Compravendite di immobili pubblici nelle aree centrali, occupazioni mercantili di spazio pubblico, recinti e ghetti per ultraricchi, musei trasformati in bancomat, piazze e città intere con biglietto di ingresso. La grande abbuffata ci sta deprivando dello spazio di aggregazione, di crescita sociale e civile, di agibilità, di emancipazione. Ma come siamo arrivati a questo punto? Chi ne trae profitto? E cosa perdiamo?*
In un crescendo di avidità, le società finanziarie stanno impossessandosi delle città, dei beni immobili, dei trasporti pubblici, dei servizi alla persona, dell’energia, della cultura, e nel contempo gestiscono – a loro vantaggio – le piattaforme del turismo, del commercio, della logistica ecc.
I capitali miliardari – da cifre che stanno fuori dalla realtà delle cose – necessitano di toccare terra. In tal senso, le città storiche e i luoghi del turismo rappresentano un porto sicuro. I colossi dell’immobiliare e della finanza, dunque, conquistano potere sulle trasformazioni urbane erodendo gravemente lo spazio politico, agiscono da colonizzatori immiserendo i territori e riproducendo immaginari vuoti e volti al consumo rapace.
Chi, dunque, decide sullo spazio urbano nelle città d’arte, se non le holding del settore alberghiero e turistico e le piattaforme degli affitti brevi? Lo stesso avviene sui territori, facciamo un esempio: chi avrà la meglio tra Amazon e un comunello italiano, a un eventuale tavolo di contrattazione urbanistica nel quale è in ballo l’insediamento di un centro logistico?
Non siamo più difronte alle manovre dello speculatore Nottola, ritratto nel film Le mani sulla città (F. Rosi, 1963), bensì a quelle di proteiformi giganti della finanza che contano ricchezze maggiori non solo degli enti locali italiani ma anche del PIL di intere nazioni, e con organici numericamente superiori ai residenti di un comune italiano di piccola-media grandezza. L’immenso potere negli scenari di trasformazione dello spazio pubblico – e privato – assunto da questi colossi sta minando alla base una tradizione di democrazia urbana (certo migliorabile, come sappiamo, ma non da buttare in discarica).
Come siamo arrivati a questa situazione? Illustriamo, a seguire, un capitolo fondamentale della spoliazione delle città, ripercorrendo a grandi passi il percorso legislativo che ha condotto alla possibilità di alienare gli immobili di proprietà pubblica.
L’impulso alla grande svendita dei beni immobili demaniali proviene dalla L 386/1991 (Trasformazione degli enti pubblici economici, dismissione delle partecipazioni statali ed alienazione di beni patrimoniali suscettibili di gestione economica) che rendeva attuabile la conversione degli enti pubblici in Società per Azioni. Con la privatizzazione degli enti, servizi e beni urbani e territoriali fanno il loro ingresso in Borsa.
Pochi anni dopo, la L 537/1993 – finanziaria del governo Ciampi –emanò norme dirette ad alienare intere classi di beni pubblici (art. 9).
Nel pieno della ristrutturazione dell’ordinamento amministrativo voluta da Bassanini, è varata poi l’Agenzia del Demanio (DL 300/1999) avente ad oggetto l’amministrazione dei beni demaniali da effettuarsi con «modalità organizzative e strumenti operativi di tipo privatistico».
Il parossisimo, tuttavia, si raggiunge con l’opera di Giulio Tremonti, pluri-ministro dell’Economia nell’età del berlusconismo. La L 410/2001 istituisce la Società per la Cartolarizzazione degli Immobili Pubblici, la SCIP Srl, un vero scippo alla nazione. Si noti che il lessico finanziario qui utilizzato (‘cartolarizzazione’, significa infatti trasformazione dei crediti in titoli negoziabili sul mercato) apre la strada alla finanziarizzazione del patrimonio immobiliare pubblico.
