Sembra passata un’epoca da quel tempo della nostra vita in cui si potevano sentire frasi come:
“I minori flussi turistici imposti dalla pandemia, se da un lato mettono in difficoltà il tessuto sociale ed economico, dall’altro dovranno essere vissuti come un’occasione per tutti per ridare spazio alle funzioni di base di una comunità”.
Erano “solo” tre anni fa. Abbiamo dunque perso quell’occasione storica per ripensare le ragioni che fanno di una città, appunto, una comunità? Sembra che in ogni caso il motto corrente sia: come prima, più di prima. Riferito in modo particolare al turismo tornato ad essere di nuovo, anzi più possibile, di massa, globale, totalizzante.
Da alcuni segnali emessi in questi mesi di campagna elettorale senese (mi riferisco, tra gli altri, al documento di Confesercenti dello scorso marzo), sembra esserci un ritorno d’attenzione sul fenomeno dello spopolamento dei centri storici nelle città d’arte che rischiano il totale snaturamento a causa dell’eccesso di turismo. Speriamo che non si tratti solo di “propaganda”, visto il momento, e che si sappia invece affrontare la questione in maniera radicale e radicata, dunque andando alle radici del fenomeno e che il discuterne sia elemento costante dell’attenzione cittadina.
Firenze ha visto esplodere nel corso degli anni il fenomeno del turismo di massa e proprio per questo ci è parso naturale rivolgersi all’esperienza di una rivista come “La Città Invisibile” emanazione del Laboratorio politico perUnaltracittà di Firenze, impegnata da anni in un lavoro costante di approfondimento e controinformazione su questi e molti altri argomenti.
Dato che anche Siena dovrà decidersi finalmente ad affrontare la questione in maniera seria e più condivisa possibile con la popolazione, ci è sembrato che un contributo fiorentino di qualità ci potesse aiutare a mettere a fuoco quali scelte una buona e consapevole amministrazione pubblica potrebbe adottare per gestire un fenomeno che non può essere abbandonato esclusivamente agli interessi economici, finanziari e commerciali, pena le conseguenze che si dispiegano giorno dopo giorno sotto i nostri occhi.
Ne indico solo alcune, per avviare il nostro confronto:
- Il progressivo spopolamento dei nostri centri storici. Mi riferisco p. es. ad uno studio condotto assieme ad altri anche da un docente dell’ateneo senese, Niccolò Romano, che in una recente inchiesta condotta per “La Sapienza” di Roma, ha messo in evidenza la relazione stretta, direi quasi di causa ed effetto, tra proliferazione degli affitti brevi (vedi B&B) e diminuzione dei residenti del centro storico. Vorrei fosse chiaro che, almeno per me, non si tratta di demonizzare un fenomeno come il B&B e il sistema di prenotazione su piattaforma (airbnb), ma c’è bisogno di pensare a come si possa gestire, regolare e non solo sfruttare, la risorsa turistica, specie nella sua attuale dimensione massificata.
- Il problema del caro affitti e del caro abitazioni, conseguenza diretta del punto precedente. Quali politiche abitative può sostenere l’ente pubblico, visti anche i vincoli di bilancio? Con quali risorse e quali politiche fiscali? (*) Si devono continuare a vendere beni pubblici anche di pregio a pochi gruppi privati per farne resort di lusso? O si può avviare il riuso degli spazi inutilizzati di proprietà pubblica per l’edilizia sociale? Oltre a realizzare progetti culturali legati al territorio ma in contatto con il resto del mondo, visto che le nostre città hanno una vocazione naturale ad essere centro di attenzione internazionale.
(*) Ricordo a proposito che l’attuale governo ha cancellato il fondo affitti e della morosità incolpevole in una situazione in cui a Siena gli sfratti sono aumentati del 55% in un anno
- Strettamente legata al punto precedente assistiamo all’omologazione della proposta commerciale e culturale delle aree centrali, ridotta ad una sfilata di grandi marchi, tutti gli stessi, dappertutto, che assieme all’aggressività della grande distribuzione conduce alla fine progressiva dei negozi di prossimità. E ancora, l’affermarsi assieme alla monocultura turistica, del modello mangia/bevi, che rischia di diventare l’unica attrattiva sociale anche per i residenti, i giovani e gli studenti. Visto anche che di cinema ce ne sono sempre meno, i teatri sono in sofferenza e la musica si fa ormai soprattutto in discoteca.
A partire da quest’ultimo punto vorrei sottolineare quanto occorra qualificare la politica culturale dell’amministrazione pubblica e farla interagire con le politiche abitative a partire dalla gestione degli spazi di proprietà pubblica con un’attenzione particolare alle periferie urbane e ormai all’area “metropolitana” nel suo insieme.
Ma tutto questo può accadere solo se ci sarà la volontà politica di ripristinare luoghi di incontro fra i cittadini, che siano rinnovati comitati di quartiere, consulte, tavoli specifici e quant’altro. Solo attraverso la partecipazione dei diretti interessati e pratiche di autorganizzazione si possono affrontare dal lato giusto i problemi che riguardano “il comune” in tutte le sue accezioni
Il testo è la trascrizione dell’introduzione all’incontro Di chi è la città?, tenutosi a Siena presso la Limonaia del Tribunale civile, sabato 6 maggio, con le ospiti Ilaria Agostini e Francesca Conti del Laboratorio politico perUnaltracittà, e: Laboratorio politico Left, Potere al popolo!, Rifondazione comunista Siena. All’ordine del giorno: il futuro delle città d’arte svuotate socialmente da una violenta colonizzazione turistica che toglie risorse collettive e concentra la ricchezza nelle mani di pochi.