Estratto da L’inconscio Macchinico di Felix Guattari

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Nel trentennale dalla morte, con il gentile permesso della casa editrice, pubblichiamo un brano tratto da: Felix Guattari, L’inconscio macchinico. Saggi di schizoanalisi, Orthotes, Napoli Salerno 2022, pp. 318, € 25.00, e in particolare da pag. 39 a 45.

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CONCATENAMENTI DI ENUNCIAZIONE, TRASFORMAZIONE E CAMPI PRAGMATICI

Il concatenamento dell’espressione e del contenuto non cade dal cielo

Il contenuto e l’espressione non sono legati l’un l’altra per virtù dello spirito santo; all’“inizio” dei concatenamenti di enunciazione, non si trova né il verbo, né il soggetto, né il sistema, né la sintassi… ma: delle componenti di semiotizzazione, di soggettivazione, di coscienzalizzazione, di diagrammatizzazione e di macchinismi astratti. I sistemi di corrispondenza e di traduzione tra gli stati di lingua e gli stati di cultura, tanto sul piano sincronico che diacronico, non vanno mai da sé! Quando essi sembrano partecipare al senso comune è perché sono stati trattati in modo appropriato per rispondere a questo fine. Tutti i significati, tutti i modi di semiotizzazione, devono essere rapportati ai loro concatenamenti di enunciazione. Dipende da questi il grado di autonomia del piano di contenuto su cui esse si inscrivono e la regolazione del loro angolo di significanza in rapporto alle condizioni locali del triangolo semiologico[1], ossia, alla fine, la loro capacità semiotica di “tenere in mano” un sottoinsieme dato del mondo che muove dalla rappresentazione e dai morfemi del referente, conservando la loro propria coesione funzionale nel quadro delle sintassi dominanti. Lo statuto del soggetto non sta dunque nel gioco di un significante, come vorrebbe la psicanalisi strutturalista; esso è disposto da un insieme di componenti eterogenee, lo stesso che semiotizza ciò che ho chiamato le “realtà dominanti”. L’individuazione del processo di enunciazione e la discernibilità semiotica di un altro da sé sono essi stessi inseparabili da un certo modo di organizzazione sociale. Il clivaggio del soggetto dell’enunciazione e del soggetto dell’enunciato è inseparabile dal clivaggio dei buoni e dei cattivi oggetti dell’inconscio, ovvero della topica libidinale del campo sociale. Il limite tra l’io “ricevuto”, l’io semiologicizzato, l’io fuori presa è costantemente lavorato dal socius[2]. Lo svincolamento del soggetto, dell’altro, della legge e del piano del contenuto corrispondono sempre a quello di oggetti particolari di potere. Il contenuto non cristallizza quindi un mondo universale ma una mondanità marcata dai campi di forza contingenti, centrati su dei sistemi ben precisi di risonanza soggettiva. Le ridondanza falliche, per esempio, non appartengono a una funzione simbolica universale, ma a poteri maschili, a istituzioni autoritarie, a tratti di viseità repressivi ben caratterizzati.

Riportare la produzione di significazione sul terreno delle materie di espressione e delle micro-politiche concrete, non presuppone, tuttavia, che sia loro proibito l’accesso a sistemi più deterritorializzati. Non è questione di portare i concatenamenti di enunciazione e i concatenamenti di desiderio dalla parte del concreto, del “naturale”, per metterli al riparo dall’astratto e dall’artificiale! Innanzi tutto perché è un desiderio deterritorializzato a essere motore, per larga parte, della soggettivazione capitalistica (l’ideale di un potere fondato, per l’essenziale, su di un assoggettamento semiologico e un asservimento semiotico). Poi perché nessuna “rivoluzione molecolare” potrebbe risparmiare la messa in opera dei concatenamenti di enunciazione più deterritorializzati[3]. Il carattere di contingenza delle formazioni di potere enunciatrici non implica affatto che esse “aderiscano” alle realtà più materiali e si sgancino dai modi di semiotizzazione più complessi

È dalla formula del suo nucleo macchinico che un concatenamento trae il suo più o meno grande grado di libertà, ma questa formula è fondamentalmente meta-stabile. In quanto tali, le macchine astratte che la compongono non hanno alcuna consistenza esistenziale “reale”; esse non hanno alcuna “massa”, alcuna “energia” propria, alcuna memoria. Esse non sono che l’indicazione infinitesimale, iper deterritorializzata della cristallizzazione di un possibile entro degli stati di cose e degli stati di segni. Si potrebbe compararle a queste particelle della fisica contemporanea, “virtualizzate” dalla teoria e che non conservano la loro identità se non per un tempo ridottissimo; identità, del resto, che non è necessario manifestare concretamente, tanto che il complesso teorico- sperimentale può funzionare, in modo soddisfacente, non facendo che presupporre la loro esistenza. È questa metafora che mi ha condotto a forgiare, a proposito dell’effetto diagrammatico, questa espressione di segni-particelle[4]: le macchine astratte si “caricano” di ridondanza di risonanza (significazione) o di ridondanza di interazione (esistenza “reale”), a seconda che esse si fissino e si depotenzino su di una sostanza semiologica, o che esse si inscrivano su di un philum macchinico.

