casa, famiglia? La ricetta di una zia, della nonna, di vostra madre, dell’amico più discusso? Fatecela avere insieme ad alcune informazioni sulla sua origine, quali luogo, data (nel senso di periodo, ad esempio attuale, anni 70 etc.). Anche altre informazioni, tipo piatto della domenica o delle feste.

Qui la spiegazione completa.

Is crulugionis de nonna Letizia

Ele, una mia dotata e tostissima ex alunna, ha dato il suo contributo al nostro viaggio, portandoci nel centro della Sardegna, orientativamente verso Oristano, a Sarcidano. Le è piaciuta molto questa mia cosa, e le è piaciuto scrivere dei suoi ricordi, tanto che mi ha promesso un altro suo memo. Vedete quante cose possono succedere in cucina?

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Credo di essere nata con l’amore e la passione per la cucina. Sin da piccina mi infilavo a curiosare mentre la mia mamma, le mie nonne o chiunque altro, si trovava a cucinare. Cercavano sempre di allontanarmi perché “ti bruci” “ti fai male”, ma io ero già bella testarda e nonostante i rimproveri non mi spostavo di mezzo centimetro. Rimanevo affascinata dal pippiare del sugo, il rumore del girarrosto la domenica mattina, il profumo dei dolci in forno. Ricordo di quando pur di combinare qualcosa ai fornelli costringevo mia mamma a farmi preparare il budino con il preparato, piatto sicuramente di dubbio gusto, ma per una bimba di 6 anni, che doveva stare sulla sedia per poter arrivare ai fornelli, sicuramente era già un grande piatto. Insomma, la cucina ha sempre fatto parte di me in qualche modo.

Nata e cresciuta in un piccolo paesino del centro Sardegna, ho avuto la fortuna di vivere e assorbire tutte quelle tradizioni e usanze che molti miei coetanei cresciuti nelle città non hanno avuto la fortuna di vivere. Per carità, amo la città, tant’è che è da quasi 3 anni che vivo nella culla del Rinascimento italiano, ma sono sempre del parere che nascere in un piccolo paese possa regalarti emozioni e percezioni che le città, nella loro maestosità e magnificenza, non siano mai in grado di trasmetterti. Uno di questi valori è la genuinità, la semplicità. Non credo che tanti miei coetanei siano cresciuti spennando le galline con la nonna o facendo la ricotta in cortile con il latte portato dal tuo vicino di casa, appena munto… ed è proprio di una ricetta a base di ricotta che voglio raccontarvi: i ravioli di ricotta e limone.

Piatto che fa parte della mia infanzia, anche perché, non dovendo usare i fornelli nella preparazione, avevo la piena libertà di toccare, fare, sperimentare. Quando nonna ci richiamava per la preparazione dei ravioli, per me era una festa; si iniziava subito dopo pranzo e si finiva giusti per la cena, per fare il test qualità, diciamo così.

Mia nonna ha 83 anni e ve la dovete immaginare come la tipica nonna che è rimasta un po’ indietro nel tempo…gonna lunga fino a metà polpaccio, grembiule, capelli raccolti in una crocchia. Questo suo essere rimasta indietro nel tempo si percepiva anche quasi 20 anni fa, quando io ho preparato per la prima volta i ravioli con lei, e si percepiva anche nel suo modo di cucinare.

I ravioli sono un piatto che si prepara in tutta Italia, in mille modi differenti, ma questi per me sono i migliori: sanno di infanzia, famiglia, tradizione e amore.  Le ricette delle nonne sono sempre un po’ approssimative, tutto è “a ogu” (a occhio), nonostante ciò escono sempre perfette.

Questa è stata scritta da mia mamma sotto dettatura di mia nonna, in sardo e totalmente approssimativa.