Odeon, un luogo speciale che merita un futuro migliore

L’annunciata trasformazione del Cinema Odeon in una sorta di spazio libreria polivalente con il cinema ridotto alla sola galleria diventando di fatto un’attività secondaria è qualcosa che a Firenze purtroppo non stupisce. Conferma l’assenza di qualsiasi ripensamento sia delle politiche culturali che dell’inevitabile trasformazione del centro storico.

Come in un tetris inesorabile l’operazione Odeon-Giunti è l’ennesimo mattoncino che contribuisce all’espulsione non solo dei residenti, ma anche di chi si ostina a frequentare il centro per le poche iniziative culturali dedicate a chi la città la vive. L’Odeon grazie alla programmazione dei film in lingua originale e anche di classici del cinema ha continuato ad attrarre fruitori e amanti del rito della proiezione. Sicuramente la decisione, presa diversi anni fa da parte della Regione Toscana, di spostare la 50 giorni di cinema internazionale al Teatro della Compagnia non ha aiutato la frequentazione del cinema Odeon, i cui titolari, dopo le chiusure dovute al Covid, hanno messo in piedi una programmazione stanca e piuttosto ripetitiva. Nonostante tutto questo l’Odeon ha continuato finora ad essere frequentato da un pubblico molto fidelizzato e affezionato. L’appello, firmato in pochi giorni da più di 6.000 persone ne è stata la dimostrazione.

Cinema Odeon FirenzeIl progetto presentato nel corso di una conferenza stampa organizzata dopo l’uscita della petizione ha soltanto confermato i sospetti di chi aveva fin dall’inizio criticato il progetto. Una libreria con palco per i concerti, con uno schermo a scomparsa e con merchandising vario e, ciliegina sulla torta avvelenata, qualcosa legato al cibo, ma ancora molto fumoso.

Eppure in quella zona le librerie simili sono già tre; Red, Melbooks e Feltrinelli. A che scopo una nuova libreria? Ma soprattutto per quali clienti? Non solo, il progetto presentato suona come qualcosa di già sentito. Viene in mente la catena FNAC che in Italia chiuse diversi anni fa perché evidentemente quel tipo di operazione non incontrava una clientela numerosa. Alla luce di tutto questo, il sospetto che si possa puntare tutto sulla ristorazione è sacrosanto. In quel caso il target sarebbe chiaro: i turisti.

La prospettiva peggiore è che la nuova libreria-cinema-bar non funzioni, chiuda i battenti e dopo qualche anno l’ormai ex-Odeon diventi l’ennesimo vuoto che poi verrà colmato con una struttura ricettiva o con l’ennesima mangiatoia. Sono tante le ferite aperte in città e per questo la reazione da parte di molti è stata di rabbia e critica feroce. Si pensi al Cinema Universale che prima è stato trasformato in un locale e poi in appartamenti, oppure al Gambrinus, sempre di proprietà della famiglia Germani, trasformato in un Hard Rock Cafè. Per non parlare dell’Apollo, del Supercinema, del Teatro Nazionale e dell’Astra due, altra proprietà Germani.

Cinema OdeonOltre al tema dell’espulsione dei residenti e degli amanti del cinema, l’altro tema centrale è quello della cultura. Molte delle voci che si sono schierate a favore dell’operazione Giunti-Odeon hanno sottolineato il fatto che lo spazio è privato e che in fondo il privato può fare quel che vuole. Ma la cultura di una città non è una questione privata, è questione pubblica che riguarda tutti e tutte. Dovrebbe riguardare prima di tutto l’amministrazione che potrebbe e dovrebbe dire la sua su un’operazione di questo genere. Scontato che non sarà da questa amministrazione che arriverà un’inversione di tendenza, anzi.

Il Cinema Odeon ha certamente una proprietà, ma appartiene al tempo stesso alla città e ai suoi frequentatori. La bellissima sala realizzata da Alfonso Coppedè e Marcello Piacentini, le prime che ha ospitato, la programmazione in lingua originale, i classici restaurati. Su tutto questo non si può tirare una linea senza coinvolgere chi ha promosso e firmato l’appello. L’appello è stato in qualche modo un atto di amore, amore che sembra mancare a chi presenta per un luogo speciale un progetto stanco, figlio dell’altro ieri. Sarebbe bello che l’Odeon venisse affidato a qualcuno che è pronto ad una sfida verso il futuro e a investire soldi, intelligenza, preparazione e cultura in uno dei luoghi simbolo di Firenze.