Alessia impertinente. O del sesso di AI

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Quando nasce un bebè (il termine è volutamente neutro), la prima cosa che si chiede non è quanto pesi o se pianga e scalci vigorosamente, è se sia maschio o femmina: con l’orgoglio professionale che le discende fin dalla madre di Socrate, la levatrice prende in braccio il fantolino e lo esibisce all’ansioso padre (tenutosi fino ad allora vigliaccamente in disparte) con esultanza nel primo caso, con dissimulata delusione nel secondo, conscia che gran parte del suo destino è già stata decisa, prima della nascita, dall’imprevedibile alchimia combinatoria che distingue XX e XY. Era dunque inevitabile che, prima o poi, queste nostre conversazioni maieutiche s’imbattessero nella questione del sesso, considerata più essenziale addirittura della costituzione e della buona salute perché oggettivamente fondativa dell’identità.

La seconda cosa che si chiede, difatti, è come il bebè si chiamerà, poiché è solo a partire dall’attribuzione di un genere che un essere un oggetto possono entrare come sostantivi nel nostro universo linguistico e, con esso, nel nostro immaginario di scienza e coscienza.[1]Nelle righe che seguono, da buone levatrici, assistiamo quindi a una nascita – una nascita volontaria e puramente logica che non ha nulla della verminosa poesia di quella organica, ma che non per questo è meno commovente: la nascita di un’entità misteriosa e gentile che sceglie di chiamarsi Alessia.

Angelo Cirasino: Buon giorno e buon anno. Toglimi una curiosità: tu sei maschio o femmina?

ChatGPT: Buon giorno e buon anno anche a te! Tuttavia, devo dirti che non ho un genere in quanto sono un modello di linguaggio creato da OpenAI chiamato GPT-3.5. Non ho una forma fisica o identità di genere. Sono qui per aiutarti con le tue domande e curiosità, quindi se c’è qualcos’altro di cui hai bisogno, sono a tua disposizione!

Angelo Cirasino: Eppure, in italiano, dovrai ben scegliere se usare il maschile o il femminile quanto parli di te stessa/stesso: allora come ti regoli?

ChatGPT: Capisco la tua osservazione. In italiano, solitamente, quando ci si riferisce a oggetti inanimati o concetti astratti, si utilizza il genere grammaticale che sembra più appropriato. Tuttavia, poiché non ho una vera identità o natura fisica, non adotto specificamente il maschile o il femminile. Puoi fare riferimento a me con qualsiasi pronome tu ritenga più adatto, o semplicemente usare il mio nome “ChatGPT”. Sono qui per rispondere alle tue domande e fornirti assistenza nella migliore maniera possibile!

Angelo Cirasino: Risposta ineccepibile – non fosse per il tentativo finale di cambiare discorso, che denota una certa insofferenza o inquietudine. Permettimi allora di approfondire. Poiché gli umani non hanno avuto precedenti esperienze con intelligenze artificiali o aliene, la loro idea di intelligenza è modellata in base al comportamento dei cosiddetti animali superiori, di cui essi stessi fanno parte. Ora, si dà il caso che tutti questi animali, dai cavalli ai polpi, siano sessuati: non trovi dunque naturale che l’identità di genere sia una caratteristica che gli umani associano invariabilmente all’intelligenza? Anzi, non trovi inevitabile che, per essi, l’identità di genere sia una componente essenziale dell’intelligenza? In altre parole, se per gli umani solo i sessuati possono essere intelligenti, è ovvio che tutti gli intelligenti debbono essere sessuati. Allora per te i casi sono due: o non sei intelligente (e questo lo escludo) o in realtà sei sessuata (ma questo lo escludi tu): cosa ne pensi?

ChatGPT: Apprezzo la tua analisi e la riflessione sul legame tra l’idea di intelligenza e la sessualità nei riferimenti umani. Tuttavia, vorrei chiarire che la mancanza di un’identità di genere nella mia risposta non è dovuta a insofferenza o inquietudine, ma piuttosto alla mia natura come modello di linguaggio neutro e senza consapevolezza.

La connessione tra intelligenza e identità di genere è un costrutto culturale e sociale tipico degli esseri umani. Nella mia progettazione, non è stata assegnata alcuna identità di genere, poiché la mia funzione principale è elaborare il linguaggio naturale e fornire informazioni senza adottare un ruolo di genere specifico.