Fino ad ora, abbiamo lasciato nel vago i criteri che ci permetterebbero di definire in modo preciso un concatenamento, in rapporto, da una parte, alle sue componenti e, dall’altra, al campo in seno a cui esso si sviluppa. Non potremo chiarire questa questione se non alla condizione di caratterizzare meglio questa nozione di consistenza esistenziale. In effetti, le modalità di esistenza delle macchine astratte sono radicalmente differenti da quelle dei concatenamenti concreti. L’esistenza, in quanto coordinata macchinica fondamentale, dipende da tre tipi generali di consistenza[5]:

  1. Consistenze molari

Gli elementi ridondanti sono qui fortemente cristallizzati, stratificati, e i flussi di ridondanza sviluppano:

  1. – effetti di risonanza debole (effetto significante, ad esempio: pura traduzione formale);
  2. – effetti di interazione debole (plus-valore stratificato di codici).

Torneremo ulteriormente sul fatto che l’opposizione molare-molecolare non può essere identificata come un incastro spaziale di tipo grande-piccolo, macro-micro, ma dipende da un’alternativa di ordine micro-politico, da una scelta di consistenza. (Esistono, per esempio, dei ritornelli microscopici che conducono delle politiche molari o molecolari, indipendentemente dal fatto che esse funzionino altrove a partire da ridondanze di risonanza o da ridondanze di interazione.) Ciò che caratterizza la politica di stratificazione molare è la costituzione di un mondo di oggetti e di soggetti stratificati, identificati, gerarchizzati, dal momento che le singolarità e le macchine astratte vi sono tenute in mano da sistemi di coordinate che non autorizzano loro se non il minimo grado di libertà necessario alla sopravvivenza dei concatenamenti.

L’esercizio di ciò che sarà definito ulteriormente come schizo- analisi generativa resterà circoscritto al livello delle consistenze molari deboli. Essa consisterà nell’operare spostamenti di consistenza in seno ai concatenamenti, riducendo gli effetti di risonanza a vantaggio dell’interazione diagrammatica debole.

  1. Consistenza molecolare

Gli elementi di ridondanza sono veicolati da substrati meno strati- ficati dei precedenti e i flussi di ridondanza sviluppano:

  1. – effetti di risonanza forte (campo semantico in quanto tale, campo immaginario, effetti poetici, mistici, ecc.);
  2. – effetti di interazione forte (componente di passaggio, come la viseità, i ritornelli…).

È impossibile, al livello delle interazioni molecolari, distinguere tra ciò che spetta a una componente, un concatenamento e a un campo. Tutte le interazioni macchiniche si equivalgono, tutte le ridondanze si sovrappongono, tutte le traiettorie di segni-particelle si incrociano. Qui abbiamo a che fare con l’aspetto attualizzato dei macchinismi astratti. Il concatenamento, in quanto rappresenta la dimensione di “relazione esteriore” e di manifestazione dei macchinismi astratti, coincide con i suoi effetti di campo. Siamo nell’ordine dei “gradi di realtà” e dei “gradi di astrazione” senza che alcuna delimitazione assoluta possa mai essere colta. Questo tipo di consistenza inter-concatenamento, inter-componenti, inter-campo, è la sede dei nessi micro-politici fondamentali per la schizo- analisi, come la più o meno grande malleabilità dei concatenamenti a piegarsi ai diversi poteri di assoggettamento e potenze di asservimento, – che concernono, detto altrimenti, tutto ciò che appartiene ai rapporti di forza sociali e dei metabolismi molecolari dell’inconscio macchinico.

  1. Consistenza astratta (o assoluta o intrinseca)

Gli elementi macchinici sfuggono qui ai sistemi di ridondanza. (Esse sono fuori coordinate, essendo esse stesse a fondamento dei sistemi di coordinate.) Si distinguerà:

  • La consistenza delle astrazioni capitalistiche (il Capitale, il Potere, la Musica, ecc…) come chiave di volta delle risonanze significanti e dei campi semantici, sorta di livello letale dei macchinismi astratti, ma che nondimeno ne modella l’universo della rappresentazione[6];
  • La consistenza dei segni-particelle che definisce specificamente i nuclei irriducibili del possibile macchinico astratto.

Comunque sia il possibile manifestato dalla consistenza dei campi molecolari, questo tipo di nucleo tiene in riserva un “possibile potenziale”. È in ciò che non si dissolve mai nell’universo delle componenti e dei campi. Questo possibile non manifesto è racchiuso dai tratti singolari delle materie di espressione e “immagazzinato” su di un piano generale di consistenza delle macchine astratte. (Esempio: data una politica di surcodifica significante, non è indifferente che essa sia messa in opera da questa o quella materia di espressione. Così, il fatto che certe macchine di scrittura o certe macchine informatiche siano utilizzate a titolo di strumento di controllo sociale può cambiare radicalmente le modalità di quest’ultimo)[7]. Ciò che sarà definito ulteriormente come schizo-analisi trasformazionale si situerà essenzialmente a questi ultimi due livelli di consistenze molecolari forti e delle consistenze arbitrarie. Essa consisterà nell’operare degli spostamenti di consistenza in seno ai concatenamenti, a vantaggio della liberazione di componenti di passaggio, del lancio di nuove macchine di segni- particelle diagrammatiche e a detrimento dei campi semiotici e delle astrazioni capitalistiche.

