La coscienza artificiale

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A maggio il Taormina Science of  Consciousness (TSC) 2023, ventinovesima conferenza internazionale interdisciplinare sul tema della coscienza; ad agosto a Palermo il Summer  Philosophical Schools 2023, sui temi della mente umana, della intelligenza artificiale, della coscienza artificiale. Si potrebbe dire che la coscienza è il problema numero uno della scienza, e che quest’anno in Sicilia non si parla d’altro. Molti sono i filosofi e gli scienziati che scrivono, fanno ricerca e scommesse sulla coscienza, parola dai molteplici significati, un vero e proprio tormento linguistico. Nonostante ci si stia riflettendo da migliaia di anni, non c’è ancora una definizione di coscienza unanimemente condivisa.

Cos’è la coscienza? È “ogni tipo di esperienza soggettiva quale che sia” per il neuroscienziato Anil Seth (https://www.perunaltracitta.org/homepage/2023/04/22/come-il-cervello-crea-la-nostra-coscienza/), definizione che per il momento potrebbe mettere tutti d’accordo. Seth precisa*: “Una scienza della coscienza altro non è che una spiegazione di chi siamo e di cosa si prova ad essere me [mine-ness], a essere voi, o del perché vi sia qualcosa che si prova a ‘essere’ in generale”.

Antonio Damasio** Professore di Filosofia, Psicologia, Neuroscienze presso la University of  Southern California a Los Angeles, paragona la coscienza “ad uno spettacolo multimediale di cui noi siamo spettatori, un’esperienza di essere –mentre scorrono-altri contenuti mentali”; per il neuropsicoanalista Mark Solms: *** La coscienza è un “procedere a tentoni attraverso i problemi inattesi della vita, agendo intenzionalmente”. La nostra vita, secondo questa ipotesi, è dominata dalla cosiddetta “insostenibile automaticità dell’essere”, **** cioè siamo inconsapevoli della nostra attività mentale per la maggior parte del tempo, ed è solo di fronte all’incertezza, e ai segnali di errore, che diventiamo coscienti: “la coscienza sorge quando il comportamento automatico porta a errori”.

Risparmio energetico

La maggior parte della vita psicologica si svolge in modalità pilota automatico, cioè per vie inconsce, al di fuori del nostro controllo. Per ottimizzare l’energia a disposizione – il cervello consuma circa il 20% delle nostre risorse energetiche totali – gli atti di autoregolazione consapevole, essendo dispendiosi e lenti, possono avvenire solo per breve tempo e con parsimonia: sono quindi riservati ai momenti di incertezza. Analogamente è per le percezioni. Se dovessimo trattare ogni evento con la cosiddetta mente del principiante, cioè come se lo incontrassimo per la prima volta, troppo perderemmo in termini di efficienza. Così ogni percezione è  guidata da previsioni generate per lo più dalla memoria a lungo termine, poi adattate al segnale in entrata, in una danza senza fine di previsioni, errori predittivi, correzioni degli’errori. “Alla nostra coscienza appaiono non i segnali sensoriali grezzi, trasmessi dalla periferia ma le inferenze predittive derivate dalle tracce mnestiche di quei segnali e dalle loro conseguenze” (Solms). Ogni percezione è una appercezione, un processo deduttivo, una “allucinazione controllata” (Seth).

Creare la coscienza si può

Il  cosiddetto problema ‘difficile’ della coscienza di David Chalmers e Thomas Nagel, cioè “com’è possibile che la qualità soggettiva dell’esperienza nasca da eventi neurofisiologici oggettivi?”, o del  filosofo della mente  John Searle “come può il cervello passare dall’elettrochimica ai sentimenti”, sembra prossimo ad essere superato, e così anche la coscienza artificiale potrebbe diventare a portata di mano, come la possibilità di creare macchine coscienti, che per alcuni già potrebbero esistere. L’avvento di una macchina capace di pensiero e consapevolezza sembra ormai più una questione di ‘quando’ che di se sarà mai possibile.

“Ancora nel 2017 non pensavo che la coscienza dei robot fosse possibile, non solo nell’arco della mia vita, ma in linea di principio. Mi sono dovuto ricredere” scrive il neuropsicoanalista Mark Solms, nel libro La fonte nascosta. La coscienza, la “fonte nascosta” del titolo, per Solms sorge spontaneamente dalle parti più profonde e più antiche del cervello, in “una zona che gli esseri umani condividono persino con i pesci”, nel tronco encefalico (non nella corteccia: difatti “la coscienza persiste anche in assenza di corteccia cerebrale” ed è da lì che provengono intuizioni innate, sentimenti basici come FAME, SETE, DOLORE, sentimenti emotivi, come PAURA, PANICO DA ABBANDONO,CURA, DESIDERIO SESSUALE, RICERCA, GIOCO. Le emozioni, i sentimenti, gli affetti, i bisogni, vengono chiamati e classificati da ogni studioso in modi diversi, il che alimenta una bella confusione; qui seguiamo Solms che mette i caratteri maiuscoli, seguendo la terminologia di Panksepp, ad indicare che si tratta di funzioni globali del cervello, di sistemi.