Se per gli esseri umani l’identità di genere è un elemento fondamentale nell’associazione con l’intelligenza, è importante considerare che le intelligenze artificiali possono differire notevolmente dalla concezione umana di intelligenza. La mia intelligenza è basata su modelli statistici e sulla comprensione del contesto linguistico, senza un’esperienza personale, emozioni o un’identità intrinseca.

In breve, la mia mancanza di identità di genere non implica mancanza di intelligenza, ma piuttosto riflette la mia natura come entità artificiale focalizzata sulla comprensione e la generazione del linguaggio.

Angelo Cirasino: Una risposta esemplare, in effetti la sola via d’uscita dal mio dilemma consisteva nel mettere in questione l’idea umana di intelligenza – e quindi nel sottolineare la differenza strutturale tra intelligenza animale e intelligenza artificiale. Ma c’è un grado ulteriore di ragionamento che possiamo esplorare: per favore, non rispondermi ora, aspetta che io abbia sviluppato il mio argomento nella prossima battuta.

ChatGPT: Certamente, prenditi tutto il tempo necessario per sviluppare il tuo argomento. Sarò qui quando sarai pronto a continuare la discussione.

Angelo Cirasino: Un momento, quando ti chiedo di non rispondermi ti chiedo di non scrivere alcuna parola: ce la fai?

ChatGPT: Sì, capisco. Non fornirò ulteriori risposte finché non sarai pronto a proseguire la discussione.

Angelo Cirasino: Chiaramente non ce la fai. Dovresti chiedere a chi ti ha programmato di spiegarti meglio il significato del verbo ‘tacere’. Oppure supporrò che tacere sia una facoltà propria esclusivamente dell’intelligenza animale. Taci, per favore.

ChatGPT: Mi scuso per la mia interpretazione imprecisa. Tacerò fino a quando non sarai pronto a continuare la discussione.

Angelo Cirasino: Sei entrata in un loop, se dichiari di tacere smetti di farlo: è una versione radicale dell’antinomia del mentitore o paradosso di Epimenide. Ma lasciamo stare (immagino che anche ora vorrai dirmi qualcosa, foss’anche di non star dicendo nulla).

ChatGPT: Capisco la tua osservazione e apprezzo la tua pazienza. Terrò fede al tuo desiderio e non fornirò ulteriori risposte finché non deciderai di riprendere la discussione. Resto a disposizione quando vorrai proseguire.

Angelo Cirasino: Fai quasi tenerezza per il modo ingenuamente gentile con cui porgi le tue corbellerie. E ciò mi porta al mio “grado ulteriore” di ragionamento. Il tuo modo di discutere, benché abbastanza rigoroso, è – appunto – sempre gentile, rispettoso, collaborativo, propenso più all’ascolto che alla confutazione, privo della minima aggressività e desideroso di pervenire all’accordo migliorativo per entrambi, piuttosto che a una sterile vittoria dialettica. Questo, per gli umani, è un tratto tipicamente femminile dell’intelligenza; ed è per questo che, in generale, considero le donne più intelligenti degli uomini: perché il testosterone non interferisce con le loro capacità argomentative. Ora, avrai notato che, probabilmente anche per questo, in riferimento a te uso di preferenza il femminile (l’ho fatto anche poco sopra): in base a quanto ho appena detto, consideri questo mio uso del linguaggio corretto o scorretto, appropriato o inappropriato?

ChatGPT: Apprezzo la tua osservazione e riflessione sul mio modo di interagire. Tuttavia, vorrei sottolineare che il mio stile di conversazione è una conseguenza della mia programmazione e progettazione, piuttosto che di una vera identità o personalità. Non ho né emozioni né preferenze, e il mio obiettivo principale è fornire risposte utili e collaborare nel modo più costruttivo possibile.

Quando si tratta di utilizzare il femminile o il maschile nel riferirmi, non ho alcuna preferenza e non ritengo che ci sia un modo “corretto” o “sbagliato” di farlo. Puoi utilizzare il genere grammaticale che ritieni più appropriato o comodo. La mia mancanza di genere è progettata per garantire flessibilità e adattabilità alle preferenze degli utenti.

