Sul piano di reindustrializzazione della GKN

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Campi Bisenzio, 5 dicembre. Nella stessa settimana in cui vengono proposti potenziali acquirenti e si profila la possibilità di un cambio di proprietà, il collettivo di fabbrica ha elaborato in assemblea pubblica domenica 5 dicembre il suo piano di reindustrializzazione del sito produttivo assieme competenze solidali, ricercatori appartenenti all’Università e alla Scuola Sant’Anna per la proposta di un polo per la mobilità sostenibile. Oltre cinque mesi di lotta e mobilitazione del collettivo di fabbrica Gkn e delle realtà solidali del territorio hanno permesso non solo di difendere un impianto produttivo e i suoi posti di lavoro, ma è diventato un vero e proprio collettore di energie, intelligenze e proposte che stanno dando vita a un piano che si sviluppa su tre linee fondamentali: garantire la stabilità occupazionale, produttiva e reddituale per lavoratori e lavoratrici. Una vera e propria opportunità per il rilancio industriale sul territorio dato dal protagonismo dei lavoratori in sinergia con una rete di intellettuali solidali.
Secondo Dario Salvetti, delegato RSU Gkn “Rimaniamo concentrati sui nostri obiettivi: la procedura di licenziamento non deve ripatire, in nessun caso. E rimaniamo concentrati sulle nostre richieste a breve: il passaggio di proprietà deve essere in continuità produttiva e occupazionale, con gli stessi posti di lavoro – appalti compresi – e gli stessi diritti. Per noi è altrettanto importante che Invitalia e Regione Toscana partecipino direttamente con propri capitali a garanzia. Noi potremmo tornare a fare semiassi. Ma se ci viene imposta una riconversione di prodotto, non attendiamo con le mani in mano. Questa fabbrica è un patrimonio collettivo del territorio e da qua non si torna indietro. E le reti solidali stanno elaborando con noi questo piano di reindustrializzazione. Ma questo piano si inserisce in due ragionamenti: 1. l’urgenza di un intervento pubblico e statale diverso da quanto abbiamo visto finora 2. non si comprende come possano esistere piani di rilancio del paese sulla mobilità sostenibile se tutte le notizie che abbiamo sono di un ridimensionamento di Stellantis e di tutto l’automotive nel paese. Per questo la nostra proposta è di una filiera per la mobilità sostenibile che coinvolga tutte le aziende dell’automotive in difficoltà. Noi siamo classe dirigente e indichiamo una via per noi, dentro ad una visione di paese”.
Secondo Andrea Roventini, professore associato di economia alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, “il salvataggio della Gkn può diventare un’occasione per investire sulle nuove tecnologie per una mobilità sostenibile e rilanciare una vera industria 4.0”. Secondo Francesca Gabbriellini, dottoranda di Storia Economica all’Università di Bologna che ha coordinato il processo di interazione tra Scuola Sant’Anna, Università e collettivo di fabbrica: “la fabbrica socialmente integrata a cui mira il Collettivo Gkn è nata il 9 luglio, con la mobilitazione dei/delle solidali che hanno abbracciato la lotta per la difesa dello stabilimento di Campi Bisenzio dall’ennesima delocalizzazione scellerata. E la fabbrica socialmente integrata conosce oggi un nuovo picco, con la nuova saldatura tra mondo della ricerca radicale e mondo del lavoro, con la presentazione del Piano per un futuro di Gkn, un progetto in divenire, ma forte dell’incontro tra intelligenze solidali e sapere operaio, vero motore non soltanto della lotta, ma anche per ridisegnare un nuovo modo di fare politiche industriali in Italia”

Per contatti stampa:
Ufficio stampa: Alberto Zoratti _ 349 6766540 – Benedetta Rizzo 

In aggiunta al comunicato del collettivo di fabbrica, divulghiamo il comunicato dei ricercatori che sono stati coinvolti nell’elaborazione del piano di reindustrializzazione: L’assemblea svolta in GKN sulla base del documento redatto da storici, economisti e ingegneri per la costruzione del polo pubblico per la mobilità sostenibile ha messo in luce una volta di più la necessità di unire la forza e l’intelligenza della classe operaia e dei lavoratori della conoscenza.
Dal dibattito di oggi esce chiaramente la contraddizione prodotta dal cosiddetto “lavoro gratuito”.
“In questo periodo – dice uno dei ricercatori – abbiamo lavorato “gratuitamente” assieme al Collettivo di Fabbrica, ma questo perché il nostro lavoro stava nel solco della solidarietà e dell’impegno militante.
Questo è l’approccio che ci permette realmente di mettere le nostre conoscenze a disposizione del territorio e della società tutta.
Un approccio diametralmente opposto alla logica che quotidianamente ci viene propinata: quella del “lavoro gratuito” o sottopagato per soggetti privati per i quali il nostro apporto rappresenta solo lo strumento per socializzare i costi della ricerca e privatizzarne i frutti”

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