La crisi climatica e l’incuria del territorio questa volta si è mostrata in un violento temporale, che in poche ore ha trasformato la piana tra Firenze, Prato e Pistoia in isole di paura, fango e disperazione. L’inadeguatezza delle istituzioni è arrivata invece subito dopo, con la lentezza della macchina della protezione civile, la solitudine di chi non sapeva a chi rivolgersi, fino alla scelta di non rinviare la partita Fiorentina Juventus, quando piuttosto il personale delle forze dell’ordine si poteva impiegare nelle operazioni di soccorso. Ma noi questa storia vogliamo raccontarla da un altro punto di vista, quello di chi ha utilizzato la propria rabbia per reagire e organizzarsi, dal basso: raccogliere materiale, prendere segnalazioni, portare acqua e cibo, attivare idrovore e pompe, aiutare a liberare garage e scantinati, mettere a disposizione tutto quello che avevano, ascoltare e dare conforto. E sono stati davvero tanti: palestre che hanno aperto gli spogliatoi per farsi una doccia, circoli, bar, ristoranti che hanno offerto pasti caldi, artigiani che hanno pubblicato i propri numeri di telefono sui social, pronti ad intervenire a chiamata e poi i volontari, di tutti i tipi, dalla curva Fiesole ai boy scout.
In mezzo alle zone alluvionate, miracolosamente intatto, c’è lo stabilimento ex GKN, dove pendono le lettere di licenziamento, dove il giorno dopo la pioggia molti non sono potuti andare, perché avevano la casa invasa dall’acqua e dal fango, dove si è riunito subito un primo gruppo di operai e solidali per organizzare un’attività solidale, quanto più capillare e collettiva. Del resto, quella è la fabbrica socialmente integrata e allora, in mezzo a mille difficoltà, con i colleghi stremati dai mesi senza stipendio e dall’aver perso tutto nell’alluvione, si rivede il programma del fine settimana e si chiama a raccolta i tanti solidali della vertenza, che domenica mattina sono arrivati in 500, alle otto del mattino, ognuno in fila con pala, secchio e scopa, ad aspettare indicazioni per poi partire. 18 squadre che sono state smistate in poco più di un’ora e che hanno lavorato tutto il giorno per le vie di Campi Bisenzio, guidate da chi era rimasto al presidio per raccogliere segnalazioni, materiale utile, richieste di ogni tipo. Un’organizzazione messa in piedi dal basso che, con meno mezzi e personale, ha risposto meglio della paludata protezione civile, grazie all’impegno e all’esperienza di realtà sociali ben radicate sul territorio, non solo il Collettivo di Fabbrica, ma anche il cantiere sociale Camilo Cienfuegos, i lavoratori Mondoconvenienza in sciopero, le Brigate di Solidarietà Attiva, il Centro storico Lebowski, la Casa del Popolo Quinto Alto, la Soms Insorgiamo.
È stata una giornata tesa e frenetica, che si è conclusa nel tardo pomeriggio con l’assemblea internazionale che era già in programma al presidio. Un’iniziativa “sfortunata” perché inizialmente era stata pensata come un momento di confronto con le fabbriche recuperate d’Italia e non solo, ma poi è stata aperta la procedura di licenziamento ed è stata ripensata come una tappa di resistenza verso “l’ora X”, ossia verso il momento in cui quei licenziamenti saranno effettivi. Poi però c’è stata l’alluvione e allora quella giornata ha preso tutto un altro significato, quello di un’attivazione immediata per il popolo colpito dall’alluvione, mettendo a disposizione anche tutti i solidali che arrivavano per l’assemblea, senza però rinunciare a quel momento di confronto, proprio perché con la fabbrica recuperata si vuole produrre in maniera diversa, con maggiore rispetto non solo sociale ma anche ecologico e quindi, in qualche modo, contrastare anche i disastri climatici come quello di pochi giorni fa. E allora sì, l’assemblea si è fatta e la sintesi di tutta la giornata è nelle parole del delegato della Viome di Salonicco, la fabbrica greca occupata da 12 anni che da oltre 10 anni produce sotto controllo operaio. Ha raccontato la loro storia, le difficoltà, l’importanza di creare una rete, ha ricordato il dramma della Palestina e dei disastri climatici: “Siamo i bombardati, i licenziati, gli emarginati, ma siamo la classe che conosce la solidarietà. Saremo vicino a voi, saremo solidali, perché solo la nostra classe può organizzare la nostra classe”.
Questa è la fabbrica socialmente integrata e anche se i rapporti di forza sono a sfavore, anche se l’ora X si avvicina, anche se l’alluvione cambia tutto, possiamo permetterci che all’ex GKN vincano loro?
Per partecipare alle azioni di solidarietà agli alluvionati e alla campagna di azionariato popolare, seguire le informazioni sui social del Collettivo di Fabbrica e di Insorgiamo e sulla pagina https://insorgiamo.org
Valentina Baronti
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