Inquinamento zero e neutralità climatica nel 2050: ecco i tardivi obiettivi della nuova direttiva europea

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L’inquinamento atmosferico, indoor e outdoor, è il principale fattore di rischio ambientale per la salute, ed è responsabile di numerosi effetti sanitari sia cancerogeni sia non cancerogeni. Secondo l’ OMS (Organizzazione Sanitaria Mondiale) circa il 22% delle malattie globali è dovuto all’esposizione a fattori ambientali modificabili; percentuale che sale tra il 23 e il 26% nei bambini. L’inquinamento è un rischio per la salute umana, e per gli ecosistemi, sia in presenza di elevate concentrazioni di inquinanti per brevi periodi sia per esposizione a basse concentrazioni per lunghi periodi di tempo.

La fonte dell’inquinamento è multipla e complessa, in quanto proviene da una gamma di settori, attività, e interessi, cruciali per l’economia, tra cui il riscaldamento domestico e l’agricoltura, ma anche i trasporti, la produzione di energia elettrica e l’industria. Il PM2,5-il più letale degli inquinanti-può essere primario, quando è emesso direttamente nell’aria, soprattutto dalla combustione di combustibili fossili o di biomassa, o secondario-la maggior parte quando è prodotto da altri inquinanti, come gli ossidi di azoto, il biossido di zolfo o l’ammoniaca, che interagiscono tra loro. A livello europeo 300.000 sono i decessi prematuri dovuti ogni anno all’inquinamento atmosferico, di cui 238.000 sono da attribuire al particolato fine (PM2,5), 49.000 al biossido di azoto (NO2), 24 000 all’Ozono (O3).

Fin qui nulla di nuovo, perché le Agenzie nazionali, europee, internazionali, lanciano da anni questi dati allarmanti, ed enumerano le morti precoci che si potrebbero evitare, i soldi che si potrebbero risparmiare, i danni alla natura che si potrebbero annullare, se l’inquinamento rientrasse nei limiti espressi dall’OMS. Questi limiti che rappresentano la soglia al di sopra della quale cominciano a manifestarsi effetti negativi per la salute umana, sono ben più severi di quelli attualmente in vigore in Europa, che furono dettati dalla Direttiva europea 2008/50-DLgs 155/2010.

Da anni scriviamo su questa rivista che i limiti di legge vigenti in Europa sono un equivoco, non sono ‘health based’, non proteggono la salute, ma sono un compromesso fra le evidenze sanitarie e aspetti di altra natura, principalmente di natura economica e tecnologica. Se si prendono come limiti di riferimento quelli proposti dall’OMS, nel 2021 il 97% della popolazione urbana dell’UE è stato esposto a concentrazioni di PM2,5, il più letale di tutti gli inquinanti atmosferici, superiori a quei limiti; considerando invece gli standard attualmente in vigore nell’UE, cari ai decisori politici ed ai negazionisti, meno dell’1% della popolazione urbana dell’UE sembrerebbe esposta a livelli nocivi di PM2,5. Così è per il PM10, per l’Ozono, per gli ossidi di azoto.

Il Consiglio dell’Unione europea, il 14 ottobre 2024, ha approvato in via definitiva una nuova ambiziosa direttiva per la qualità dell’aria, che si prefigge di raggiungere l’obiettivo inquinamento zero entro il 2050, anno in cui i paesi dell’UE si sono impegnati a conseguire anche l’obiettivo della neutralità climatica. Questo nel rispetto degli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi, con il cosiddetto Green Deal europeo, che è un pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l’UE sulla strada di una transizione verde. Per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, secondo quanto stabilito dal regolamento (UE) 2021/1119 del Parlamento e del Consiglio europeo, lo sforzo maggiore dovrà essere a carico dei settori della produzione e dell’uso di energia, dell’aviazione e della navigazione marittima.

Il primo step della Direttiva UE 2024 sull’inquinamento sarà rientrare entro il 2030 in limiti più severi di quelli attuali, sia pure ancora leggermente più alti dei valori di riferimento dell’OMS e introdurre ulteriori indicatori a tutela della salute prima non previsti, quali il limite giornaliero sia per il PM2,5 che per l’NO2. Sarà però possibile per gli Stati membri richiedere una proroga rispetto alla scadenza prefissata, qualora sussistano valide condizioni, entro due anni. Per raggiungere entro il 2050 l’obiettivo inquinamento zero, sarà indispensabile attenersi ai limiti OMS, scongiurando così tutti i decessi prematuri causati dal particolato PM10 e PM2,5, dal biossido di azoto e dal biossido di zolfo. Occorrerà estendere gli stessi standard di qualità dell’aria anche agli ambienti indoor (come uffici, scuole, banche, poste, centri commerciali, stazioni metro, etc), in virtù del lungo tempo che la popolazione trascorre in ambienti chiusi.

Il testo della Direttiva sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’UE ed entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione. Gli Stati membri, avranno due anni di tempo dall’entrata in vigore per recepire la direttiva nel diritto nazionale.

Nella Direttiva è contemplata, per la prima volta, la possibilità di risarcimento per i cittadini europei, per i danni alla salute derivanti dal mancato rispetto delle norme dell’UE in materia di qualità dell’aria. Le norme proposte imporranno per la prima volta agli Stati membri di garantire che le persone possano chiedere e ottenere un risarcimento qualora abbiano subito danni alla salute a seguito di una violazione di carattere doloso o colposo delle norme nazionali che recepiscono la direttiva. Si preannunciano così battaglie legali e possibili risarcimenti miliardari, basti pensare che nella sola Lombardia ci sarebbero già oltre 300mila manifestazioni di interesse, secondo la società Consulcesi, per una class action contro i livelli di smog che nella Pianura Padana e a Milano in particolare sforano i limiti di legge. Pensiamo a quanto sta avvenendo in Canada per “Big Tobacco”, che dovrà pagare 23,6 miliardi di dollari per archiviare i ricorsi scaturiti dalle accuse di aver nascosto a lungo i rischi di tumore e in generale alla salute causati dalle loro sigarette. Come abbiamo già scritto, nel 2020 per la prima volta fu inserito in un certificato di morte l’inquinamento atmosferico come concausa del decesso, e all’impatto letale dell’aria tossica dell’inquinamento atmosferico fu dato un nome e un volto: Ella Kissi-Debrah, una bambina di nove anni del sud di Londra.

 

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Gian Luca Garetti

Gian Luca Garetti, è nato a Firenze, medico di medicina generale e psicoterapeuta, vive a Strada in Chianti. Si è occupato di salute mentale a livello istituzionale, ora promuove corsi di educazione interiore ispirati alla meditazione. Si occupa attivamente di ambiente, è membro di Medicina Democratica e di ISDE (International Society of Doctors for the Environment).

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