“Troppe case senza gente, troppa gente senza case” era scritto in uno striscione che non molti anni fa veniva portato per le strade di Firenze dal Movimento di lotta per la casa. Una verità che, fino ad oggi, non è mai stata smentita, anzi riconfermata.
In Italia, secondo i dati Istat, ci sono oltre 10 milioni di abitazioni vuote e migliaia di capannoni industriali abbandonati, simboli di un modello di sviluppo insostenibile. Un patrimonio che, se tornasse nuovamente nelle disponibilità delle nostre comunità, potrebbe alleviare l’emergenza abitativa in atto e fermare l’insensata corsa alle nuove edificazioni.
Salviamo il Paesaggio, un forum nazionale che riunisce associazioni, comitati e cittadini per promuovere un uso più responsabile del territorio, propone una soluzione concreta: recuperare questi spazi per restituirli alla collettività semplicemente applicando la Costituzione. Già ci sono alcuni esempi virtuosi in cui immobili abbandonati sono stati recuperati per uso pubblico, ma sono pochissimi e in contesti diversi: a Torino il recupero delle ex aree industriali come Mirafiori, trasformata in un polo culturale e residenziale; a Bologna l’esperienza dei “beni comuni urbani”, dove cittadini e associazioni gestiscono spazi abbandonati per attività sociali.
La proposta di Salviamo il paesaggio riguarda uno strumento normativo a disposizione di tutti i comuni italiani. Una strada applicabile ovunque è infatti un Regolamento comunale basato su una corretta applicazione dell’articolo 42 della Costituzione Italiana che recita “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Se un immobile abbandonato non svolge più alcuna funzione sociale, può tornare proprietà comune o collettiva mediante l’acquisizione al patrimonio comunale. Si tratta di una scelta politica che non deve essere confusa come un atto di esproprio. Con la consulenza di Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, il comune marchigiano di Terre Roveresche (PU) ha adottato il regolamento già dal 2017.
Ora la campagna invita tutte le amministrazioni comunali a seguirne l’esempio, e prevede una mappatura dettagliata di quanti e quali edifici sono inutilizzati per recuperarli a un uso pubblico e sociale trasformandoli in alloggi popolari, spazi culturali, centri di aggregazione o servizi per la comunità.
In pochi giorni il Forum ha ricevuto decine di telefonate e messaggi da parte di Sindaci e consiglieri comunali che hanno raccolto l’invito e hanno iniziato a chiedere approfondimenti, porre domande, segnalare casi particolari. Segnali positivi arrivati finora soprattutto da Comuni di piccole dimensioni, al di sotto dei mille abitanti, con punte massime di poco superiori ai cinquemila.
Le indicazioni pratiche da seguire sono la semplificazione normativa, per rendere più snelle le procedure per il recupero degli immobili abbandonati, incentivi fiscali per chi decide di recuperarli e destinarli a uso pubblico, utilizzo di fondi pubblici e PNRR per finanziare i progetti di riutilizzo. Un punto importante è il coinvolgimento delle comunità, con reali percorsi partecipativi in cui cittadini e associazioni gestiscano gli spazi recuperati.
Il recupero degli immobili abbandonati è una grande opportunità per ridurre le disuguaglianze sociali, creare nuove economie e migliorare la qualità della vita in città dove affitti brevi e Airbnb si sono mangiati gran parte del mercato e finanziano una “rendita parassitaria” senza precedenti, dove i prezzi degli affitti sono sempre più alti, e migliaia di famiglie sono in attesa di una casa popolare.
È una situazione comune a diverse parti d’Italia, ma a Firenze, come in altre città d’arte divenute città-vetrina, è ancora più grave. Secondo il rapporto Openpolis su 205.420 alloggi, quelli non occupati sono 26.400, pari al 12,9%. In tutta la provincia di Firenze, su un totale di 522.372 abitazioni, il 14,9% ovvero 77.641 case non risultano abitate, o magari affittate al nero. A fronte di questi dati, nelle stime del Sunia, a Firenze le famiglie in disagio abitativo sono ormai 20mila, 2.500 famiglie in graduatoria per una casa popolare, mentre in tutta la Toscana sono circa 16mila. Quasi 3mila le famiglie che a Firenze hanno fatto domanda per il contributo affitti. In area metropolitana, ma il 90 per cento sono a Firenze, si contano 2.500 convalide di sfratto all’anno, e cento esecuzioni al mese di sfratti fissati con la forza pubblica. Mentre proliferano alberghi e residence di lusso, anzi di extra lusso.
Questa campagna va sostenuta nel suo intento concreto di realizzare città realmente sostenibili e più inclusive. Perché recuperare gli immobili “fantasma” non è solo una questione urbanistica, ma un atto di giustizia sociale che risponde a un’emergenza che la politica continua a ignorare.
*L’articolo è pubblicato sul numero di marzo di Fuori Binario, il giornale delle persone senza dimora di Firenze

Ornella De Zordo

Hanno sfrattato anziani, malati, persone con handicap e dipendenti per lasciare abbandonate e senza cura manutentiva gli immobili dello Stato. Se quei soggetti dipendenti erano un danno all’erario, oggi che gli immobili abbandonati da lungo tempo, quanto costeranno alla collettività?