Le tre ecologie di Felix Guattari – L’introduzione

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Nel trentennale dalla morte, con il gentile permesso della casa editrice, pubblichiamo l’introduzione all’edizione italiana di:

Felix Guattari, da: Felix Guattari e Franco La Cecla, Le tre ecologie, Sonda, Milano 2019, pp. 14, €18.00

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Introduzione all’edizione Italiana

L’ecologia ha questo di eccezionale: è stata dapprima una scienza e successivamente si è trasformata in modo tale da diventare una delle principali scommesse politiche ed etiche della nostra epoca. Certo, l’ecologia scientifica continua a conoscere un grandissimo sviluppo, fornendo ogni giorno nuovi dati sulle minacce che pesano sulla biosfera, ma, al contempo, sembra che soltanto una presa di coscienza globale da parte dell’umanità dei problemi che essa pone possa permettere di giungere a soluzioni su una scala adeguata. Chiaramente, l’ecologia ambientale dipende completamente dalla capacità di intervento di molteplici sfere decisionali, che rivelano una sempre maggiore incapacità di adottare misure di vasta portata che vadano contro le lobbies o anche solo ampi movimenti d’opinione. Sembra che la mondializzazione dell’economia conceda sempre meno spazio d’iniziativa ai decisori politici e ciò indipendentemente dal fatto che siano di destra o di sinistra.

Pertanto la crisi ecologica rinvia a una crisi più generale del sociale e del politico. Di fatto, ciò che viene messo in discussione è una sorta di rivoluzione delle mentalità che oggi si fanno garanti di un certo tipo di sviluppo, di un produttivismo che ha perduto ogni finalità, a parte quella del profitto e del potere, di un ideale di consumo che confina con l’infantilismo.

In un simile contesto, l’umanità sarà capace di prendere in mano il proprio destino? Vista dai Paesi del Terzo Mondo, la situazione sembra disperata: sotto una pressione demografica insostenibile, centinaia di milioni di individui sono condannati alla fame, alla decadenza e devastazioni ecologiche spaventose, comprese quelle sociali e mentali. Ma sarebbe del tutto fuori luogo incriminare principalmente il Terzo Mondo di tutti i nostri mali ecologici! (A questo proposito, Alain Lipietz ha indicato bene i danni del mito del «polmone amazzonico»). Sono i Paesi più sviluppati i più inquinanti e a loro va imputata la responsabilità degli squilibri catastrofifici che il Terzo Mondo conosce da un punto di vista economico.

In via di principio, voglio dire, se la situazione la si guardasse dalla stella Sirio, le soluzioni sarebbero a portata di mano: le fantastiche rivoluzioni tecnico-scientifiche che caratterizzano la nostra epoca, se debitamente riorientate, potrebbero risolvere i problemi dell’alimentazione come quelli dell’inquinamento e dell’espansione culturale. Ma, invece di tutto ciò, abbiamo di fronte l’immobilismo, l’espansione delle regressioni integraliste, il ciascuno per sé a danno di tutti.

Allora, si ripropone il lancinante problema: come modificare le mentalità, come reinventare delle pratiche sociali che restituiscano all’umanità il senso delle sue responsabilità, non solo verso la propria sopravvivenza, ma anche riguardo al futuro di tutta la vita su questo pianeta, di quella delle specie animali e vegetali come di quella delle specie incorporee, se così posso chiamarle, come la musica, le arti, il rapporto con il tempo, il sentimento di appartenenza al cosmo.

Fino a oggi, le relazioni politiche nazionali e internazionali sono state caratterizzate da lotte di interesse, da rapporti di casta, di classe, di razza. La sfida ecologica reclama un rovesciamento di questo sistema di valori: un’ecosofia che sostituisca i vecchi antagonismi che conducono il pianeta umano dritto dritto verso la sua scomparsa. Non si tratta più soltanto di affermare dei diritti democratici, dei diritti formali dell’uomo e della donna, ma è altresì necessario che, in ogni decisione che riguardi la comunità, si tenga conto dell’essere dell’altro, con la sua differenza, libertà e apertura a possibili infiniti.

Essere responsabile della responsabilità dell’altro, per riprendere una formula di Emmanuel Lévinas, non significa per nulla abbandonarsi alle illusioni idealistiche. Le lotte di classe, l’alienazione sessuale, lo sfruttamento del Terzo Mondo permangono e i partiti, i sindacati, le associazioni hanno una funzione da svolgere.

Però è necessario qualcosa di più: un reinquadramento delle finalità, un’assunzione dell’esistenza nella sua compiutezza – la vita, la morte, con tutta la loro stranezza – associati alla ridefinizione di nuove solidarietà internazionali e alla promozione del desiderio di vivere, di creare in quanto parametro economico e sociale primordiale. L’umanità ha dei conti da saldare sia a proprio nome ma anche a nome del cosmo. Non è un’accozzaglia di molecole sperdute in un angolo dell’universo, ma è portatrice di un senso che va ben al di là dei discorsi politici distillati dai media attuali.

Questa umanità regressiva, fredda, che non vuol sapere nulla di ciò che la ostacola e che ignora ciò che la minaccia, è il risultato di un’autentica polluzione mentale. Lungi dal ripiegarsi sulla natura come si immaginava ieri, spetta all’ecologia reinventare nuove maniere di stare nel mondo e nuove forme di socialità. L’ecologia sarà in primo luogo mentale e sociale o non sarà nulla, o comunque poco.

Félix Guattari

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