‘No grazie, noi di quella persona non parliamo’. Sigfrido Ranucci, intervistato da Il Fatto, racconta di avere ricevuto questa risposta da un importante giornale italiano al quale aveva offerto uno scoop su un politico. Il racconto di Ranucci non stupisce, ormai la querela temeraria è uno degli strumenti per imbavagliare il giornalismo. E se quella non arriva ci sono sempre i social media, sui quali, orde di squadristi virtuali si scatenano contro un singolo, reo di non essersi allineato al pensiero unico. Insomma non è un caso se l’Italia anche nel 2021 è rimasta al 41° posto, ultima in Europa, nella speciale classifica sulla libertà di stampa di Reporters sans frontières.
A livello locale la situazione non è migliore con testate importanti che evitano accuratamente inchieste su chi amministra e con amministratori dalla querela facile.
LA FONDAZIONE CAPONNETTO E IL PREMIO DELLA DISCORDIA
Ma veniamo all’attualità. Pochi giorni fa la Fondazione Caponnetto, fondazione di studi sulla mafia, ha conferito il premio OMCOM 2021 (Osservatorio mediterraneo sulla criminalità organizzata e le mafie) a Cecilia Sandroni della stampa internazionale, ‘per il suo impegno nel denunciare la criminalità ambientale attiva nell’area della Val di Cornia e della Toscana’. Questo premio ha scatenato le ire del PD della Val di Cornia che, in una nota diffusa subito dopo la premiazione, scrive ‘è impossibile, per l’intera comunità del Partito Democratico della Val di Cornia, e per grandissima parte dei cittadini piombinesi, dimenticare le diffamazioni, le offese, le ingiurie e le infamie che questa signora ha gratuitamente rivolto verso rappresentanti istituzionali, lavoratori, giornalisti e semplici cittadini che, soprattutto durante la campagna delle elezioni amministrative del 2019, sono stati accusati, senza alcun tipo di prova, di far parte di un sistema corrotto’. A questa nota sono seguite le parole di Gianni Anselmi, sindaco di Piombino dal 2004 al 2014 e attualmente consigliere regionale che ha definito la giornalista come una persona che si è distinta ‘in Val di Cornia tra il 2019 e il 2020, non casualmente in vista delle elezioni prima comunali e poi regionali, non certo per il disvelamento di illegalità o malcostumi, bensì per aver contribuito alla denigrazione sistemica di persone e partiti, in particolare il PD, anche accostando persone oneste a organizzazioni malavitose in modo gratuito, ovviamente non documentato nè documentabile’.
Quando è accaduto che informare e fare inchiesta è divenuto denigrare e offendere? Eppure l’ultimo report OmCom uscito a gennaio 2021 è proprio dedicato a Livorno e alla Val di Cornia, al porto di Livorno e alla gestione dei rifiuti.
Facciamo un passo indietro e vediamo cos’è successo in Val di Cornia negli ultimi anni.
PIOMBINO E LA VAL DI CORNIA, DALL’ACCIAIO AI RIFIUTI
Il 24 aprile 2014 a Piombino viene spento l’ultimo altoforno delle acciaierie, per una città che sull’acciaio e sulla fabbrica aveva plasmato la propria identità è l’impatto definitivo con la realtà della crisi economica. Al solito la politica non ha un piano B, un’idea su come rinnovare il distretto e come far vivere un territorio naturalisticamente e artisticamente bellissimo e ricco. Anzi un piano B ce l’ha, ma stavolta sono i cittadini organizzati in comitati ad opporsi.
È il 2016 quando la discarica Ischia di Crociano non accoglie più rifiuti urbani che vengono dirottati in provincia di Grosseto, invece di chiudere, si decide di usare il sito per trattare le scorie delle lavorazioni siderurgiche provenienti dalle aree industriali in dismissione e produrre inerti e misto cementato creando una nuova società, la Rimateria. SPA partecipata dai comuni della Val di Cornia. Secondo i piani, la discarica dovrà accogliere anche amianto e rifiuti pericolosi. Un gruppo di cittadini presenta alla Regione Toscana le osservazioni al progetto, preoccupato sia per l’amianto sia perché la discarica sorge su un terreno che prima era paludoso, vicino ad abitazioni civili, sia per il mancato trattamento dei biogas che dalla discarica si liberano direttamente nell’aria.
Un anno dopo, nel corso di un’indagine, la DIA di Firenze scopre che nella discarica di Ischia di Crociano due ditte livornesi, la RaRi srl e la Lonzi Metalli, avrebbero conferito, senza trattarli, rifiuti speciali pericolosi raccolti da alcune aziende del centro-nord. L’indagine ha portato ad arresti e misure interdittive.
