I determinanti commerciali della salute

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Coca-Cola e l’International Life Sciences Institute (ILSI), di cui Coca Cola è uno dei principali sostenitori, hanno finanziato la ricerca per supportare il messaggio dell’industria delle bevande analcoliche secondo cui è l’attività fisica, e non le diete, il fattore chiave dell’obesità. Ma secondo The Lancet  i prodotti e le pratiche delle industrie degli alimenti non salutari (alimenti e bevande ultra-trasformati), dei combustibili fossili, dell’alcol e del tabacco, sono responsabili di almeno un terzo dei decessi globali all’anno.

La prestigiosa rivista internazionale in una recente ‘Lancet Series’ sull’allattamento al seno ha mostrato come la lobby delle aziende produttrici di latte artificiale abbia fatto deragliare i progressi nell’educazione all’allattamento al seno. Inoltre, il 23 marzo di questo anno, ha lanciato la serie ‘Riequilibrare le asimmetrie di potere globali per migliorare sostanzialmente la salute umana e planetaria’, dedicata ai determinanti commerciali della salute (CDOH) – cioè ai  percorsi attraverso i quali gli attori commerciali influenzano la salute – guidata da Rob Moodie dell’Università di Melbourne, insieme ad autori di 15 paesi e 6 continenti, con il sostegno della Victorian Health Promotion Foundation of Australia. Vedi anche infografica.

Tutte le attività commerciali modellano la salute e gli ambienti fisici e sociali in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano, sia positivamente che negativamente. Gli interessi pubblici devono/dovrebbero avere sempre la priorità rispetto al profitto commerciale, a maggior ragione quando si è in condizioni emergenziali. Al contrario, le aziende private che hanno messo in commercio i vaccini anti-Covid-19 hanno guadagnato miliardi di dollari dalla vendita al miglior offerente di vaccini, trattamenti e test, peraltro finanziati con fondi pubblici: una iniquità che è costata ai paesi poveri più di un milione di vite umane perdute. Quasi 200 persone -tra cui l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon – hanno firmato una lettera in cui si criticavano aspramente quelle aziende farmaceutiche per aver anteposto il desiderio di ottenere profitti straordinari ai bisogni dell’umanità. I firmatari hanno chiesto ai leader mondiali di garantire che una simile ingiustizia non si ripeta mai più. Altrettante sono le vittime causate nei paesi più poveri dalla mancata concessione degli antiretrovirali ai pazienti affetti da HIV/AIDS. Certi prodotti, certe pratiche delle più grandi multinazionali sono fra le principali responsabili delle epidemie globali di malattie non trasmissibili (NCD): malattie cardiovascolari,  tumori, diabete, malattie mentali, di disuguaglianze sociali e sanitarie e di danni planetari.

Molteplici sono i determinanti commerciali della salute, nella società del fondamentalismo mercantile. Oltre al  tabacco, agli alimenti ultra-trasformati, ai combustibili fossili e all’alcol, accenniamo all’inquinamento dell’aria, dell’acqua, di cui anche l’allevamento intensivo degli animali è concausa; al gioco d’azzardo, ai social media, che per esempio possono fomentare dubbi infondati e contribuire al negazionismo del cambiamento climatico o all’esitazione vaccinale; alla tecnica che si sta trasformando in sistema dotato di una dinamica indipendente entro la quale ci troviamo intrappolati.  Anche l’industria delle armi è un determinante commerciale della salute che promuove continue guerre, e aumento di suicidi. Un altro determinante commerciale della salute è rappresentato dalla privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici (inclusi assistenza sanitaria, istruzione, servizi pubblici, carcerazione, difesa, assistenza agli anziani e trasporto di massa). Il settore privato, inoltre finanziando la ricerca e l’istruzione medica, favorisce i propri interessi commerciali.

L’Organizzazione Mondiale della Salute, inserì il termine ‘Commercial determinants of health’ nel 2021, nel ’Glossario della Promozione della Salute’, per indicare le attività del settore privato – comprese le strategie e gli approcci utilizzati per promuovere prodotti e scelte di consumo – che influiscono sulla salute delle popolazioni. Per Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’OMS, la salute pubblica non può progredire senza agire sui determinanti commerciali della salute: ‘È tempo di un cambio di paradigma. La salute pubblica non può e non migliorerà senza un’azione sui determinanti commerciali della salute, dal livello locale a quello globale. Sono necessarie nuove forme di governance della sanità pubblica’.

Ma nonostante le buone intenzioni, il rischio è che i determinanti commerciali della salute rimangono solo un altro termine, un argomento di convegni, di giornate dedicate, come la “Giornata mondiale 2023 senza tabacco” (che danneggia la nostra salute, la salute degli agricoltori e la salute del pianeta, contribuendo alla crisi alimentare globale). Si compilano liste, si esprimono raccomandazioni, timide tassazioni, senza però puntare decisamente l’indice sul modello di sviluppo capitalista, su quel necrocapitalismo responsabile dell’escalation della cattiva salute e della disuguaglianza sanitaria in tutto il mondo. Sarebbe indispensabile e urgente una ristrutturazione fondamentale del sistema politico e socio-economico globale. Ma attualmente la macroeconomia politica – il neoliberismo e il fondamentalismo di mercato  – plasmano profondamente la governance della salute globale attraverso regimi e istituzioni in aree come la politica commerciale e di investimento, programmi di austerità, governance farmaceutica e alimentare e regole che supportano la produzione e il consumo globalizzati.

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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