Inefficace e fuori tempo massimo lo stop agli affitti brevi nel centro storico di Firenze. La proposta, dal sindaco Nardella presentata come un modo per ripopolare l’area Unesco, si attuerebbe con l’introduzione di una norma urbanistica e di una leva fiscale di scarso appeal.
La proposta, “giuridicamente ardita” come la definisce il sindaco, atterra in un deserto urbano. Giunge dopo nove anni di governo cittadino che hanno spinto Firenze verso una monocultura del turismo senza uscita. Anni in cui l’amministrazione si è resa mediatrice nella vendita (sottocosto) di edifici pubblici e privati, nella maggior parte dei casi trasformati poi in alberghi e studentati di lusso. Eliminando così, di fatto, la possibilità di destinare grandi complessi edilizi alla residenza pubblica e a luoghi per la socialità degli abitanti.
Riportare residenti nel centro storico desertificato, dove si registrano 8.200 b&b, è – con i mezzi delineati dal sindaco – irrealizzabile, per vari ordini di motivi.
I quartieri centrali sono stati progressivamente svuotati di attrezzature di servizio, di esercizi commerciali indispensabili all’abitare e di funzioni rare. Commercio di prossimità, scuole, asili, anagrafe, case del popolo, artigianato di servizio: un tessuto variegato che è stato sostituito dal “mangificio”, dal commercio destinato al turismo, da gallerie e negozietti per la classe creativa. E a niente è valso lo sbandierato “regolamento Unesco” che, sostanzialmente, si limitava a bandire i kebabbari.
Già nelle sindacature Domenici (1999-2009), gli alloggi del centro hanno subito un processo di frazionamento in miniappartamenti, che ancora oggi non vede la fine. Il patrimonio abitativo ha acquisito un carattere consono all’uso turistico (per rendersene conto è sufficiente spulciare le offerte sulle piattaforme dei b&b). I tagli e le metrature slim in offerta sul mercato, non più adatte per famiglie, sono adeguate invece – anche per i loro costi – ad abitanti short term, a studenti stranieri: quella popolazione innovativa e dinamica che piace ai sindaci dem.
Dei due strumenti normativi indicati dal sindaco come risolutivi del problema turistico “diventato strutturale”, la prima è una modifica al piano operativo che articolerebbe la destinazione d’uso residenziale rendendo più complessa la scelta degli affitti brevi. La seconda ha invece natura fiscale: una misura poco convincente, quanto ad efficacia, che azzererebbe tre anni di IMU a quei proprietari di seconde case che rinunciassero (perché poi? dove è il vantaggio?) alla lucrosa attività di b&b, e volessero “tornare indietro” verso l’affitto lungo.
Per ripopolare il centro di una città in cui 18.000 famiglie non trovano un alloggio in affitto, in cui gli studenti faticano a trovare un letto a prezzi accettabili, servono politiche di ben altro calibro. Dalla pianificazione di un parco di edilizia pubblica residenziale,consono al fabbisogno metropolitano, alla messa in pratica di un calmiere degli affitti sul tipo equo canone. Servono alloggi di qualità che costituiscano una concreta alternativa al mercato immobiliare, realizzati dal pubblico (dal Comune, dalla Regione, o con fondi statali) destinati a tutta la popolazione e non solo a chi si trova in estrema povertà.
Insomma, dopo il tentativo di neutralizzare i due referendum popolari contro gli studentati di lusso, siamo di fronte a un’uscita puramente di immagine che non convince chi ha seguito in questi anni le politiche di Nardella.
perUnaltracittà
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Nel leggere la dichiarazione di Nardella sono venute in mente delle domande. Chi farà i controlli? Quali sanzioni? Che cosa vuol dire non retroattivo? Le prenotazioni in atto come saranno gestite? Che fine faranno i lavoratori delle cooperative di pulizia? Siamo forse arrivati a un punto di non ritorno aggirabile soltanto attraverso delle operazioni di lungo respiro e non con atti amministrativi? L’impotenza dei sindaci denunciata più volte non era altro che un semplice espediente per lasciare le cose così come erano? Se questa dichiarazione di Nardella scatenasse un gran caos in città tanto da suscitare un malcontento che confligge con quello che la città esprime adesso?
Giuste domande, Gilberto Pierazzuoli. Quella di Nardella sembra proprio un’uscita che non ha consistenza né tantomeno può avere efficacia pratica.
Nardella come Biffoni sono due personaggi squallidi.
Biffoni ancora di piu’ negava il caporalato e ha mandato la polizia municipale contro i lavoratori, in una citta’ che e’ diventata centro del malaffare.
41 imprenditori praticano il caporalato.
Per lui e il sindacato e’ normale.
Non apre bocca, apre bocca solo per la festa della polenta.
Individui squallidi e anche feroci contro i lavoratori e tradiscono ogni idea di sinistra
Spero che ci sia una rivoluzione morale e spariscono di circolazione.
Ora stanno mestando con le poltrone a vedere come si puo’ fare con la destra.
Stanno facendo il.minuetto.
.
Grazie del commento, Ester. Quello che sta succedendo a Prato nel mondo del lavoro è inaudito. Abbiamo seguito le violenze sui lavoratori e le lavoratrici del distretto in vari articoli, tra cui questo https://www.perunaltracitta.org/homepage/2023/02/05/prato-lavoratori-sfruttati-e-pestati-4-arresti/ e questo https://www.perunaltracitta.org/homepage/2022/05/22/a-prato-continua-lo-sciopero-delle-grucce-e-le-provocazioni-ai-lavoratori/.
Mi sembra che la proposta dello stop agli affitti brevi nel centro storico di Firenze sconfessi ampiamente la politica del precedente sindaco di Firenze
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