Non sazio, Tremonti affiancherà allo SCIP la Patrimonio dello Stato SpA con finalità di «valorizzazione, gestione ed alienazione del patrimonio dello Stato». La L 112/2002 pone la Patrimonio SpA (art. 7) in stretta relazione con la “Infrastrutture SpA” (art. 8). È un meccanismo perverso che prevede il travaso dei proventi della vendita del patrimonio disponibile e indisponibile dello Stato – ivi compresi i beni culturali – nel finanziamento delle infrastrutture (art. 10). Erano i tempi della Legge Obiettivo, quando Berlusconi, nel salotto di Bruno Vespa, disegnava alla lavagna un’Italia tempestata di grandi opere infrastrutturali…
Dal punto di vista urbanistico, uno spartiacque è determinato dall’introduzione dei Piani di Alienazione, strumento che indebolisce la programmazione sia dal punto di vista regolativo che progettuale. Il DLgs 112/2008 attribuirà infatti facoltà agli Enti locali di redigere un elenco degli immobili pubblici posti in vendita – ovvero, il Piano delle Alienazioni – da allegare al bilancio preventivo dell’ente stesso. Nella versione originaria, l’art. 58 della L 112/2008 prevedeva l’automatismo della variante urbanistica, disponendo espressamente la destinazione urbanistica del bene in vendita.
Al quadro, già desolante, aggiunge del grottesco l’intervento di Renzi: il DLgs 133/2014, noto come “Sblocca Italia”, prevede (art. 26) che quota parte dei proventi delle vendite degli immobili pubblici del demanio militare sia destinata a quegli enti territoriali che hanno contribuito alla conclusione del procedimento di vendita. Ossia a quegli enti che hanno vestito i panni di agenti immobiliari. È impossibile non ricordare i sindaci delle città italiane e gli assessori regionali indaffarati agli stand delle fiere della speculazione immobiliare.
Difficile oggi fare un bilancio complessivo. Proviamo a illustrare il caso fiorentino, quale pars pro toto, con un’analisi puntuale delle vendite degli immobili demaniali o di enti pubblici entro un raggio di tre chilometri dalla Cupola del Brunelleschi. I dati sono tratti da documenti ufficiali (in prevalenza dal RU-Regolamento Urbanistico) e dalle fonti giornalistiche, che, troppo spesso, si trovano a supplire all’afasia degli enti medesimi.
La semplice elencazione dei principali edifici pubblici alienati, della loro superficie, degli acquirenti e dei costi (se noti), nonché del loro uso, offrirà – a chi legge – gli strumenti per trarre autonomamente le proprie conclusioni.
EX TEATRO COMUNALE
– superficie (SUL di progetto): 19.000 mq (RU, AT 12.11)
– proprietà: Blue Noble (GB) e Hines (USA)
– costo: 27 milioni di euro (fonte: Sole24Ore), 1.400 euro/mq ca.
– destinazione d’uso: residenziale 100% e turistico-ricettiva 58%, sic! (RU, AT 12.11), si trasforma nel complesso Teatro Luxury Apartments
EX CASERMA VITTORIO VENETO, in Costa San Giorgio
– superficie (SUL di progetto): 16.157,12 mq
– proprietà: A. Lowestein (Argentina), possiede anche la villa e la tenuta di Cafaggiòlo in Mugello che trasforma in resort di lusso
– destinazione d’uso: prevalenza (86%) di turistico-ricettivo (AT12_05), si trasforma in resort di lusso
PALAZZO VIVARELLI COLONNA, ex Assessorato alla cultura del Comune di Firenze, restaurato in modo esemplare a spese della collettività, sito in centro storico con raro giardino all’italiana intra moenia
– superficie: 4.800 ca. (più 1.700 mq di giardino)
– proprietà: Ldc Hotels & Residences (Taiwan) che possiede Palazzo Portinari Salviati in via del Corso (hotel) e Palazzo Serristori, sull’omonimo lungarno, trasformato in appartamenti di ultralusso destinati alla vendita
– destinazione d’uso: residenziale di lusso (fonte giornalistica)
EX OSPEDALE MILITARE SAN GALLO, tra via Cavour e via San Gallo, presso piazza della Libertà
– superficie (SUL di progetto): 15.023 mq
– proprietà: Goldbet-Logispin (concessionario dello Stato italiano per le scommesse e il gioco a distanza), Liagre Hospitality Ventures (Singapore)
– destinazione d’uso: prevalenza (63%) di turistico-ricettiva (RU, AT 12_43, p. 1153)
EX POSTE NUOVE DI VIA PIETRAPIANA, architetto G. Michelucci
– superficie: 11.700 mq
– proprietà: Camplus
– destinazione d’uso: mista, prevalenza (50%) di direzionale privato (ivi compreso lo studentato privato) (RU, AT 12_19)
EX CASA DEL SONNO, già FFSS
– superficie: 21.000 mq
– proprietà: The Student Hotel, ora The Social Hub (NL)
– destinazione d’uso: prevalente direzionale (RU, AT12_15), si trasforma in uno studentato privato da 390 camere.
