La preside Savino non è sola. Antifascisti presenti!

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Sta volando oltre le 100.000 firme dopo meno di ventiquattro ore la petizione lanciata a sostegno di Annalisa Savino, preside del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci di Firenze, dall’Associazione Priorità alla scuola.

Le minacce di provvedimenti da parte del ministro Valditara hanno suscitato un’immediata solidarietà sia fuori che dentro al mondo della scuola. Gli esponenti di Fratelli d’Italia che erano rimasti zitti e muti di fronte al pestaggio davanti al Liceo Michelangiolo, non hanno invece saputo tacere di fronte alla lettera di Savino che altro non è che un monito contro la violenza e un invito a non essere indifferenti di fronte ai fascismi e ai totalitarismi. Valditara nel minacciare provvedimenti ha affermato che “Non compete a una preside, nelle sue funzioni, lanciare messaggi di questo tipo.” E ha proseguito dicendo “In Italia non c’è pericolo fascista, né una deriva violenta e autoritaria”. Anche Alfredo Antoniozzi, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha superato l’afasia che aveva colpito tutto il suo partito dopo l’aggressione agli studenti del collettivo di sinistra, e si è esibito nel più classico benaltrismo di stampo fascista: «Alla preside raccomandiamo alcune integrazioni: i novanta milioni di morti generati nel mondo dal comunismo, le foibe, le sanguinarie repressioni di Praga e Budapest, l’attualità di una Cina in cui non esistono i diritti civili».

A queste parole sono seguiti i fatti con il blitz di Blocco studentesco emanazione di Casa Pound che ha lasciato di fronte al Liceo uno striscione che recitava “Non ci fermerà una circolare. Studenti liberi di lottare”.

La Preside del Da Vinci non è stata per fortuna la sola. Anche il Liceo Pascoli con una lettera pubblica ha condannato la violenza e dato solidarietà agli studenti aggrediti. Luca Stefani, il preside dell’istituto superiore Salvemini-Duca d’Aosta ha definito l’aggressione “azione squadristica tipica della mala pianta del fascismo”, mentre il Collegio dei docenti del Michelangiolo si chiede “come mai sia consentita agibilità politica e disponibilità di spazi cittadini a movimenti e gruppi che si richiamano ancora nella teoria e nella prassi al fascismo”. Nello stesso documento i docenti ricordano gli insigni allievi antifascisti di quel liceo: Piero Calamandrei, Carlo e Nello Rosselli, di Anna Maria Enriques Agnoletti. Tre su quattro morti per mano fascista, ci permettiamo di aggiungere.

Di fronte alla comunità scolastica, agli attivisti che hanno sfilato contro il fascismo e all’indignazione dell’opinione pubblica non solo fiorentina, Azione Studentesca ha deciso di rimandare a data da destinarsi la due giorni di formazione della destra studentesca che avrebbe dovuto tenersi proprio a Firenze il 18 e il 19 marzo con il titolo fascistissimo ‘Falange in marcia’.

Fin qui la cronaca dei fatti, ma come è stato possibile, come giustamente si chiede il collegio dei docenti del Liceo Michelangiolo, che certi gruppi estremisti fascisti siano riusciti ad avere agibilità non solo in città ma in tutto il paese?

Giovanni Baldini dell’ANPI, esperto di nuove destre e curatore del progetto Galassia nera ha ricordato nel corso di una recente intervista a Novaradio che “Parlare di Azione Studentesca non è corretto, perché di fatto a Firenze coincide con Casaggì, perché le persone sono le stesse. E Casaggì è il gruppo che la egemonizza con la rappresentanza di Fratelli d’Italia. Su 5 consiglieri di quartiere di FdI a Firenze, ben 4 sono militanti di Casaggì. Dei 2 consiglieri comunali, il capogruppo di FdI Alessandro Draghi è di Casaggì e il capogruppo in consiglio regionale, Francesco Torselli, sono due dei fondatori di Casaggì.

Ma aggiunge anche che appesi alle pareti di Casaggì vi sono tra i padri ispiratori Alessandro Pavolini e alti ufficiali delle SS, non solo, sul loro sito parlano di ‘patria che si basa sul sangue della stirpe’ e citano passi del giuramento delle SS. Una realtà quindi che non nasconde di ispirarsi al fascismo e addirittura al neonazismo.

Di fronte a tutto questo però non possiamo non porci il problema della memoria non condivisa di questo paese che fin dal 25 Aprile 1945 si è trovato a non chiudere i conti con il suo passato fascista. Sappiamo bene come i fascisti siano rimasti dentro le istituzioni democratiche italiane, ricordiamo quando Sandro Pertini poco dopo la strage di Piazza Fontana, incontrò a Milano l’allora questore Marcello Guida, e si rifiutò pubblicamente di stringergli la mano, poiché era stato il direttore del carcere di Ventotene dove lo stesso Pertini era stato detenuto.

Come possiamo dimenticare che dietro tutte le stragi di stato che hanno devastato l’Italia e fatto centinaia di morti da piazza Fontana alla Stazione di Bologna c’era la mano fascista? Eppure, dopo la caduta del muro, una parte del centro-sinistra rimosse tutto questo in una sorta di pacificazione nazionale dove partigiani e ragazzi di Salò erano da equiparare, come per Luciano Violante. Quei ragazzi e ragazze di Salò però avevano contribuito a torturare e uccidere gli antifascisti e a perpetrare, insieme ai nazisti, strage ignobili di vecchi, donne e bambini inermi come a Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema. Anche per quelle stragi alla faccia della giustizia non pagò mai nessuno, visto che i documenti furono nascosti in un armadio con le ante rivolte verso il muro perché nessuno l’aprisse.

Ecco che le aggressioni agli studenti dei collettivi di sinistra, le minacce di Valditara -che deve dimettersi da Ministro di una Repubblica nata dalla Resistenza – alla preside di un liceo insieme ai tentativi di questo governo di cambiare la storia e il modo in cui la si racconta nelle scuole si inseriscono in questo percorso che dal Ventennio arriva fino all’oggi.

Occorre vigilare su qualsiasi riscrittura della storia, occorre opporsi alla logica degli opposti estremismi, perché di estremismo ce n’è uno solo ed è quello fascista. E sciogliere i gruppi che si richiamano al partito fascista, come da tempo si richiede a più voci. C’è solo una parte giusta della storia dove stare, quella dell’antifascismo.

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All'opposizione in Consiglio comunale a Firenze dal 2004 al 2014, la lista di cittadinanza perUnaltracittà è poi diventata laboratorio politico per partecipare alle vertenze sul territorio e dare voce alle realtà di movimento anche attraverso la rivista La Città invisibile.

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