L’impiego dell’Intelligenza Artificiale (AI) sta suscitando un ampio dibattito, secondo noi parziale perché affronta prevalentemente gli aspetti etici ed epistemologici legati all’utilizzo degli algoritmi che ne regolano il funzionamento.
Non che questi siano da sottovalutare, ma riteniamo che, per completezza dell’informazione, questa nuova tecnologia debba essere valutata criticamente anche nelle sue implicazioni ecologiche, legate al funzionamento dei giganteschi data center che immagazzinano i dati da processare.
E’ di questi giorni l’annuncio degli accordi stipulati dagli oligarchi del web, ossia le compagnie big-tech che monopolizzano l’offerta informatica dell’AI, con le aziende in grado di realizzare reattori nucleari per far fronte alla gigantesca quantità di energia elettrica richiesta.
Microsoft è interessata alla riattivazione della più pericolosa e discussa centrale nucleare degli Stati Uniti, quella di Three Mile Island, che nel marzo del 1979 fu al centro del peggiore incidente nucleare verificatosi negli USA. Protagonista dell’operazione sarà la Constellation Energy che venderà l’energia così ottenuta esclusivamente alla Microsoft. L’azienda di Bill Gates sta inoltre promuovendo un intenso programma di ricerca per la costruzione di piccoli reattori nucleari SMR (Small Modular Reactors).
Google ha invece stipulato con la start up californiana Kairos Power un accordo per la fornitura di ben sette SMR nucleari di nuova generazione. Il primo reattore è previsto nel 2030.
Amazon, nella scorsa primavera, ha acquistato in Pennsylvania, dalla società Talen Energy, un data center posto all’interno del proprio campus. Questo accordo fornirebbe ai server data di Amazon una capacità elettrica fino a 960 MW, sufficiente ad alimentare circa un milione di case. Come se non bastasse, la società di Jeff Bezos si sta attrezzando con la Energy Northwest e la Xenergy per la fornitura di numerosi SMR da realizzare entro breve tempo.
È ormai chiaro che gli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale generativa non possono prescindere dalla diffusione del nucleare, alle varie scale. Al di fuori di questa tecnologia, l’Intelligenza Artificiale sarebbe costretta ad andare in pensione, con buona pace di tutti coloro che ne esaltano l’impiego.
Infatti lo sviluppo delle intelligenze artificiali e del cosiddetto cloud computing, richiede un consumo di energia elettrica circa 30 volte maggiore di quello necessario per i classici motori di ricerca.
Scrive El Pais: “Azioni quotidiane come trovare il percorso migliore per arrivare da qualche parte o tradurre un testo richiedono grandi quantità di energia, acqua e risorse minerali. Queste applicazioni vengono eseguite nel cloud, un eufemismo per indicare milioni di potenti computer organizzati in vasti data center. Per funzionare, le applicazioni mobili richiedono legioni di computer che immagazzinano trilioni di dati ed eseguono operazioni di una frazione di secondo (ad esempio, il calcolo delle distanze in base al traffico). Si stima che il consumo energetico dei data center rappresenti l’1-2% del totale mondiale. Ma queste cifre sono destinate a salire alle stelle”. Secondo alcune stime in un prossimo futuro “l’AI potrebbe rappresentare dal 3 al 4% della domanda mondiale di elettricità
È proprio a partire da queste considerazioni che sta prendendo piede il rilancio del nucleare con il ricorso a piccoli reattori nucleari, i cosiddetti SMR, Small Modular Reactors (< 400 MW). Questi, impropriamente, sono ritenuti più sicuri e meno impattanti dei grandi reattori nucleari ad acqua pressurizzata, i PWR (~ 1.000 MW).
Si tratta di una grossolana mistificazione che dovrebbe essere portata alla generale attenzione.
Intanto è necessario ribadire che non esiste un nucleare pulito, sicuro o sostenibile. La tecnologia nucleare è intrinsecamente foriera, come ampiamente dimostrato, di rischi e sottopone l’intero pianeta a fenomeni di micidiali fall-out radioattivi. Non è economica, considerando l’intero ciclo di produzione dell’energia, dall’estrazione dell’uranio alla gestione e smaltimento delle scorie radioattive. È ecologicamente letale ed eticamente irresponsabile perché espone la globalità del vivente alla contaminazione radioattiva, oggi e per i prossimi millenni.