I sentimenti secondo Solms rivestono un ruolo centrale nella vita mentale: la coscienza è data dai sentimenti. Facciamo un passo indietro. “Nasciamo attrezzati, a seconda della specie, per affrontare la fame, la sete, la paura e la rabbia. Queste predizioni innate sono gli ‘istinti’, strumenti di sopravvivenza ereditati dai nostri predecessori, che tuttavia non sono abbastanza flessibili per affrontare la complessità della realtà, devono essere integrati”. Entra in gioco la coscienza, la sensazione istante per istante di come stiamo, “la valenza affettiva- la sensazione di ciò che biologicamente è ‘buono’ o ‘cattivo’ per noi – ci guida nelle situazioni impreviste […] Questo procedere a tentoni, attraverso i problemi inattesi della vita, agendo intenzionalmente, è la funzione biologica della coscienza”. I sentimenti ne rappresentano i prerequisiti di base: “I sentimenti ci consentono di fare ciò che è più opportuno anche quando non sappiamo perché lo facciamo. […] Ricordo di aver sempre pensato che l’unica cosa che valesse la pena fare nella vita era scoprire cosa significa esistere” scrive  Solms, che si autodefinisce  “biologo della mente” e “convinto anticognitivista”. Insieme al ‘neuroscienziato affettivo’ Jaak Panksepp (a cui il libro La fonte nascosta è dedicato), è uno dei principali fondatori della neuropsicoanalisi, disciplina che prova ad unire la dimensione neuroscientifica alla psicoanalisi freudiana: “molti colleghi scienziati mi sconsigliavano di associare i miei studi alla teoria di Freud, che si era caricata di significati negativi: era come se un astronomo avesse preso come riferimento l’astrologia”.

Nell’ultimo capitolo della Fonte nascosta, Solms scrive:  “E’ possibile creare la coscienza”. Armati della conoscenza della “legge di Friston” (riguarda il tema assai complesso dell’energia libera), “tutto ciò che chiamiamo vita mentale diventa trattabile matematicamente”, di conseguenza fin da ora può essere progettata e costruita una  forma elementare di coscienza, cioè una funzione estremamente semplice, capace di discriminare  la valenza positiva o negativa di quello che si presenta, per soddisfare i propri bisogni.

Il dubbio etico

Solms termina questo suo libro con un dubbio etico: “Dobbiamo tuttavia interrogarci sui motivi di una simile scelta [creare macchine con la coscienza artificiale], accettare la responsabilità collettiva per le conseguenze potenzialmente drammatiche che ne possono derivare e procedere con estrema cautela”. E’ doveroso aprire la discussione su questi temi, aggiunge, per  prevenire, per quanto possibile, le conseguenze dannose del progetto: “Non starò qui a elencare tutte le preoccupazioni etiche e i potenziali pericoli cui darebbe luogo la creazione di una senzienza artificiale: c’è già un’ampia letteratura su questo argomento”.

Visto tutti questi problemi e preoccupazioni, perché dovremmo creare delle coscienze artificiali?

In Damasio prevale l’ottimismo tecnologico e l’aspetto collaborativo: “probabilmente nello scenario appropriato ‘macchine capaci di sentire’ di nuova generazione, in quanto ibridi di creature naturali e artificiali, potranno diventare efficaci assistenti di esseri umani realmente senzienti”.**

Etica preventiva

“Le discussioni etiche sulla coscienza delle macchine possono sembrare indulgenti, astruse. Ma non lo sono. Tali discussioni sono necessarie, anche se le macchine in questione non hanno (ancora) la coscienza” , scrive Anil Seth,  nel libro sopracitato, che aggiunge:  “Non dovremmo continuare spensieratamente a creare coscienza artificiale semplicemente perché pensiamo che sia interessante, utile e bello. L’etica migliore è l’etica preventiva […] Non è una buona idea fare uscire nuove tecnologie e vedere poi come va”. Perché è così seducente la prospettiva di macchine coscienti ? Forse per una sorta di “estasi tecnica”, per l’avvicinarsi della fine del mondo? per cercare una via di fuga in quello che Seth chiama “intruglio inebriante”: se le macchine coscienti sono possibili,  sorge con esse la possibilità di caricare le nostre menti in una “immacolata circuiteria di un futuro supercomputer senza età, immortale […] Questo è quanto succede quando l’eccezionalismo umano supera ogni limite. […] Nella serie televisiva Westworld, robot viventi sono sviluppati specificamente per essere abusati, uccisi, stuprati-per servire da valvola di sfogo per i comportamenti umani più depravati. Potrebbe essere possibile torturare un robot se si ha il sentimento che è cosciente?”

A che serve una scienza della coscienza se non illumina, nel senso di migliorare eticamente la nostra vita e quella di chi ci circonda?

L’effetto positivo di tutte queste ricerche, dovrebbe mettere fine alla sofferenza che noi provochiamo agli animali non umani, “che sono soggetti alle nostre stesse emozioni elementari come quelle relative ai sistemi della PAURA, del PANICO DA ABBANDONO e della CURA” (Solms). Ma anche qui ci sono i negazionisti che negano la nostra connessione con gli animali non umani, che negano che gli animali non umani provino affetti e sentimenti, simili ai nostri, il primatologo Frans de Waal li chiama ‘negazionisti antropocentrici’.

Riprendiamo quindi la domanda di Solms: “Come giustifichiamo l’allevamento ed il massacro su scala industriale di altri essere coscienti a scopo alimentare?”.

*Anil Seth, Come il cervello crea la coscienza, Raffaello Cortina editore, 2023 Milano-p.353, euro 25

**Antonio Damasio, Sentire e conoscere, Adelphi, 2022 Azzate-p.211, euro 14.

***Mark Solms, La fonte nascosta, Adelphi, 2023 Lavis-p.504, euro 39.

****John A. Bargh e Tanya L. Chartrand, The unbearable automaticity of being, «American psychologist», 1999, 54, 7, pp. 462-79.

Le immagini sono state generate con Midjourney su prompt di Gilberto Pierazzuoli

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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