Senza respiro

‘Rimanere senza respiro non è più solo uno dei sintomi del virus che devasta il pianeta, ma è diventato anche una metafora del nostro tempo’. Così scrive Lula, l’ex-presidente del Brasile, nella prefazione a Senza respiro, il libro-ricerca-denuncia del medico -compagno- ‘altromondista’, Vittorio Agnoletto, componente del Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale, portavoce del Genoa social forum, membro del Direttivo nazionale di Medicina Democratica e di Costituzione Beni Comuni, nonché docente di ‘Globalizzazione e politiche della salute’ all’Università degli Studi di Milano.

Un mondo che già da ora sta respirando molto male. Lo sfruttamento feroce delle risorse del Pianeta, un modello di sviluppo non rispettoso degli equilibri tra gli esseri umani e tra tutte le specie viventi sono all’origine delle pandemie che si sono susseguite negli ultimi decenni. L’umanità ha messo a rischio la propria stessa sopravvivenza. Solo un drastico cambiamento del modello di sviluppo e delle condizioni che oggi regolano la convivenza fra gli oltre 7,6 miliardi di persone può garantire un futuro…Sta a tutti noi trasformare la sofferenza che ci portiamo dentro nella forza incontenibile della nostra volontà’ ,

Questo l’epilogo di questo importante libro inchiesta, edito da Altreconomia, del costo di 12 euro, in libreria da pochi giorni, ma già alla seconda ristampa.

Un libro da leggere e consultare, fruibile da un ampio pubblico, non solo dai tecnici della salute, che fornisce valide chiavi di lettura per il futuro. Per ‘costruire un mondo di opportunità uguali per tutti, in cui la vita, i diritti umani e l’ambiente siano valori reali ed impossibili da spezzare’ scrive Lula nella prefazione. In cui si analizzano con rigore scientifico, l’avvicendarsi di passi falsi (a partire dal ‘paziente 1 di Codogno’), di testi istituzionali (decreti, circolari, delibere), intrecciati con testimonianze raccolte sul campo, nella trasmissione sulla salute‘37e2’ e nelle dirette Facebook. Gli avvenimenti descritti in successione cronologica vanno da febbraio alla fine di agosto 2020, e sono circostanziati da numerose note a piè di pagina. Vengono messi in luce i protagonisti e le loro responsabilità, documentando come alcuni eventi e la loro dimensione numerica, non siano dipesi unicamente dall’azione del virus, ma affondino le loro radici nella deriva privatistica del SSN (Servizio Sanitario Nazionale), perpetrata dai passati governi di destra e di sinistra.

Un libro che non guarda in faccia nessuno, che l’autore ha consegnato alla Procura di Milano, perché ‘tra le diverse decine di testimonianze, segnalazioni e denunce ci sono degli elementi e dei fatti che penso interessino la magistratura’. Errori, inadempienze, e ritardi che hanno portato al disastro lombardo. Fra queste la strage invisibile delle RSA: la tragedia nella tragedia; la mancanza di un piano pandemico regionale; l’insufficiente numero delle USCA (Unità di Continuità Assistenziale); il collasso e la saturazione degli ospedali divenuti principali vettori di trasmissione del Covid-19, in una regione ospedalocentrica, che aveva depotenziato la medicina del territorio; la mancanza dei Dpi (dispositivi di protezione individuali): al 31 agosto i medici deceduti per coronavirus sono 176 in Lombardia; la decisione di eseguire i tamponi solo ai sintomatici rinunciando al tracciamento: fare più tamponi vuol dire avere meno morti; la mancata zona rossa della Val Seriana, di Nembro e di Alzano: per le pressioni di Confindustria, #Yes we work, si noi lavoriamo, fu l’hashtag, che ha determinato tante condanne a morte.

‘A chi è stato testimone ed oggi è un sopravvissuto, spetta il compito di esigere giustizia e di costruire memoria’.

