Dalle 9:00 del 4 giugno come La Polveriera Spazio Comune saremo in presidio sotto la sede del DSU Toscana (azienda regionale del diritto allo studio universitario), per richiedere la rimozione del cancello insieme a Studenti di Sinistra e Cravos.
Abbiamo scritto a Del Medico, il presidente della commissione del DSU a partire dal 19 maggio, prima richiedendo la rimozione del cancello, e qualche giorno dopo, senza aver ricevuto risposta, abbiamo invece avanzato la proposta di una collaborazione nella gestione delle chiavi condivisa con la mensa universitaria.
Non abbiamo ricevuto risposta a nessuna di queste mail.
Quindi abbiamo richiesto attraverso la rappresentanza al consiglio del DSU un incontro con la presidenza della commissione del DSU per la mattina del 4 giugno alle 9:30.
Il plesso di Sant’Apollonia che ospita la mensa universitaria con al centro il chiostro della Badessa è in una situazione particolare. L’edificio (nelle sue parti che danno accesso dal chiostro, ad eccezione dell’ex circolo dei sottoufficiali) è di proprietà della regione, in cessione al DSU, che in quanto azienda regionale del diritto allo studio universitario garantisce i servizi dell’università nel rispetto dei diritti, della sicurezza e dell’accessibilità prima di tutto economica, dovrebbe garantire e mettere a disposizione per iniziative studentesche, aule studio, aule polivalenti e mensa i locali interni al plesso.
La fruizione e gestione del plesso dovrebbe essere garantita come segue: il chiostro della Badessa è uno spazio verde e pubblico e perciò deve essere accessibile al quartiere dalla mattina alla sera, con orari 9:30-22:30. La mensa universitaria deve essere adibita ad aula studio negli orari esterni a quelli dei pasti, quindi 9:30-12 e 14:30-19. Il plesso è patrimonio UNESCO e per questo deve essere accessibile al pubblico con orari concordati con il Comune. L’accesso per i disabili deve essere paritario con un montascale apposito.
Nella realtà purtroppo le cose vanno diversamente, a causa del mancato rispetto di queste istanze da parte del DSU, in questo riconosciamo la colpevolezza non solo di questo ente, ma anche della Regione che continua a tagliare i fondi per il diritto allo studio e punta a smettere di fornirli, portando verso l’aumento della speculazione e privatizzazione.
In questi anni l’accessibilità del plesso si è ridotta come mai prima, assistiamo in generale nel contesto fiorentino a una chiusura sistematica di qualunque iniziativa, luoghi di aggregazione e piccole imprese locali che non presentino opportunità di guadagno per chi specula sulla mobilità turistica.
Firenze ha il centro storico riconosciuto interamente come patrimonio UNESCO, questo costringe gli abitanti a una immobilità culturale mentre la città diventa sempre di più una vetrina per turisti negando ogni dignità all’espressione non conforme al fiorentino doc amante del decoro e della sua storia medievale. La storia che noi vogliamo ricordare però non è la “tradizione” del calcio storico o le “buchette” del vino, ma la storia di resistenza dissidente all’interno del plesso, che come tale viene cancellata o oscurata.
Il plesso di Sant’Apollonia non è stato incluso infatti nel tour storico in corrispondenza del centenario dell’università nel 2024, così come la sua storia non viene raccontata nelle università quando si parla del ’68 a Firenze o degli anni ’70/’80.
Questo è comune per tanti argomenti fondanti a livello culturale, politico e antropologico, ma che astraggono dalla propaganda di decoro, si può citare l’ex meccano tessile, come Sant’Orsola, come la manifattura tabacchi e mille altri.
Come La Polveriera Spazio Comune ci siamo impegnati per garantire l’orizzontalità, l’accessibilità economica e fisica, la sicurezza, opportunità di scambio senza profitto, cultura dal basso, iniziative popolari, sostegno al quartiere e soprattutto un chiostro di libertà a confronto con mille strade e piazze dove per passare bisogna scavare fra la carne sudata dei turisti.
Non esistono luoghi di aggregazione che non richiedano come minimo la consumazione obbligatoria, non esistono biblioteche o aule studio con abbastanza posti o entrata libera, non esistono pasti a poco. Crediamo che il plesso di Sant’Apollonia abbia una percorso importante da continuare come realtà che si estrania da un processo di svuotamento, con l’orto che stiamo costruendo insieme dopo aver visto sradicare il primo che avevamo fatto con gli abitanti del quartiere e con l’autogestione. Vorremmo essere ora più che mai un punto di riferimento per la comunità del quartiere, per chi condivide gli stessi ideali e modalità di lotta e chiunque abbia bisogno di un posto sicuro.
