Crisi, quando la serrata dei commercianti fiorentini rinunciò a fare i conti col liberismo

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Riceviamo da un lettore e pubblichiamo.


Cara redazione, grazie per i vostri articoli sempre pertinenti e che ci offrono una lettura diversa della città devastata dalle politiche liberiste. Oggi con la pandemia tutti i nodi vengono al pettine e, se mi permettete, vorrei ragionare sulle proteste dei ristoratori, dei bar e dei negozianti dopo l’ultimo Dpcm e in vista della manifestazione apparentemente fascista convocata a Firenze il 30 ottobre prossimo.

Social Forum – Firenze 2002

La mente va esattamente all’autunno del 2002 quando a Firenze fu organizzato il Forum Sociale Europeo. Al centro del dibattito proprio le politiche ultraliberiste che stavano distruggendo l’economia reale in tutto il mondo a favore dei profitti di pochi. Decine di migliaia di giovani, e non solo!, si trovarono alla Fortezza da Basso per rivendicare maggiori diritti per i lavoratori, l’intervento dello Stato nell’economia, l’abbattimento delle rendite parassitarie, il rispetto della natura e delle sue limitate risorse… La stampa benpensante – che mai avrebbe messo in discussione il profitto di rapina dei loro editori e la cultura del pensiero unico che rappresentavano, trasversale ai partiti dell’arco costituzionale -, definì quella generazione come violenta, facinorosa, anarchica. I “no global” andavano semplicemente criminalizzati, troppo civili le loro politiche per avere asilo nel dibattito pubblico di un’epoca che stava soffocando un secolo di emancipazione dei popoli, di espansione dei diritti, di rispetto delle minoranze ecc ecc.

Cosa c’entrano i negozianti fiorentini?

La serrata dei negozianti fiorentini – 2002

La stragrande maggioranza abbassò le saracinesche, il centro di Firenze era vergognosamente inguardabile in quei giorni, per protestare contro quei ragazzi e quelle ragazze che con le loro parole avvertivano del pericolo liberista e faticosamente cercavano alternative praticabili per restituire dignità alle persone. I “bottegai”, così mi viene da chiamarli ora, furono complici del sistema. Si schierarono contro i loro stessi interessi. Lo fecerò per stupidità, per servilismo, per mancanza di strumenti culturali, per paura o mera ignoranza? Non lo so. So che adesso sono pronti a scendere in piazza Signoria venerdì 30 ottobre, in una manifestazione voluta da sparuti movimenti di destra, da sempre pericolosi nel nostro paese, che sopravvivono e crescono grazie all’ignoranza diffusa (non è un caso che sia la scuola a soffrire maggiormente in questo paradossale autunno).

Le imprese della ristorazione scenderanno in piazza per chiedere l’intervento dello Stato in loro soccorso. Da quello stesso Stato che la maggioranza di loro da sempre infama perché troppo invadente, perché ogni tanto chiede loro di contribuire alla fiscalità generale a sostegno dei servizi pubblici – strade, illuminazione, rifiuti, ospedali -, di cui loro stessi godono. Stanno pagando sulla loro pelle 40 anni di politiche liberiste volute e praticate sia dal centrodestra che dal centrosinistra e non si rendono conto che ancora oggi il loro voto va a sostenere al 98% (almeno secondo gli esiti delle regionali qui in Toscana) proprio quei partiti che li hanno condotti in questo cul de sac. Ma questo è il livello economico, politico e culturale della nostra città e con esso dobbiamo fare i conti.

Concludo citando le eccezioni positive. Conosco personalmente molti negozianti in grado di fare impresa eticamente, a partire dall’assunzione regolare di camerieri, cuochi e manovalanza, dall’emissione di fatture e scontrini regolari. A questi ultimi va la mia solidarietà e solo e soltanto presso le loro attività ordinerò in questi giorni cibo da asporto.

Riccardo Ferreri

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