Tendata operaia sotto la Regione: la politica ci metta la faccia

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Sono dovuti salire su una torre per avere i bonifici di una cassa integrazione già concessa, si sono dovuti accampare sotto la Regione per avere una prima apertura sulla loro proposta di legge, inviata all’inizio di aprile. Che la rivoluzione non è un pranzo di gala lo sapevamo, ma gli operai ex Gkn stanno “solo” chiedendo di far rispettare le leggi che già ci sono e lo stanno facendo in completa solitudine, o meglio, con la straordinaria solidarietà che continua ad arrivare dal basso, cosa non scontata dopo tre anni di vertenza e di messaggi contrastanti sulla stampa mainstream.

Del resto questa è la storia di tutta questa vertenza. La storia di istituzioni assenti e di una comunità operaia e solidale che ha dimostrato capacità da classe dirigente. È dal basso, e solo dal basso, che sono arrivati progetti di reindustrializzazione, ricerca di investitori, proposte di legge nazionali e regionali, azionariato popolare, iniziative culturali, proposte di transizione ecologica. In una parola: progettualità. Tutto questo mentre lo Stato abdica davanti a un privato che si fa beffe dello Statuto dei Lavoratori e delle sentenze dei Tribunali.

Cosa hanno da dire i politici in campagna elettorale di cinque mesi di stipendi non pagati, del piano sociale non presentato, di buste paga che continuano a non arrivare, dei droni che sorvolano un presidio sindacale, di attacchi ignoti a una cabina elettrica che mette al buio uno stabilimento industriale? E più in generale, cosa hanno da dire della deindustrializzazione del nostro territorio, della necessità di dotarsi di strumenti per arginarla, o meglio per farla diventare un’opportunità di riconversione ecologica e pacifica dell’economia toscana?

La proposta di legge regionale sui consorzi pubblici, che consentirebbe non solo una soluzione per l’ex Gkn ma per tutte le delocalizzazioni sul territorio toscano, è stata inviata il 4 aprile al presidente del Consiglio Regionale e ad alcuni gruppi consiliari. Eppure, nessuno si è fatto sentire, né per dire che la stavano vagliando, né per calendarizzare una discussione, né per dire che non l’avrebbero presa in considerazione. Solo il silenzio e la costruzione di quel muro di gomma che ha iniziato a dondolare davanti a una manifestazione di 10mila persone, finita con l’accampamento sotto le finestre degli uffici regionali. Solo a quel punto sono arrivate le aperture. Ma il tempo stringe e giocare a melina con la classe operaia non sembra una buona idea. Almeno così non sembra alle lavoratrici e lavoratori della Regione Toscana e di Arpat, che hanno appoggiato la proposta di legge, sono stati presenti al corteo del 18 maggio e hanno incontrato gli operai in presidio più volte in questi giorni. Così non sembra a tutti coloro che si sono mobilitati in questi tre anni, 100mila persone tra i vari cortei, concerti, presidi, iniziative culturali.

Il muro di gomma, però, può tentennare senza cadere, se il gioco della melina continua. Del resto, è solo questione di tempo, la proprietà lo sa bene e lo sanno anche gli operai. E le istituzioni? Qual è il tempo delle istituzioni e della politica?

 

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Valentina Baronti

Giornalista per passione, ha iniziato la sua attività nel giornalismo di base. Oggi lavora nella pubblica amministrazione e occupa il suo tempo libero raccontando storie, alla continua ricerca di nuovi punti di vista, di angolature diverse, di prospettive alternative per interpretare il mondo nel quale viviamo.

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