Crediamo che il diritto allo studio significhi accessibilità, per questo a confronto con i prezzi della mensa universitaria, che sono passati nel 2023 da un massimo 4,50 € per un pasto a 9€ con un cambiamento fatto durante l’estate ad agosto, lontano dagli occhi degli studenti, manteniamo cibo e acqua accessibili per tuttə. Diritto allo studio vuole dire anche parità e per questo crediamo nell’abbattere le barriere architettoniche che dividono gli studenti e gli abitanti del quartiere fra serie A e B. Diritto allo studio vuole dire anche intersezionalitá e per questo crediamo sia importante il dialogo che manteniamo con i lavoratorə del plesso, come con gli abitanti del quartiere e con altre lotte fiorentine e non.
Dopo le alluvioni che ci sono state in Toscana, la Regione non si è mossa per disporre nuovi fondi per borse di studio per chi ne è stato colpito, è stato aumentato il limite dell’ISEE da 27mila di massima a 30mila, lasciando sbagliata la data di chiusura del bando di accesso alla borsa portando tanti studenti e studentesse a perdere questo diritto.
A chiudere il chiostro della Badessa è stato messo nel 2017 definitamente, ma già prima erano stati messi tutta una serie di cancelli per chiudere l’accesso, il cancello attuale interno. Questo cancello è stato costruito illegalmente e viene gestito attivamente dalla Coopservice (vigilanza giurata) una azienda a cui appalta il DSU. Alcune delle guardie poste a controllo hanno spesso minacciato, aggredito o molestato studenti e frequentatori del plesso, sulla base di regole assurde come il divieto di sedersi sul prato, anche non partecipanti della nostra realtà, sequestrando spesso persone all’interno del plesso chiudendo tutti i cancelli (prima dell’orario di chiusura), una situazione che se è sabato/domenica o sono a corto di personale può durare anche ore.
Chi ha accesso libero al plesso sono solo i lavoratori della mensa (di diritto), la guardia giurata e la fondazione Toscana Spettacoli (invece non di diritto), azienda partecipata, quindi non adatta a locali a uso studentesco, che ha il proprio accesso privato e a cui il DSU affitta illegalmente per sopperire alla mancanza di fondi.
Dopo il COVID gli orari si sono ridotti dalle 9:30-22:30 alle 12-15:30 nonostante il personale predisposto all’apertura sia presente anche dalle 18 alle 22:30, ma in questo orario non c’è modo di mantenere aperto il questo cancello illegale e quando viene chiesto alla guardia di aprire per necessità si rischia l’aggressione.
La chiusura di questo cancello però presenta 4 problematiche principali:
Prima di tutto la discriminazione abilista, in opposizione alle norme sull’accessibilità e sull’assenza di barriere architettoniche perché quando questo cancello (illegale) è chiuso gli studenti disabili non possono entrare e meno di non prenotare tempo prima. Questa non è parità, è stigmatizzazione e esclusione.
Poi la completa assenza delle norme di sicurezza, infatti fino a poco tempo fa il chiostro era indicato come punto di raccolta in caso di emergenza, caso nel quale resteremmo tutti chiusi dentro da questo cancello.
Lo spazio verde, che non è diritto della guardia gestire aprendo in quelle 3 ore e mezza (se non chiude prima per dispetto), né della mensa, né del DSU, né della Regione, ma del comune, dovrebbe essere fruibile alla cittadinanza per molte più ore.
Lo spazio pubblico e patrimonio UNESCO è lasciato a sé stesso, se non per le pulizie messe in pratica da La Polveriera, e resta chiuso, nonostante la crescente inaccessibilità fra la privatizzazione dell’estate fiorentina e le varie sagre, fiere e eventi “tradizionali” e non, inventati negli ultimi anni nel resto della città.
Questo chiostro – che di diritto studentesco, nonostante la cessione, ha ben poco – ha visto chiudere anche l’aula studio che veniva fatta nei locali della mensa fuori dall’orario dei pasti.
A confronto con questa chiusura crediamo di aver permesso, attraverso la nostra autogestione, la nascita di tante opportunità nel plesso, di aggregazione, responsabilizzazione, formazione, creatività e libertà fuori dal profitto, dal sistema capitalistico e sistematizzante (quanto possibile per un centro città) che vengono giornalmente represse, insieme ai diritti citati sopra. Per questo è importante liberarci e liberarsi da questo cancello e iniziare una nuova fase, sulla traccia dei passi fatti prima di autogestione dal basso del plesso.
Continueremo a prenderci cura del chiostro della Badessa con il nostro orticello e dei locali de La Polveriera dove non esistono divisioni sociali economiche o abiliste e l’invito è esteso a chiunque condivida la lotta o voglia contribuire all’apertura o alla costruzione di questo che è per definizione un bene comune.
Gli spazi sono di chi li abita, li crea e li condivide e per questo richiediamo che venga abbattuto il cancello definitivamente per permettere all’autogestione, che già si è dimostrata ben più capace delle istituzioni di riferimento che hanno relegato il plesso all’abbandono o alla privatizzazione, anche quando era possibile altrimenti, di esistere e fiorire invece che lasciare questo patrimonio a una statica rovina musealizzata, vuota e recintata.
La vera tutela non è la turistifazione, ma l’impegno consapevole di un’autogestione senza profitto in centro storico e agli occhi di tuttə.

La Polveriera

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