EX MANIFATTURA TABACCHI:
– superficie (SUL di progetto): 97.936 mq
– costo: 200.000.000 euro ca. (fonte: Corriere Fiorentino), appr. 2.000 euro/mq
– proprietà: Pw Real Estate Fund III Lp (fondo immobiliare USA gestito dall’inglese Aermont Capital), Hines (USA)
– destinazione d’uso: residenziale (48%), direzionale privato (ivi compreso lo studentato privato) (26%) (RU, AT 08_04)
EX OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI, in zona porta al Prato, tra le linea ferroviaria, le Cascine, l’ex stazione Leopolda e il Mugnone
– superficie (SUL di progetto): 54.000 mq
– costo: 10.000.000 euro (fonti giornalistiche), per l’equivalente di 185 euro/mq
– proprietà: Flora Development (Lussemburgo)
– destinazione d’uso: residenziale (60%), turistico-ricettiva (15%), direzionale privato (16%) (RU, AT 08_10)
EX ENEL, via Salvagnoli:
– superficie: 3.200 mq
– proprietà: Alunno Ltd (Cipro) dietro la quale si celano i nomi dei “re dell’acciaio” russi, Abramov e Frolov, che possiedono anche “Il Santo”, studentato privato in piazza Indipendenza (fonte: L’Espresso)
– destinazione d’uso: direzionale privato (100%) (RU, AT 12_06), si trasforma nello studentato privato “S4 Stays”
EX OSPEDALE MILITARE DI MONTE OLIVETO, sito nel convento omonimo, in posizione panoramica sulla città:
– superficie (SUL di progetto): 5.300 mq
– proprietà: Starhotels (gruppo fiorentino che, solo a Firenze, possiede quattro hotel tra cui l’Helvetia&Bristol)
– destinazione d’uso: residenziale (100%) (RU, AT 04_03).
EX CASERMA CAVALLI, architettura buontalentiana, piazza del Cestello, lungarno Soderini, già demanio militare
– superficie: 5.059,70 mq
– proprietà: Cassa di Risparmio
– destinazione d’uso: direzionale privato (95%) (RU, AT 12_40), ospita uno “hub digitale”
…ecc. ecc.
* Il presente scritto rielabora e approfondisce il contributo della scrivente alla Festa regionale Multipopolare (associazione delle/gli amici di Ottolina TV) tenutasi a Ponte a Egola (PI), 14 ottobre 2024.
Ilaria Agostini
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Molto utile questo elenco. Complementi Ilaria! Aggiungerei l’ex palazzo regionale – un enorme complesso tra via di mezzo e via Pietrapiana – svenduto con asta non so bene a quale holding e lasciato marcire da almeno due anni. Sai come si può sapere a chi è stato venduto la prima volta e qual è lo stato attuale (giuridico, edilizio, ecc.)?
grazie
Gabriella Paolucci (gabriella.paolucci@unifi.it).
Buongiorno Gabriella, abbiamo fatto qualche ricerca e Antonio Fiorentino, autore del libretto “A chi fa gola Firenze”, ci scrive questo : “La proprietà dell’immobile è della soc. Bacci srl (Partita IVA: 06469370487 – Codice Fiscale: 06469370487) Indirizzo: VIA PISTOIESE 187 – 50058 – SIGNA (FI) – si occupa di attività immobiliari – esiste però una soc. Pietrapiana 30 srl – Partita IVA: 07236080482 Codice Fiscale: 07236080482 – Sede legale: Via Francesco Corteccia, 28/1 Firenze – si occupa di strutture alberghiere e simili. Insomma credo che vorranno farci l’ennesimo albergo. Sarebbe interessante capire i rapporti tra le due società.”