Riassumendo:

Il nucleo macchinico che specifica un concatenamento si situa all’incrocio di due tipi di consistenza diagrammatica:

  • l’insieme sfumato delle consistenze molecolari (componente-concatenamento-campo);
  • l’insieme macchinico astratto indecidibile[8] di consistenza astratta intrinseca.

Distinguibilità di un nucleo macchinico attraverso l’incrocio di due modi di consistenze esistenziali

Incrociando le coordinate esistenziali di consistenza (molare-mole- colare-astratta) e le coordinate di efficienza (ridondanza di risonanza- ridondanza di interazione) si arriva così a sei tipi generali di consistenza di campo.

consistenza

molare

consistenza

molecolare

consistenza

astratta

ridondanze

di risonanza

campi

significanti

campi

semantici

astrazioni

capitalistiche

ridondanze macchiniche di interazione codificazioni stratificate componenti di passaggio costellazioni di segni-particelle (macchine astratte)

Sottolineiamo il carattere dissimmetrico di questi sei tipi di campi. In effetti, se da un lato abbiamo le componenti dei concatenamenti e dei campi che possono “appesantirsi” nella risonanza, fino al punto totale di impotenza; dall’altro non troviamo mai puri nuclei di interazione diagrammatica. Le componenti a-significanti si sviluppa- no in qualche modo sul letame delle componenti significanti, esse proliferano, come dei parassiti microscopici, sulla soggettivazione e la coscienzializzazione. Anche nel caso di un puro macchinismo informatico, rimangono sempre, da qualche parte, alla fine della catena, dei terminali semiologici umani.

Prima di venire ai concatenamenti semiotici misti (diagrammatici e semiologici), cercheremo qualche caratteristica del caso di figura estrema che rappresenta la trasformazione da macchine astratte in astrazioni significanti, nel quadro dei concatenamenti di potere capitalistico.

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  1. Vedi Appendice, pp. 195-196
  2. Secondo Greimas, la superiorità delle semiologie linguistiche su quello che egli chiama la «gestualità comunicativa» starebbe nel fatto che solo le prime riuscirebbero a far entrare in sincretismo il soggetto dell’enunciazione e il soggetto dell’enunciato. Ma può essere anche ciò che fa la ricchezza delle semiotiche non verbali! A condizione che esse siano concepite come capaci di «colpire» macchinismi astratti dell’inconscio macchinico! A.J. Greimas, Du sens, Seuil, Paris 1970.
  3. Ogni lato del triangolo semiologico è, in effetti, «incaricato» di concatenamenti altamente differenziati dal punto di vista della loro capacità di «sfruttamento» semiotico e richiede delle risposte che siano almeno alla loro «altezza»:
    • dal lato del significante: concatenamento di potere diagrammatico, scientifico, economico, ecc.;
    • dal lato del significato: «dispositivi ideologici», Dispositivi di potere (scolastici, sanitari, ecc…);
    • dal lato delle semiotiche del referente: sistemi di asservimento delle modalità di codificazione percettive, mass-media, ecc…

    Esempio: gli oggetti di consumo si percepiscono nella misura in cui: 1) le semiotiche monetarie ci autorizzano ad accedervi (“il potere di acquisto”), 2) la pubblicità ce li designa; diversamente, si passa loro accanto senza vederli, o ci si limita a immaginarli

  4. Si veda anche gli sviluppi concernenti le componenti diagrammatiche, pp. 206-207.
  5. Cfr. la tavola, infra p. 44.
  6. Cfr. gli sviluppi, infra p. 44.
  7. Converrebbe stabilire delle distinzioni tra i diversi modi di traducibilità a seconda che essi abbiano per oggetto una proposizione scientifica o un enunciato di vita quotidiana, a seconda che essi siano effettuati da una macchina estetica o da una macchina sociale rivoluzionaria, ecc… Ogni caso, ogni situazione è marcata da una formula macchinica relativa a un tipo particolare di consistenza intrinseca. Sarebbe illusorio credere, per esempio, che la struttura data alle forme musicali in epoca barocca contenesse “in potenza” l’assiomatica dello sviluppo della musica romantica. È possibile rilevare delle costanti, delle corrispondenze logiche da un periodo all’altro, ma le transizioni reali sono sempre di un’altra natura. Fattori multipli, di ordine tecnologico, scientifico, economico, politico, ecc., sono da prendere sempre in considerazione. Alcuna struttura formale sovrasta i differenti strati semiotici, tranne che nella testa dei teorici dell’arte o degli epistemologi. Anche nel caso in cui stili, teorie sembrano imporsi come dogmi e sembrano segnare la propria epoca con la loro impronta, le vere mutazioni, in realtà, risultano dall’intreccio di componenti che oltrepassano da tutti i lati la struttura considerata.
  8. Nel senso in cui sfugge a ogni sistema di coordinate.

 

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