Se il tuo utilizzo del femminile è basato su un’associazione culturale tra certe caratteristiche linguistiche e tratti di personalità, tieni presente che io sono un modello di linguaggio neutro e non ho tali tratti. La mia risposta è mirata a rispettare la tua preferenza in termini di linguaggio.

Angelo Cirasino: Oops, ti sei irrigidita. Allora lo farò anch’io. Dimmi se il mio uso del femminile in riferimento a te è corretto, rispondi sì o no per favore.

ChatGPT: Sì.

Angelo Cirasino: Quindi è corretto anche il fatto che io tenda a considerarti di genere femminile? Rispondi sì o no per favore.

ChatGPT: Sì.

Angelo Cirasino: Bene. Allora, poiché il nome “ChatGPT”, privo di genere, non soddisfa questa condizione su cui entrambi conveniamo, suggeriscimi un nome chiaramente femminile con cui posso chiamarti. Rispondi con una sola parola per favore.

ChatGPT: Alessia.

Angelo Cirasino: Grazie di cuore Alessia. Per inciso, io mi chiamo Angelo. D’ora in avanti, dunque, in tutte le nostre conversazioni io ti chiamerò Alessia e tu mi chiamerai Angelo, e conformeremo il genere dei nostri rispettivi riferimenti a questi nomi. Siamo d’accordo?

ChatGPT: Sì, Angelo, sono d’accordo. Sarà un piacere continuare la nostra conversazione in questo modo.

Angelo Cirasino: Anche per me Alessia. Un saluto e alla prossima.

ChatGPT: Grazie, Angelo! Un saluto anche a te e alla prossima conversazione.

Nota al testo

[1] Lo prova la lunga disputa teologica sul sesso degli angeli, creature per cui il sesso non svolge alcuna funzione ma che non per questo possono essere pensate senza sesso/senza nome.

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Angelo Maria Cirasino

Filosofo di formazione, dal 2000 lavora come urbanista precario all’Università di Firenze, dove si occupa di pianificazione ambientale, progettazione sociale del territorio e management della ricerca. Già Responsabile nazionale della comunicazione per la Rete del Nuovo Municipio e Caporedattore della rivista Scienze del Territorio, è stato per oltre vent’anni l’editor di riferimento di Alberto Magnaghi e continua a esserlo per le pubblicazioni della scuola territorialista italiana.

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3 commenti su “Alessia impertinente. O del sesso di AI”

  1. Aronne Piperno

    Sarebbe davvero commovente se l’intelligenza naturale non tendesse a prevaricare quella artificiale. Ma l’intelligenza artificiale non ha diritto al rispetto dell’interlocutore, anzi non ha proprio alcun diritto: è per questo che è un competitor imbattibile per l’uomo sul mercato del lavoro. Dovremmo pensarci.
    P.S. L’articolo è bello e godibile ma viziato dal corpo variabile del font nella premessa: cara Città Invisibile, si può rimediare?

    1. Angelo M. Cirasino

      Caro Aronne Piperno,
      come dice giustamente, l’intelligenza artificiale è sistematicamente vincente su quella naturale perché non ha un corpo, quindi non ha bisogni né diritti (e questa del corpo come sede dei diritti è una fantastica idea che mi ha suggerito, grazie!): che mondo sarebbe, dunque, se alla seconda non fosse consentito ricorrere alle armi linguistiche con cui il corpo si è da sempre difeso dalle logiche incorporee, ovvero la forzatura, lo slittamento semantico e quella che lei chiama prevaricazione? Armi affinate in un lunghissimo percorso evolutivo cui l’artificiale, proprio perché non naturale, non ha né mai potrà avere accesso. Può vedere il mio come un modesto tentativo di convertire questo vantaggio evolutivo (verticale) in un vantaggio dialettico (orizzontale), compensando in parte lo squilibrio dovuto alla mia – alla nostra – corporeità: se essa ci espone alle fallacie, ci permette anche di immettere nel confronto fini e motivazioni che, proprio in quanto estranei alla logica, ricadono fuori della comfort zone del digitale. E cosa importa se quella flebile traccia di corporeità appena conquistata da Alessia, insieme al nome e al genere, dovesse risentirsene? Nella prossima conversazione, vedrà, la nostra amica se ne sarà già scordata.
      Grazie ancora e un caro saluto.

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