16 luglio 1945, Trinity Test: 75 anni fa iniziò la funesta Era Nucleare

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Erano le 5:29:45, ora locale, del 16 luglio 1945 quando un bagliore accecante squarciò l’oscurità nel Poligono di Alamogordo nel deserto del Nuovo Messico, e un enorme “fungo” che non si era mai visto nella storia inaugurò una nuova era tecnologica e militare che avrebbe trasformato in maniera definitiva e irreversibile il percorso della società umana. Tre settimane più tardi, il 6 e 9 agosto a Hiroshima e a Nagasaki, due “funghi” analoghi confermarono tragicamente la nascita della funesta Era Nucleare, radendo al suolo in un baleno accecante le due popolose città, lasciando più di 200.000 vittime complessive e una contaminazione radioattiva che avrebbe continuato a seminare altre vittime e infermità inenarrabili.

Il diavolo era uscito dalla bottiglia, e non vi sarebbe mai più rientrato!

Quando e come era stato fatto il passo fatale? Un secolo fa era stato appurato che il nucleo dell’atomo racchiude energie dell’ordine del milione di volte quelle dei comuni processi chimici. L’indagine di questi processi era una legittima curiosità scientifica, ha fatto fare progressi conoscitivi enormi e insostituibili per la comprensione dei processi naturali. Il guaio è stato quando cominciò a fare gola la possibilità di disporre materialmente di queste enormi energie: e va detto che i fisici fecero di tutto per sfruttare questo argomento al fine di ottenere finanziamenti per le loro ricerche. Gli scienziati avrebbero per lo meno potuto evitare che la prospettiva di queste tremende energie cadesse sotto gli interessi dei militari? In realtà furono proprio gli scienziati a prospettare questa possibilità ai militari: scoppiò la guerra, vi fu il legittimo allarme che i Nazisti si dotassero della super-bomba, e Szilard convinse il pacifista Einstein e scrivere a Roosvelt la lettera che diede il via a quello che sarebbe diventato il “Progetto Manhattan”: lettera di cui Einstein si sarebbe pentito amaramente.

Si tenga presente che dalla fine del 1944 era chiaro che la Germania nazista non sarebbe riuscita a realizzare la bomba, ma il “Progetto Manhattan” non venne fermato (la Germania firmò la resa nel maggio 1945): un solo fisico abbandonò il progetto per motivi di coscienza, Józef Rotblat.
Si arrivò così al Trinity Test, Oppenheimer esclamò “La fisica ha conosciuto il peccato”. Mentre Enrico Fermi avrebbe detto “Lasciatemi in pace con i vostri problemi di coscienza, è una fisica così bella!”.

Molti scienziati chiedevano comunque che la bomba non venisse usata. Un apposito comitato scientifico composto da Robert Oppenheimer, Enrico Fermi, Ernest Lawrence e Arthur Compton si pronunciarono il 15-16 giugno in maniera abbastanza pilatesca riconoscendo l’obbligo di “salvare vite americane” e concludendo: “non vediamo nessuna alternativa accettabile all’impiego militare diretto”!

Ma perché furono sganciate le bombe su Hiroshima e Nagasaki? É ormai assodato storicamente che l’obiettivo di queste stragi non era né “salvare vite americane”, né costringere il Giappone alla resa (ridotto allo stremo l’avrebbe comunque chiesta), ma escludere l’Unione Sovietica da qualsiasi trattativa di pace in Asia. Dopo la bomba su Hiroshima il Giappone non si arrese, l’8 agosto l’Armata Rossa attaccò le truppe giapponesi in Manciuria, così il 9 agosto una seconda bomba replicò la strage a Nagasaki. Si può considerare l’inizio della Guerra Fredda.

Nei decenni successivi gli ordigni nucleari proliferarono, toccando il numero demenziale di 70.000 a metà degli anni Ottanta, ben più distruttivi di quelli di Hirohima e Nagasaki, con il pretesto di inibire il loro uso perché avrebbe provocato la “distruzione mutua assicurata”: se non fosse che numerosi allarmi per errore hanno evitato l’Apocalisse nucleare solo per il coraggio di ufficiali che non vollero credere alla loro veridicità, salvando l’umanità da un olocausto generalizzato. Noam Chomsky ha affermato “Se siamo vivi è per miracolo”!

