Firenze. Danno d’immagine

Ho cominciato a fotografare il centro di Firenze quando sono venuta ad abitarci. Non la Firenze monumentale dei palazzi, delle strade, delle chiese, quella Firenze per cui, quando si racconta a qualcuno che vi si abita la reazione è di ammirata meraviglia, di invidia. No, quella non riuscivo a vederla, offuscata come era da quanto invece quotidianamente avevo davanti agli occhi.

Non mi riferisco solo ai troppi turisti, ai troppi dehors o ad altre forme di “respingimento”
dei normali cittadini, ma al modo in cui venivano abitualmente trattati piazze e luoghi storici, e non da parte di cittadini che trasgredivano, ma con la benevola autorizzazione o per diretta iniziativa dei suoi amministratori, per incuria e per estrarne profitti.

2017 – Click per ingrandire

Una foresta di segni, una discarica di segnali, di “dissuasori” visivi e fisici allestiti e disseminati ovunque, alcuni abbandonati da tempo (ben oltre una loro provvisoria utilità), altri rinnovati, con sempre maggiore sciatteria e invasività.

Incuranti di agire in luoghi che avrebbero meritato ben altra cura, e con sprezzo totale per il tanto invocato “decoro” (assieme alla “riqualificazione”, invocato dai nostri amministratori soprattutto in vista di qualche operazione immobiliare).

Fotografare è stato un modo per elaborare l’incredulità, il malessere, lo sdegno per quanto ero costretta a vedere in città, troppo spesso e troppo a lungo.

2017 – Click per ingrandire

Per testimoniare la ruvidezza e la volgarità dell’assalto condotto dai suoi amministratori agli spazi pubblici, con una sorta di esplicita brutalità che non ho trovato in altre città storiche che pure hanno condiviso una realtà fatta di troppo turismo e di sfruttamento commerciale. (Un altro “primato” oltre a quelli sbandierati dalla narrazione ufficiale, tipo “città smart”, e ora perfino “green”!)

In realtà una città ostile, una città nemica ai suoi stessi cittadini, sfruttata oltre la decenza.

Valga per tutti l’esempio della sventurata piazza dell’Annunziata, gioiello rinascimentale, continuamente umiliata da baraccamenti e tavolate per sagre paesane varie inadatte e indegne del luogo, che gli allestimenti e il relativo indotto riducevano a sfatto campo di battaglia. Ma gli esempi sono molteplici (e l’archivio fotografico, ricco).

Non solo il soggetto, ma anche il titolo di questo lavoro mi è stato fornito dall’amministrazione, che ha denunciato per “danno di immagine” lo storico dell’arte Tomaso Montanari, reo di avere espresso un giudizio politico sulla gestione della città.

2018 – Click per ingrandire

Signor Sindaco Nardella, dovrei io come cittadina chiederle un risarcimento, dovrebbe lei risarcire me per “danno di immagine”. Per avere inquinato così il mio sguardo, per aver attentato alla bellezza del patrimonio comune costituito dagli spazi pubblici in cui si invera l’eredità civile e artistica di una città, bene comune dei suoi cittadini (e del mondo). E come me dovrebbe risarcire i tanti cittadini e anche i turisti, quelli che lei auspica “di qualità” – anche se temo che con questa specificazione intendiamo cose differenti – che si sono sentiti offesi da questo sprezzo, da questi sfregi ai luoghi con cui ci ha costretto a convivere. Nonostante i tanti proclami sulla “bellezza” (e ora anche sul Rinascimento) di una città che lei evidentemente non ama. Se non per il profitto che può estrarne, a favore di pochi, a danno di molti.

Spero che non voglia continuare così, signor Sindaco, quando la pandemia sarà passata.

2018 Click per ingrandire

 

Liliana Grueff