Tre mesi di sospensione e lo stipendio dimezzato, praticamente un «assegno alimentare». Questo il provvedimento che ieri è piovuto su Christian Raimo, reo di aver criticato il ministro dell’istruzione, il leghista Giuseppe Valditara, nel corso della festa nazionale di Avs, organizzata a Roma a settembre.
Un provvedimento che fa discutere e lascia sconcertato per primo lo stesso Raimo. E che, soprattutto, non arriva come un caso isolato, ma fa da tessera di un mosaico repressivo più ampio che abbraccia la scuola italiana e guarda oltre. Questa settimana è stata iscritta nel registro degli indagati anche una docente di Venezia, Elena Nonveiller per un post su Facebook in cui criticava le frecce tricolori, di passaggio sul capoluogo veneto durante le celebrazioni del 4 novembre. La preside dell’istituto in cui insegna ha affermato che provvedimenti disciplinari non sono esclusi, mentre il vicepresidente dell’associazione nazionale presidi ha paventato scenari di diritto penale, richiamandosi al codice di comportamento dei dipendenti pubblici.
Lo stesso che ha punito Raimo il 6 novembre, in base agli articoli che impongono ai dipendenti della Pa di non ledere l’immagine delle istituzioni. Quello che gli viene contestato in particolare è una critica espressa al ministro Valditara l’11 settembre quando, durante la festa di Avs, disse che «da un punto di vista politico Valditara va colpito come si colpisce la Morte Nera di Star Wars. Nella sua ideologia ci sta tutto il peggio: la cialtroneria, la recrudescenza dell’umiliazione, abilismo, classismo, sessismo. Tutto quello che dice è arrogante, cialtrone, lurido». Una critica che per l’Ufficio scolastico regionale è invece un’offesa, come dichiarato ieri dalla direttrice generale Anna Paola Sabatini.
La prima solidarietà è arrivata dai suoi studenti del Pacinotti-Archimede di Roma dove insegna. All’ingresso della scuola hanno affisso uno striscione con scritto «Tre mesi di sospensione per un’opinione», poi hanno ottenuto dalla preside la convocazione di un’assemblea straordinaria. «Abbiamo fatto tutto noi, il prof non c’entra niente», raccontano. «E lo abbiamo fatto non solo per lui, ma perché è una cosa che potrebbe succedere a tutti, ad altri professori come a noi studenti». Ora preparano una lettera da inviare direttamente a Valditara: «Oltre a essere una decisione ingiusta ci crea un disagio. Cambieremo metodo didattico, poi di nuovo dopo 3 mesi tornerà Raimo, che per noi è un ottimo professore, che si interessa di noi a livello umano e non è vero che fa politica in classe».
Anche gli studenti del collettivo della scuola, «Valerio Verbano», non concordano con l’Usr e preparano una mobilitazione per domenica mattina, a cui invitano tutte le forze sociali e politiche della città: «Valditara lo avrebbe potuto querelare se si sentiva offeso, invece ha utilizzato il suo potere di ministro. È la parabola della repressione» commentano.
I docenti del Pacinotti-Archimede scrivono all’Usr e a Valditara difendendo il docente e la libertà di espressione: «L’istituzione che reprime e punisce chi esprime il proprio pensiero non allineato è un’istituzione che non educa cittadini liberi, ma alleva sudditi».
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