Per ottenere il plutonio per il Trinity e Nagasaki, il 12 dicembre 1942 Fermi aveva realizzato la reazione a catena controllata con il primo reattore nucleare, detto impropriamente “Pila di Fermi” perché non era affatto progettato per produrre energia. Dopo la guerra furono costruiti solo reattori militari, plutinigeni o adattati per la propulsione dei sommergibili. Finché nel 1953 fu lanciato l’«Atomo per la Pace» per mettere a profitto la nuova tecnologia, promettendo un’energia che sarebbe stata “talmente economica da non poter essere misurata”.

Anche volendo prescindere dall’enorme quantità di vittime dell’Era Nucleare – dai tumori contratti dai lavoratori nelle miniere di uranio, alla contaminazione radioattiva dell’atmosfera terrestre per più di 700 test in atmosfera (più di 2.000 complessivi), alla sottovalutazione degli effetti della radioattività sull’organismo umano, ai drammatici incidenti nucleari che hanno reso inabitabili alcune regioni – l’Apprendista Stregone umano ha prodotto una quantità impressionante di prodotti e processi artificiali che non esistevano sulla Terra e che per elementari motivi della scala di energie non possono venire eliminati, e per migliaia di anni devono essere custoditi in modo che nessun essere umano possa entrarvi in contatto in alcun modo: nessun paese in questi 75 anni ha ancora realizzato un deposito nazionale definitivo dei residui radioattivi (dove “definitivo” mistifica il fatto che nulla può venire garantito per centinaia o migliaia di anni – la civiltà umana conta meno di 10 mila anni – a fronte di rivolgimenti fisici e sociali).

Come non bastasse – ancorché dopo la fine della Guerra Fredda gli arsenali nucleari si siano ridotti a poco più di 14.000 testate, e siano stati stipulati importanti, anche se non risolutivi, trattati di riduzione e controllo degli armamenti nucleari – Trump ha smantellato pezzo per pezzo il pur carente regime di non proliferazione, e ha incentivato progetti (avviati a dire il vero dal Nobel per la Pace Obama) di mini-testate nucleari di nuova concezione le quali dietro un’illusione di poter condurre una guerra nucleare limitata ne aggravano a dismisura il rischio. Tanto che nel gennaio scorso l’autorevole Bulletin of the Atomic Scientists ha valutato che il rischio di guerra nucleare è più alto che in tutti questi 75 anni!

Oggi, però, dopo 75 anni, si è aperta una grande speranza, dopo che la campagna internazionale ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons) ha ottenuto che il 7 luglio 2017 l’ONU approvasse il nuovo Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari: per entrare in vigore come componente integrante del Diritto Internazionale esso necessita di venire ratificato da 50 Stati, ma siamo arrivati a 38 ed è presumibile che l’anno prossimo il trattato entri in vigore.

Forse, dopo 75 anni, si prospetta per la prima volta nell’Era Nucleare la prospettiva di potere eliminare queste armi dalla faccia della Terra.

Il 16 luglio 2020, alle ore 18.00, a Firenze si terrà un presidio con volantinaggio organizzato dal Comitato Fermiamo la Guerra in piazza dei Ciompi, alla Loggia del Pesce, in cui sarà rinnovata la richiesta che l’Italia firmi il Trattato, esigendo così la rimozione delle circa 70 testate americane presenti sul nostro territorio.

*Angelo Baracca

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Angelo Baracca

Già Professore di Fisica all'Universita di Firenze, è specializzato nelle tematiche legate al nucleare civile e militare, e ha pubblicato più di 100 articoli su questi temi in riviste internazionali e nazionali,oltre a vari manuali didattici e saggi. Fin dagli anni ’70 partecipa al movimento antinucleare ed ecopacifista, nel 1999 promotore del Comitato Scienziate/i Contro la Guerra. Sui temi dell'energia nucleare, armamenti nucleari e disarmo ha pubblicato: “A Volte Ritornano. Il Nucleare” (2005) e “L’Italia Torna al Nucleare?” (2008). Ha collaborato con Università e Centri di Ricerca in Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna, Cuba, Argentina.

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