L’obiettivo è puntato principalmente sulla Lombardia, punta di diamante del percorso di privatizzazione del SSN ed una delle regioni, che in Europa sta pagando uno dei prezzi più alti al Coronavirus. ‘Rifarei tutto’ ha dichiarato il Presidente di quella Regione, Attilio Fontana. ‘Ogni commento è superfluo’. Anche per questo, 52 associazioni lombarde riunite nel Coordinamento regionale per il diritto alla salute, guidate da Medicina Democratica, hanno inviato una lettera a Speranza, Conte e Mattarella chiedendo ufficialmente di Commissariate la sanità lombarda.

Ci sono pure ampie finestre, sulle altre regioni italiane e sull’Europa. ‘Nella convinzione che, di fronte ad una pandemia, cercare di capire quello che è accaduto in altri paesi, ci dovrebbe aiutare a evitare ulteriori errori e a cogliere idee e pratiche che sul campo si sono dimostrate efficaci’.

Il libro affronta le complessità della pandemia, dal capitolo 4 al 6 indaga i motivi storici, economici e politici per i quali il virus ha potuto diffondersi ma soprattutto indica come dovrebbe essere oggi la medicina ed il servizio sanitario pubblico, al fine di non permettere che una simile tragedia si ripeta. ‘Un’altra sanità è possibile’, è il titolo del sesto capitolo, in cui si suggeriscono i cambiamenti indispensabili per rendere reale il diritto alla salute per ogni essere umano. A pagina 225, si parla del manifesto ‘La sanità non è un’azienda, la salute non è una merce’ del ‘Coordinamento nazionale per il diritto alla salute’. Per cambiare lo stato delle cose, per l’accesso alla cura universale e gratuita.

Uno spazio ampio è assegnato anche alle storie di sofferenza dei singoli. Leggendo queste testimonianze, viene fuori il lavoro encomiabile che Vittorio ha compiuto e compie in questa pandemia: insostituibile punto di riferimento per la cittadinanza e per gli operatori sanitari, non per nulla alla trasmissione ’37 e 2’ è stata assegnato in questi giorni l’Ambrogino d’oro.

Se ne è parlato pochissimo ma le persone con disabilità e le loro famiglie sono tra coloro che hanno sofferto di più durante l’emergenza Covid.’ Anche per la conseguenza di una delibera del 9 giugno della Regione Lombardia, che le ha costrette ad un lockdown infinito. Qui di seguito riporto alcuni stralci di una lettera molto toccante indirizzata appunto a Vittorio.

‘I genitori dei disabili sono figure mitologiche chiamate caregivers. Usiamo ormai parole inglesi che fanno figo eppure basterebbe chiamarlo semplicemente lavoro a tempo pieno ed usurante…..che il lavoro che si fa invece per mangiare, per pagare l’affitto e le cure della propria figlia diventa quasi riposante: uno svago, quello che serve per tirare il fiato….All’inizio non mi sono fatto spaventare: all’inferno sono abituato……..Sono passati 120 giorni. Non sono ancora tornato a lavorare. Sono uscito di casa due volte, da allora…….Vi siete tutti sentite prigionieri per qualche mese. Io, noi siamo ergastolani, senza possibilità di sconti di pena, per il solo peccato, evidentemente mortale, di amare incondizionatamente la propria figlia. Accettando ma NON passivamente , il destino riservatole…’

La sofferenza, il senso di impotenza, sperimentato in tante solitudini lo possiamo e dobbiamo trasformare in un’alternativa:

Un altro mondo è necessario, è urgente e quindi è possibile. ‘Se sapremo riempire i polmoni di solidarietà’, scrive Lula, ricordando George Floyd: ‘Vogliamo respirare, vogliamo respirare, vogliamo respirare…..’

*Gian Luca Garetti

Vittorio Agnoletto, Senza respiro, Altreconomia, 2020, pp. 240, euro 12