Trasporto pubblico locale: una seria pianificazione invece di grandi opere, per una nuova politica per le persone

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Firenze e i suoi dintorni sono interessati da decenni dalla realizzazione di grandi progetti per il trasporto pubblico, ma molti problemi di traffico non sono risolti e i tempi per gli spostamenti sono sempre alti.

Questo dipende dalla scelta di privatizzare tutto il settore del trasporto locale, non solo la sua gestione, ma anche la pianificazione e la progettazione delle singole infrastrutture; ovviamente il soggetto privato guarderà con molta, troppa attenzione a ciò che gli porterà profitti. Si tratta non solo un problema ambientale, ma una sostanziale cessione di democrazia.

Tra qualche mese ci saranno le elezioni regionali, se i gruppi politici non si discosteranno dal lungo corso rappresentato negli ultimi anni da Eugenio Giani e non si andranno a tutelare gli interessi delle comunità con seria pianificazione, i problemi potranno solo aggravarsi. Non è più il tempo di politicismi e alleanze strumentali, è ormai urgente un netto e profondo cambiamento delle politiche toscane che sia attento agli interessi generali, non solo a quelli di chi specula sulla città e le grandi opere.

Il massimo della mancanza di una seria pianificazione è il Passante TAV, le gallerie che si stanno realizzando sotto la città. Mentre Giani si prodiga mensilmente in esaltazioni dello scavo dei tunnel, si leggono nel PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) le contraddizioni che agitano gli stessi sostenitori: incredibilmente si chiede alle ferrovie che i treni con fermata a Firenze continuino a raggiungere Santa Maria Novella anche a lavori conclusi! Si spendono tre miliardi di euro per realizzare il Passante e si chiede di non utilizzarlo? A cosa si pensa quando se ne sostiene l’esecuzione?

Gli effetti della mancata pianificazione si vede nei ritardi dei lavori (al momento si valutano circa venti mesi), nei problemi ambientali e tecnici irrisolti (mancanza di piano di emergenza, mancanza di VIA per la stazione e relativo rischio idrologico, gestione sbagliata delle terre di scavo, aumento dei costi); tutti questi fatti evidenziano come la logica delle grandi opere adottata dalla politica anche in Toscana crei problemi e per tentare di risolverli si ricorre a nuove grandi opere come un people mover di poco più di un chilometro dal costo monstre di 120 milioni.

La situazione delle ferrovie è analoga, si favorisce in tutto il sistema di “alta velocità” e si tralascia non solo lo sviluppo, ma addirittura l’uso delle strutture esistenti. Anche qui è la mancanza di uno sguardo complessivo che voglia risolvere i problemi puntando tutto su nuove mega-infrastrutture; è il caso assurdo della proposta di una nuova tranvia veloce tra Peretola e Prato, parallela ad una linea ferroviaria sottoutilizzata e quasi ignorata. Perché non si realizza un servizio efficiente e continuo su quella linea, perché non si investe nella realizzazione di collegamenti efficienti tra le fermate e il territorio, in particolare con i centri urbani principali? Perché non si crea una rete di trasporti capillare invece di pensare solo a mega-opere costosissime che non risolveranno i problemi?

La politica delle Ferrovie di favorire sempre e solo l’alta velocità sta per colpire anche i pendolari, in particolare quelli del Valdarno aretino: si pensa di dirottare tutti i treni regionali sulla linea storica aumentando di quaranta minuti al giorno il viaggio dei pendolari, molti dei quali sono cittadini espulsi da Firenze dalla rendita immobiliare impazzita.

Si dimentica che il 40% del traffico a Firenze è dovuto al pendolarismo; il servizio pubblico che meglio risponderebbe a queste esigenze sarebbe la ferrovia là dove esiste: è più veloce, porta un numero di persone maggiore. Invece la politica toscana privilegia il portare le auto alle porte della città, ai parcheggi scambiatori, per poi affidarli al trasporto cittadino; i parcheggi scambiatori dovrebbero essere distribuiti soprattutto nelle stazioni periferiche! Si guarda soprattutto al capoluogo e si dimenticano le periferie.

