Sommergibili italiani a spiare i migranti e Open Arms

Ieri udienza burrascosa con varie sospensioni al processo Salvini per la vicenda Open Arms. Durante l’udienza viene fuori la storia di un sommergibile della Marina Italiana che riprendeva un’imbarcazione dei migranti non per prestare soccorso, ma per documentare la tesi salviniana sulle Ong come taxi del mare. Ci sarebbero, secondo Fabrizio Mancini direttore del Servizio Immigrazione del ministero dell’Interno, delle riprese fatte da un sommergibile della marina militare italiana che si trovava nelle vicinanze. Il Prefetto Mancini ha raccontato del giorno in cui al Viminale con “pass ViP” sono arrivati alcuni ufficiali della Marina Militare italiana con il filmato del sommergibile. “La visita degli ufficiali fu preceduta da una telefonata dello Stato Maggiore CincNav della Marina. Gli ufficiali portarono il filmato del sottomarino, fu una cortesia istituzionale, del filmato del sommergibile ne facemmo una ‘nota informativa’ poi distribuita a tutte le procure della Sicilia”, racconta Mancini. Il Pm in aula non l’ha presa bene: “a chi avete inviato il filmato? Noi a Palermo non lo abbiamo e non ne siamo a conoscenza, non risultano deleghe di polizia giudiziaria, Polizia dico: Prefetto, lei è un alto funzionario e dovrebbe sapere la differenza tra Polizia e un corpo militare”. In controesame gli avvocati di Parte Civile, idem i PM, hanno più volte chiesto ‘cui prodest’, a che titolo Mancini fosse il destinatario di questa visita e di questa visione del filmato fatto dal sottomarino: cortesia istituzionale, ha continuato a ripetere il Prefetto.

Mancini: un testimone non della difesa ma che ha fatto sbottare il pubblico ministero che ha infatti detto: “Sembra di sentire un comizio non un testimone”. Proviamo a immaginarci la scena c’è un’imbarcazione piena di migranti e il sommergibile non decide di palesarsi e di controllare se tutto va bene ma inizia a fare delle riprese del comportamento di questo natante. Secondo Mancini che riporta le osservazioni del sommergibile, la barca non aveva problemi di galleggiamento ed aveva i motori fuoribordo istallati. Da qui la domanda della Buongiorno (avvocatessa di Salvini) “se un barchino è in buono stato di galleggiabilità una ONG può prendere a bordo i migranti?”. La risposta è che non occorre che il barchino sia in una situazione in sé critica, ma che bastino alcune avvertenze tipo quella di un sovraccarico, per potere intervenire. L’avvocata insiste puntando l’attenzione sulla galleggiabilità, quella che le riprese del sommergibile aveva documentato. A questo punto è palese il disegno che vorrebbe trasformare le operazioni di salvataggio in reati di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Mancini infatti ha anche detto: “L’esigenza di modifica delle procedure nasceva a seguito delle decisioni prese in un comitato Nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, di fine 2018, in cui si prese atto che i numeri degli sbarchi erano calati, e l’orientamento politico era di considerare la gestione degli sbarchi un problema di immigrazione irregolare e sicurezza pubblica e non già un problema di ricerca e soccorso di vite umane in mare”.

Ora a noi viene in mente che quelle riprese non furono fatte per caso e che soltanto casualmente fossero poi comunicate dalla Marina Militare al capo del servizio immigrazioni del Ministero dell’Interno, dimostrando una efficienza tutta casuale nelle comunicazioni interne tra due ministeri diversi. Ci viene il sospetto che quel sottomarino si trovasse al punto giusto e al momento giusto – quello che immediatamente precede l’intervento della Open Arms, altrimenti le sue riprese non testimonierebbero niente, visto che le condizioni potevano cambiare – perché la sua missione era proprio quella di spiare le imbarcazioni dei migranti e le opere di salvataggio delle ONG. Allora sarebbe interessante sapere chi ce l’aveva mandato e quale era la sua missione. Chi aveva deciso del suo impiego? Non pensiamo che i sommergibili italiani girellino nei fondali di mari di pertinenza libica a fare riprese così per diporto. Ci chiediamo anche quanto costino questo tipo di missioni e se quei costi siano comparabili o meno con la repressione del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o invece con quello per il salvataggio di vite umane.

“Spero che il Tribunale abbia chiaro che l’imputato in questo processo è SaIvini e non le ONG quando vengono a testimoniare. Ani Montes, al tempo dei fatti capo missione della ONG, efficace, chiara, ha dato pure qualche lezione sugli obblighi dettati da leggi e convenzioni internazionali: non è caduta in improvvide trappole (alcune pure imbarazzanti) del difensore di Salvini e nemmeno nel questurinico piglio del Tribunale durante il controesame. Del resto, questo clima e questo piglio nei confronti delle ONG – che, giova ricordare e ripetere, vengono a deporre in qualità di testimoni, non sono imputati, qui l’imputato è fino a ‘prova contraria’ l’ex ministro – si è palesato pure nell’esame precedente del comandate della nave ONG Marc Reig Creus”. Postava Sergio Scandura su Facebook. Mancini ha anche detto che la ‘musica’ sui blocchi e le attese di giorni e settimane per le ONG e per le assegnazioni di un porto di sbarco, non è cambiata affatto: tali erano i blocchi in mare con SaIvini ieri e tali rimangono oggi con Lamorgese.

Questo il link alla registrazione del processo su Radio Radicale

Qui di seguito uno spezzone della scena iniziale del film di Steven Spielberg “1941 allarme a Hollywood”. Un altra farsa che ha come protagonista un sommergibile, questa però che rimane nei canoni della commedia senza i risvolti tragici della prima: