Cancellato uno dei due fogli di via ai Sì Cobas, le libertà sindacali vanno difese

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Questo sabato il S.I. Cobas di Firenze e Prato scende in piazza per ribadire che non può esservi alcun arretramento sui diritti di libertà sindacale e di sciopero. Diritti questi che, nonostante il dettame costituzionale (nello specifico gli articoli 39 e 40 della Costituzione), sono invece sempre più calpestati non soltanto dai piccoli e grandi padroncini ma da quello stesso Stato che pur avrebbe mandato di tutelarli. Tornano in piazza – e noi con loro – perché l’attività sindacale è oggi nei nostri territori tanto limitata, ostacolata e repressa quanto più questa è realmente capace di difendere e tutelare i diritti e gli interessi dei lavoratori, limitandone lo sfruttamento e dunque, conseguentemente, il profitto della classe padronale. È questo il caso dei S.I. Cobas di Firenze e Prato, responsabili di tante battaglie vinte nei capannoni del distretto tessile e per questo sempre più colpiti da una serie di provvedimenti di palese natura repressiva. In prima istanza è stato colpito con un foglio di via obbligatorio, Luca Toscano, loro coordinatore sindacale. Giovedì 11 analogo provvedimento ha raggiunto un’altra coordinatrice, Sarah Caudiero, prelevata nella prima mattinata da casa e scortata in questura per il semplice fatto di aver protestato davanti ad un negozio di LiuJo durante una vertenza col noto marchio.

Entrambi sono allontanati dal Comune di Campi Bisenzio, area dove svolgono la propria attività sindacale. Misure che – in special modo a distanza di pochi giorni dalla manifestazione fiorentina di sabato 13 – appaiono con certa chiarezza intente a mandare un “avvertimento” dal carattere ritorsivo, cioè finalizzato a scoraggiare e deprimere, anche sul più basilare piano umano, il lavoro sindacale e la sua rivendicazione pubblica, di piazza. Il cosiddetto foglio di via infatti comporta l’impossibilità per 3 anni di entrare, senza previa autorizzazione, all’interno dei confini del comune da cui si è stati allontanati. Un istituto giuridico introdotto nel 1956 per sostituire il confino d’epoca fascista, con il preciso intento di colpire “persone socialmente pericolose” ovvero dedite, secondo il testo di legge, “a traffici delittuosi” o che – come è ipotizzabile sostenga in questo caso la Questura di Firenze – “mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica” (art. 1 del D.lgs. n. 159/2011). Senza voler entrare nel merito del carattere di per sé autoritario di una simile norma, appare chiaro come non possa in alcun modo essere applicata nel caso di chi svolga un’attività esplicitamente tutelata dalla Costituzione!

A tal proposito si è espressa in una sentenza dell’aprile 2022 la terza sezione del Consiglio di Stato, ritenendo illegittimo il foglio di via obbligatorio adottato nei confronti di un lavoratore che eserciti il proprio diritto di sciopero, picchettando, “purché non avvenga con modalità violente o minacciose tali da condizionare la libertà dei lavoratori non scioperanti o da mettere a repentaglio, appunto, la pubblica sicurezza”. Ora, viene spontaneo domandarsi come volantinare all’interno di un centro commerciale – azione di protesta chiamata in causa per giustificare il provvedimento in discussione – possa anche solo lontanamente rientrare in questa fattispecie. In specie risulta più che controverso come una tale misura, per sua natura gravemente lesiva della libertà personale, sia stata emessa – come in questo caso – direttamente da un funzionario di pubblica sicurezza anziché da un giudice. Non è infatti difficile vedere in tale superamento della dimensione processuale chiari profili di incostituzionalità, violando l’articolo 13 della Costituzione, il quale con estrema chiarezza specifica che “la libertà personale è inviolabile” e che “non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’Autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”.

Siamo dunque di fronte all’abuso e alla normalizzazione di un istituto dal chiaro carattere eccezionale al fine di tutelare interessi meramente privatistici. In altre parole si prova ad allontanare fisicamente chi coordina l’organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici pensando così di indebolire la coesione e l’efficacia delle loro lotte. Tutto questo per proteggere chi specula sulla loro pelle: cooperative e terzisti mafiosi ma soprattutto i grandi nomi della moda e della logistica, tutti coinvolti – nella più totale impunità – in un vero e proprio Far West dove anche i più basilari diritti erano e sono calpestati in nome del profitto a tutti i costi. Giornata lavorativa di 8 ore invece che di 12 per 5 giorni alla settimana invece che 7, ferie e malattie pagate – diritti che diamo per scontati ma che solo grazie alla tenacia delle lotte sindacali condotte dal S.I. Cobas sono stati finalmente ottenuti da tanti lavoratori del distretto.

È proprio in virtù di queste vittorie, per il concreto pericolo rappresentato per l’arricchimento illecito da un’efficace attività sindacale che il padronato – con l’avallo e il complice sostegno delle istituzioni – torna a colpire il sindacato, provando a legargli le mani affinché gli affari nel distretto pratese continuino indisturbati. I lavoratori più fragili sfruttati e le tasche di pochi sempre più piene. A questo tentativo hanno risposto con plateale fermezza i lavoratori del S.I. Cobas, portando in sciopero 20 fabbriche, e con sempre maggiore attenzione parti della cittadinanza, che in questi giorni ha risposto in gran numero alla chiamata del sindacato sottoscrivendo l’appello contro il foglio di via. Ed è proprio grazie alla forza di una tale risposta che il questore, ad un giorno dalla manifestazione, ha cancellato il provvedimento di foglio di via per Luca Toscano. È questo il segno che la lotta paga, che non arretrare serve e che la solidarietà spaventa. Per questo, affinché venga stralciato anche il provvedimento il provvedimento ai danni di Sarah – citando un loro slogan ormai celebre – a gran voce diciamo: “TOCCA UNO, TOCCA TUTTI!”. Con Luca, con Sarah, con S.I. Cobas; per i lavoratori, le lavoratrici e la libertà sindacale scendiamo in piazza!

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