Nel caso del trasporto pubblico locale le modalità di realizzazione hanno portato ad una lentissima realizzazione dei lavori, a costi enormi, alle condizioni precarie del trasporto su gomma; tutti i problemi sono occultati da dosi massicce di propaganda.

Questo ha prodotto un sistema dai costi sproporzionati e dalla scarsa efficienza. A Firenze si cantano le magnifiche sorti e l’alto numero di viaggiatori delle tranvie in funzione, ma si ignorano le condizioni del servizio su gomma che si distingue per ritardi e salto frequentissimo delle corse. Si ignora che aver realizzato delle linee di trasporto privilegiate ha dato un vantaggio a chi vive e lavora o studia vicino, ma ha creato una città di serie B con accesso più difficile ai servizi, ha privilegiato la rendita immobiliare in alcune zone e ne ha penalizzate altre. Esempio da manuale di come sono concepiti i sistemi di trasporto è quanto si sta progettando a Scandicci e denunciato da Italia Nostra.

Insomma il problema non è la tramvia o la ferrovia, ma la mancanza di una seria ed equa pianificazione.

Per tentare di ridurre l’impatto dei city users si è pensato ad un cervellotico sistema di accesso alla città, lo scudo verde. A parte evitare l’ingresso in città ai mezzi più vecchi era stato pensato per scoraggiare l’accesso alla città monetizzandolo, colpendo così di nuovo i pendolari, gli espulsi dalla città! Per il momento questo provvedimento è sospeso, ma pende sulla testa di chi è costretto a venire in città.

Si dimentica che il 40% del traffico a Firenze è dovuto al pendolarismo; il servizio pubblico che meglio risponderebbe a queste esigenze sarebbe la ferrovia là dove esiste: è più veloce, porta un numero di persone maggiore. Invece la politica toscana si immagina solo di portare le auto alle porte della città; i parcheggi scambiatori dovrebbero essere distribuiti soprattutto nelle stazioni periferiche, non a Firenze. Anche questo è un errore dovuto alla mancanza di una seria pianificazione, si creano rotture di carico inutili, si guarda solo al capoluogo e si dimenticano le periferie.

Per tentare di ridurre l’impatto dei city users si è pensato ad un cervellotico sistema di accesso alla città, lo scudo verde, che di verde ha assai poco. A parte evitare l’ingresso in città ai mezzi più vecchi era stato pensato per scoraggiare l’accesso alla città monetizzandolo, colpendo così di nuovo i pendolari che orbitano sulla città, gli espulsi dalla rendita! Per il momento questo provvedimento è sospeso, ma pende sulla testa di chi è costretto a venire in città.

In questo quadro è emblematico il caso del nuovo aeroporto che si vuol costruire a dispetto del buon senso per soddisfare i desideri di Toscana Aeroporti e di chi vuol favorire un turismo sempre più invasivo e una speculazione immobiliare mai sazia. Si vorrebbero piegare le comunità della Piana, da Prato a Firenze, ad accettare una infrastruttura inquinante, invasiva, che finirebbe di stravolgere la vita nella zona. Si ignorano i problemi emersi nelle valutazioni preventive che hanno demolito i progetti presentati, ma le posizioni di Toscana Aeroporti, della Regione e del Comune di Firenze sono sorde a ogni critica e recitano ossessivamente il solito copione propagandistico in favore dello speculatore di turno.

Infine è bene ricordare che un tema fondamentale è quello della residenza; oggi la speculazione immobiliare ha portato la rendita a impedire alla maggioranza della popolazione di avere una casa dignitosa, soprattutto nei capoluoghi. Allontanare gli abitanti dai posti di studio e di lavoro sta portando disagi profondi e difficoltà anche al sistema città.

Invertire questa rotta è indispensabile, prevenire la necessità di mobilità sarebbe finalmente un obiettivo intelligente per una nuova classe politica.

Grasp-Alterpiana

Italia Nostra

Comitato No Tunnel TAV FI

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