Dario Nardella ha candidato Firenze ad ospitare, insieme a Roma e Assisi, la decima edizione del Forum Mondiale dell’Acqua nel 2024. Nel suo intervento non è mancato niente: dal cambiamento climatico alle guerre e le migrazioni, dalle alluvioni in giro per il mondo fino a quella del ’66 a Firenze. Infine la proposta di una Carta di intenti per il Rinascimento dell’Acqua: “come comitato per la candidatura italiana abbiamo ripreso poi un periodo storico imprescindibile per Firenze, come il Rinascimento.”
Cosa abbia a che fare il Rinascimento come epoca storica con l’acqua e chi da essa trae profitto, non è dato sapere. Che cosa sia il Forum Mondiale dell’Acqua è ben spiegato, invece, dai Movimenti per l’acqua pubblica: “E’ noto a tuttə come il Forum Mondiale dell’Acqua sia un evento creato da un organismo, il Consiglio Mondiale dell’Acqua, a cui i governi sono chiamati a partecipare e a discutere sotto l’egida delle più grandi multinazionali del settore che tentano di ottenere il via libera alla definitiva mercificazione del diritto all’accesso all’acqua e la definitiva privatizzazione dei servizi idrici integrati.”.
Di fatto un’enorme fiera, tra i cui finanziatori spiccano fondazioni bancarie, enti governativi, ma anche la Coca Cola e Nestlé, multinazionali con un passato e un presente di sfruttamento delle risorse naturali e dei beni comuni, principalmente dell’acqua.
Coca Cola ha prosciugato risorse idriche in giro per il pianeta per produrre le proprie bevande gassate, dall’India al Chiapas, aree dove manca l’acqua potabile ma dove la multinazionale ha potuto dare fondo alle falde acquifere. Lo stesso fa Nestlé, che è uno dei giganti nella vendita delle acque in bottiglia e controlla, solo negli Stati Uniti, un quarto del mercato. Come Coca Cola, sfrutta al massimo le risorse idriche naturali di alcune zone per poi abbandonarle quando tutto è prosciugato. Basterebbe la loro presenza tra gli sponsor principali per chiarire la natura del Forum che l’Italia si candida ad ospitare. Visto poi che la maggioranza degli italiani votò a favore della ripubblicizzazione dell’acqua, questa candidatura mostra non solo lo sfregio rispetto alla volontà popolare espressa, ma anche la distanza incolmabile tra governatori e popolazione.
Non è un caso se il Sindaco di Firenze nel suo intervento a sostegno della candidatura di Firenze non parli mai di acqua come bene comune, ma come “bene preziosissimo” e non abbia mai pronunciato la parola “pubblico”.
La Toscana è da diversi anni una delle regioni con le tariffe dell’acqua più alte d’Italia, Publiacqua ha visto crescere gli utili, ma non gli investimenti. Proseguono le perdite idriche, molti territori hanno fognature e impianti di depurazione ancora assenti o vetusti. Ricordiamo ancora bene il crollo del Lungarno Torrigiani, per il quale nessuno ha pagato, se non i soliti contribuenti che avevano già pagato la manutenzione con le loro bollette salate.
Adesso però Firenze è pronta per il passo ulteriore: una multiutility che – ben lontana dall’essere una ripubblicizzazione del servizio idrico -accorperà la gestione dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti e gas) e sarà una società di diritto privato. E, come tutte le Spa, avrà come fine principale il profitto.
Se proprio vogliamo utilizzare l’ormai inflazionata metafora del Rinascimento, certo questo non passerà per una grande expo dell’acqua, né per la futura multiutility, ma troverà un senso soltanto in un ritorno alla gestione pubblica, i cui utili possano essere interamente reinvestiti nel servizio idrico stesso a beneficio di tutti e tutte.
Francesca Conti
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