In particolare, non è detto che l’utilizzo degli impianti di piccola taglia, i cosiddetti SMR, riduca o renda sostenibili le criticità del nucleare in sé.
Un recente studio della Stanford University intitolato “Nuclear waste from small modular reactors” sostiene che la gestione e lo smaltimento delle scorie radioattive prodotte dal nucleare diffuso siano molto più problematiche perché gli SMR produrranno rifiuti chimicamente e fisicamente più reattivi e molto più voluminosi degli omologhi dei grandi impianti, per un fattore da 2 a 30 volte. L’arricchimento dell’uranio sarà spinto ad un limite (U-235 fino al 20%), equivalente a quello necessario per le bombe atomiche. Il combustibile esaurito SMR conterrà anche maggiori concentrazioni di nuclidi fissili, cioè di minerali instabili che possono sviluppare ulteriori reazioni a catena, rendendo ancor più problematico e insicuro il loro stoccaggio. Non ultima è la questione della diffusione della CO2 che il nucleare non esclude affatto, soprattutto durante il processo di arricchimento dell’ossido di uranio.
Vale la pena sottolineare che la diffusione capillare dei reattori di piccola taglia, come sostiene Mario Agostinelli, implicherà un ulteriore controllo dei territori, “con una variante di tossicità e di militarizzazione impressionante”, controllo legato soprattutto alla diffusione e alla circolazione di elementi di materiale per alimentare i reattori e di scorie radioattive da stoccare.
L’Intelligenza Artificiale sta assumendo quindi un ruolo chiave proprio nella diffusione del nucleare di piccola taglia, spacciato dai governi come “nuovo nucleare pulito” basato sulla diffusione degli SMR.
Non a caso il programma energetico del governo Meloni, nonostante i funesti incidenti del passato e i due referendum popolari antinucleari, prevede un ritorno all’atomo a partire dai piccoli impianti nucleari, come se si trattasse di una tecnologia pulita. E abbiamo visto che non lo è.
Nei mesi scorsi è stata insediata una commissione per lo sviluppo dei piccoli reattori nucleari (SMR) attraverso un programma denominato Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile (Pnns). Meloni e Pichetto Fratin contano in questo modo di aggirare il divieto dell’installazione e diffusione di impianti nucleari di qualsiasi taglia in Italia. Staremo a vedere.
Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale, resta da dire che la documentata fame di energia si scontra con i limiti della sua produzione: l’energia fossile non è sufficiente ad alimentare le mega fattorie informatiche e collide con gli obiettivi della decarbonizzazione di questi ultimi anni. L’energia nucleare, come già ampiamente dimostrato, è intrinsecamente incompatibile con la conservazione della vita sul pianeta.
Il dibattito sull’AI non può eludere queste considerazioni e forse sarebbe proprio il caso di ridimensionare la portata di questa tecnologia.
Abbiamo bisogno di rinaturalizzare il mondo, non di continuare a distruggerlo.

Antonio Fiorentino

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Non ero consapevole di questi aspetti distruttivi dell’AI in campo ecologico!!! L’umanità si avvia ad una inesorabile quanto irreversibile catastrofe
Inquietanti ma utili informazioni…
Ciao Antonio, come sempre i tuoi articoli colgono nel segno! Hai ragione su tutta la linea e concordo pienamente con te. Cosa lasceremo ai nostri nipoti? Grazie! Giovanni
Condivido le considerazioni di Antonio. Non si è ancora capito (o non lo si vuole) come ogni innovazione necessiti di un’attenta valutazione delle risorse, che quanto meno riducano, o addirittura annullino, i rischi. Ulteriori considerazioni concernono la militarizzazione dei territori, come inevitabile conseguenza (allo stato attuale). È quanto già evincibile da una lettura appena sufficiente delle analisi marxiane (altro che superamento)