Il Cubone a Livorno: un palazzetto gestito da privati al posto di un’area naturale (4)

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Qualsiasi ulteriore consumo di suolo, in una città già oscenamente cementificata, merita l’attenzione e l’opposizione di chiunque, a Livorno.

Ed è giusto e comprensibile che siano per prime le comunità dei residenti a difendere il loro territorio. Non sulla base di un atteggiamento egoistico (il cosiddetto approccio “N.I.M.B.Y.”, cioè “fai quest’opera dove vuoi, purché non nel mio cortile”) ma nel convincimento che la difesa dell’ambiente per essere tale deve riguardare anche ogni altro luogo della città.

È proprio questa consapevolezza che muove molti cittadini e cittadine del quartiere “Scopaia” e tutti i comitati che hanno voluto supportarli in questi lunghi mesi, contro il progetto di cementificazione concepito dalla Giunta Salvetti: 2.000 metri quadri rubati all’erba, agli olivi, a decine di specie animali e vegetali per arraffare l’ennesimo finanziamento PNRR e dare (ancora) da mangiare alle Società Sportive private.

Perché la falsa verità che ci viene raccontata, l’ennesima, è che il palestrone di due piani 40 x 40 metri (più superfici collaterali) che si vuole costruire sarebbe una struttura al servizio del quartiere, quando si sa benissimo che verrebbe data in gestione con accesso a pagamento (o abbonamento che sia) utilizzandola anche per ospitare gare di livello regionale e nazionale.

Un impianto sportivo che sia davvero a disposizione dei residenti deve poter essere usato senza discriminare chi può e chi non può permettersi di pagare. E deve essere edificato su terreno già antropizzato, per azzerare le ricadute sull’ambiente, sulla sicurezza e sulla salute.

Nel fazzoletto verde di Via San Marino non si sta aggredendo, infatti, solo la preziosissima biodiversità di un piccolo ecosistema. È deprimente sentire Sindaco e Assessori parlare di “Area abbandonata”, sulla base dell’ottuso convincimento che abbia pregio solo ciò che ha realizzato l’uomo.

Si minaccia anche la sicurezza idrogeologica dei luoghi, riducendo la capacità drenante del suolo in un’area che si allaga ad ogni forte pioggia, con le strade trasformate in piccoli torrenti, garage pieni d’acqua e un torrente vero e proprio che scorre fra le case.

E ancora si attacca la salute, il benessere psicofisico che il verde garantisce alla collettività, donandole ossigeno, passeggiate e spazi di aggregazione, anziché un ulteriore via vai di auto e torpedoni intorno al grande impianto.

Se veramente si vuole realizzare una palestra a disposizione delle scuole di Villa Corridi (e ce n’è veramente bisogno) allora sia fatta dentro il complesso di edifici abbandonati della villa, e non a 700 metri di distanza, con una strada molto transitata da attraversare durante il tragitto e con le problematiche immaginabili in caso di maltempo e presenza di bambini diversamente abili.

Oppure, se l’intenzione vera è costruire un palazzetto per ospitare un business, beh, gli spazi cementificati alle ex serre del Labrogarden sarebbero perfetti, quale che sia l’impatto sul valore di mercato delle costruende villette della famiglia Fremura, ben nota al Sindaco.

Anche la vicenda del Cubone è emblematica di una mentalità ambientale e di una sensibilità sociale ormai tristemente note.

E reclama a gran voce una Politica che metta al centro della sua azione i diritti dei tanti e non i privilegi dei pochi.

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Esponente dell'Associazione Livorno Porto Pulito APS

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