Nel 2018 un controllo dei NOE evidenzia che solo 16 pozzi di estrazione del biogas su 73 risultano collegati, all’incirca un 70% del biogas viene disperso in atmosfera, questo porta al sequestro della discarica che però verrà presto dissequestrata. Rimateria tira dritto, senza aggiustare il tiro, e chiede alla regione il raddoppio della discarica, i cittadini le cui case confinano con la discarica decidono che la misura è colma e danno vita al Comitato di Salute Pubblica di Piombino.
LA DISCARICA E LE CASE DEGLI OPERAI
La discarica sorge a poche centinaia di metri dalle case della frazione di Colmata, una zona dove vivono ex-operai e famiglie che hanno gravitato intorno alle acciaierie. Anche gli avvelenamenti e le devastazioni territoriali, lo sappiamo bene, sono classiste e da sempre le strutture più impattanti, dal punto di vista urbanistico e della salute pubblica, vengono costruite nei quartieri più poveri. La discarica non è solo brutta a vedersi e sgradevole per l’olfatto ma pericolosa per la salute, Alessandro Dervishi, chirurgo ed ex presidente del Comitato della Salute della Val di Cornia in una recente intervista con Affari Italiani non nasconde la sua preoccupazione per la salute dei suoi concittadini.
‘Dopo aver esaminato il 5° Rapporto Sentieri che già evidenziava varie e preoccupanti criticità, un più recente Aggiornamento sullo stato di salute nei quattro Sin (Siti contaminati di interesse nazionale) presenti in Toscana e voluto dalla stessa Regione ha sottolineato ulteriormente che la mortalità generale nei residenti è più alta di quella attesa su base regionale in entrambi i generi. In particolare. Nelle donne in particolare si è notato un eccesso di mortalità per tumori maligni (+ 15%) non presente negli anni precedenti, mentre negli uomini si riscontra un eccesso di mortalità per mesotelioma maligno e da pneumoconiosi da ascrivere a esposizioni legate al lavoro. A tutto questo va aggiunto che nel periodo 2002-2018 vi sono eccessi di malformazioni congenite del 64% di casi totali (129 osservati contro i 79 attesi) e tali eccessi, anche se in numero assoluto inferiori a quelli di Livorno e Collesalvetti, sono più evidenti rispetto a quelli elevati delle altre due località’ dice Dervishi.
Un durissimo colpo per la classe operaia che prima ha perso il lavoro e poi la salute, tradita da quel PD, erede del PCI, che da sempre amministrava la città.
Torna in mente un passo di Amianto, il romanzo di Alberto Prunetti, e le parole di Renato, il padre dello scrittore, che nelle acciaierie di Piombino aveva lavorato: ‘La fabbrica è l’ultimo pane. Studia’, mi diceva. ‘Almeno non t’ammali’. Non lo sapeva Renato che quello che sarebbe avvenuto negli anni a venire sarebbe stato molto peggio della fabbrica, perché avrebbe fatto ammalare i piombinesi senza dar loro nemmeno la dignità del lavoro.
LA DESTRA ESPUGNA LA EX-ROCCAFORTE ROSSA
Nessuna sorpresa quindi se nel 2019 nella rossa Piombino è un candidato sindaco di Fratelli d’Italia a vincere le elezioni. Sindaco che certo non lascerà il segno in città per il suo operato, ma che rappresenta una svolta epocale dal punto di vista politico. Un sindaco di un partito post-fascista in una ex-roccaforte rossa. E’ qui che entra in scena la Sandroni, che proprio a Piombino è nata, prende contatti con il Comitato di Salute Pubblica, legge le carte delle indagini e unisce i puntini, niente che non fosse conosciuto. Semplicemente mette tutto in fila.
Colpisce che il PD della Val di Cornia accusi una giornalista della propria sconfitta elettorale, quando le motivazioni sono lampanti e sotto gli occhi di tutti. Prima la crisi economica dovuta al declino del distretto e poi il tentativo di trasformare Piombino da polo dell’acciaio a polo dei rifiuti speciali, pericolosi e dannosi per la salute. La classe politica non ha saputo esprimere un’idea migliore per rilanciare Piombino e la Val di Cornia e ha lasciato che ditte in odor di mafia utilizzassero la discarica, come minimo non si è vigilato affinché questo non accadesse.
Non possiamo che esprimere solidarietà a Cecilia Sandroni che ha solo cercato di fare chiarezza in una vicenda piena di ombre e alla Fondazione Caponnetto per il linciaggio mediatico da parte di membri di un partito che dovrebbe guardare alle proprie responsabilità, prima di accusare i pochi che ancora fanno informazione in maniera trasparente.
Francesca Conti
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