La Fionda, una nuova rivista per una critica radicale del potere

Una nuova rivista di cultura ed elaborazione politica? Proprio ora? Sì, proprio ora. Ora più che mai. Il 2020 passerà indubbiamente alla storia come un anno di primati inediti (miliardi di persone in stato di confinamento forzato, simultaneamente: era mai avvenuto?) e di cambiamenti sul piano economico, politico, sociale.

Nel frangente del confinamento di marzo 2020 una piccola comunità di persone – attivisti, intellettuali, studiosi – con riferimenti ed un orizzonte comune hanno dato vita ad una rivista online www.lafionda.org che sullo scorcio del 2020 diventa un cartaceo, grazie all’impegno di Rogas Edizioni. La versione da web presenta contributi più agili e più attuali; la pubblicazione su carta (la vecchia, cara carta) invece approfondisce con articoli più lunghi, veri e propri saggi brevi.

L’anno che ci lasciamo alle spalle conclude un decennio tumultuoso, partito con le risposte mainstream alla Grande Crisi del 2007-08 e il riassetto neoliberista e gerarchico della austerità UE, e finito con nuove formazioni politiche (populismi, radicalismi), trovandosi di fronte alle nubi temporalesche di una nuova crisi economica, di proporzioni inaudite, innescata dalla pandemia Covid-19.

In tempi di trasformazioni radicali occorre maggiore elaborazione politica per non essere travolti da esse e per iniziare a costruire delle risposte all’altezza dei tempi. Il gruppo redazionale della Fionda condivide alcune istanze di fondo (valore della democrazia presa sul serio; anti(neo)liberismo; valorizzazione dello Stato come elemento incisivo per governare l’economia e garantire i diritti – non direbbe forse questo la Costituzione?) ma diffonderle non è il nostro obiettivo principale.

Il territorio (economico-sociale) è cambiato ma le nostre mappe (concettuali, analitiche) no. In tal modo è facile perdersi. La finalità più pressante è costruirne di nuove. Fuori metafora, il compito più urgente è di fare elaborazione di nuove idee, costruendo altre categorie politiche e analisi della realtà in divenire non al riparo di comodi dogmi identitari che impediscono a suon di tabù e di affrontare con coraggio e serietà le questioni più scomode e impervie. Il confronto fra idee diverse, anche serrato, è un fattore di stimolo al pensiero, e le epoche che hanno preferito la censura o la marginalizzazione di ciò che si affaccia oltre il perimetro di una qualsivoglia ortodossia (di carattere religioso, politico, e simili) anziché discuterlo criticamente si sono spesso condannate alla stagnazione passatista e alla stanca ripetizione senza vitalità.

Quindi è una rivista militante che intende declinare il suo impegno col confronto rigoroso e approfondito di posizioni, per lo più nell’alveo di una critica radicale dell’assetto dominante, diverse.

Tale pluralismo di posizioni, tale dialettica, caratterizza il volume 1/2021 della Fionda, Nulla sarà come prima? Lasciando aperto l’interrogativo di fondo.

In apertura del volume il direttore Geminello Preterossi si confronta col politologo Carlo Galli in un intensissimo dialogo su sovranità, crisi, pandemia ed i risvolti politici tanto sugli scenari internazionali che su quello interno.

Nella prima sezione su scenari sanitari Alessandra Pioggia affronta i temi delle pregresse fragilità del SSN e dei possibili elementi di rinnovamento.

Nella sezione seguente dedicata agli scenari politici Laura Pennacchi si misura sulla necessaria rottura nelle politiche sociali; Paolo Desogus affronta i temi della spoliticizzazione e e del declino delle forme collettive della politica; Damiano Palano alla luce del confinamento sociale analizza la accelerazione dei trend storici e il possibile declino della democrazia; Pierluigi Fagan descrive quattro distinti livelli di fallimento nella sfera collettiva all’epoca del Covid-19.

La terza sezione riguardante gli scenari geopolitici si interroga con il contributo di Pino Arlacchi sulla possibile emersione di un ordine multipolare, fra nuove guerre fredde, crisi finanziaria e declino dell’egemonia USA.

La parte dedicata agli scenari economici declina in quattro densi interventi le questioni attuali: Alberto Bradanini si occupa della Cina, il suo modello di sviluppo e le relazioni internazionali degli ultimi anni; Monica Di Sisto parla di commercio mondiale, del dilemma fra rovesciamento del paradigma dominante o ritorno all’austerità export-led; Alessandro Bonetti e Andrea Muratore riflettono sul fallimento della dottrina economica dominante e della necessità, contro i suoi presupporti, di rimettere lo Stato al centro dei processi; Vladimiro Giacché argomenta come l’interventismo di Stati e banche centrali nelle crisi se demistifica la pretesa autoregolazione dei mercati, vede contesti di governance senza vera democrazia.

La sezione dedicata agli scenari europei vede innanzitutto i contributi di tre costituzionalisti: Alessandro Somma collega l’assetto UE a finanza e mercato, Alessandro Mangia ragiona sulla singolarità della sua forma politica, Gaetano Azzariti riflette sul rapporto della costruzione comunitaria con democrazia e conflitto sociale. Di seguito, Mimmo Porcaro individua discontinuità strategica e continuità della sostanza delle politiche europee, mentre Umberto Vincenti compie una rilevazione sui precedenti storici delle forme di “unificazione” del continente, mostrando da tale prospettiva tutte le debolezze dell’assetto attuale.

Nella sezione dedicata alle rassegne Valeria Finocchiaro e Alessandro Volpi illustrano alcuni recenti saggi “militanti” di studiosi, riguardanti la pandemia ed il rapporto con la libertà umana ed il potere. Federico Lauri e Sirio Zolea invece si dedicano agli ultimi testi riguardanti la Cina e le questioni politiche poste da tale paese.

In chiusura per voci dall’estero si propone la traduzione dei seguenti contributi inediti in italiano: un saggio di Richard Bellamy riguardante UE ed i problemi di sovranità e democratizzazione; un intervento di Wolfgang Streeck su iperglobalizzazione e nuove esigenze di ricentramento nazionale poste dalla pandemia; e un articolo di Alvaro Garcia Linera (considerato uno dei più grandi intellettuali dell’America Latina), ex vicepresidente della Bolivia, sullo Stato in tempi di coronavirus.

La redazione dei “frombolieri” sarà soddisfatta se tale numero avrà contribuito a “provocare” le menti oltre che a suggerire migliori e più approfonditi spunti analitici. Ma sarà il lettore a dirci se gli obiettivi sono stati conseguiti.

*Matteo Bortolon