Ancora pale in Alta Valmarecchia: Anche Sant’Alberico e Uguccione della Faggiola nel vento della speculazione.

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COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO CRINALI BENE COMUNE E APPENNINO SOSTENIBILE – CACTUS WIND

Nel cuore dell’Appennino, sui crinali millenari della Valmarecchia e dell’Alta Valtiberina, sta per consumarsi un’altra ferita indelebile: l’impianto eolico industriale “Cactus Wind” che sarebbe previsto nell’area a ridosso del Monte Fumaiolo, con aerogeneratori che sarebbero perfettamente visibili anche dalle Balze di Verghereto, Badia Tedalda, Casteldelci e diversi punti di osservazione del Montefeltro.

Qui sorge l’antico Eremo di Sant’Alberico, un luogo di grande valore storico e spirituale situato nei pressi dell’area interessata dal progetto eolico. Quest’eremo rappresenta una testimonianza preziosa della tradizione religiosa e culturale locale, ancora oggi legata profondamente all’identità del territorio e delle comunità circostanti.

A poca distanza dalla stessa area di impianto, sono ancora visibili i resti del Castello di Uguccione della Faggiola. Queste pietre raccontano la storia potente di uno dei condottieri più influenti del Medioevo: Uguccione della Faggiola, protagonista delle lotte tra Papato e Impero e signore di queste terre. I suoi luoghi – il castello, i ruderi, le torri – sono fondamentali frammenti di un romanzo collettivo che appartiene a tutta la nostra nazione. Casteldelci, il Senatello, la Faggiola: qui si intrecciano le radici più profonde del Montefeltro, di cui paesaggi e borghi millenari sono ancora oggi testimonianza intatta e rara.

Questo progetto rappresenta l’ennesimo assalto speculativo all’alta Valmarecchia, che si aggiunge a una lunga serie di impianti industriali eolici, culminati nella scellerata approvazione del progetto “Badia del Vento” da parte della Regione Toscana, con la benedizione del Presidente della Toscana Eugenio Giani e dell’Assessora Monia Monni.

Oggi, questo straordinario territorio rischia di essere sacrificato sull’altare di una transizione ecologica falsa, pilotata dall’ennesima speculazione industriale: sette pale eoliche alte come grattacieli di settanta piani si innalzeranno tra aree protette, sorgenti, borghi e chiese, violando ogni criterio di buon senso, tutela paesaggistica e rispetto della storia italiana.

Non esiste alcuna necessità, se non quella del profitto di pochi, per giustificare un’opera che comporterebbe danni irreversibili all’ambiente con disboscamenti, sbancamenti e un aggravamento dei rischi di frane e dissesto idrogeologico, in un’area già fragile e recentemente colpita da eventi alluvionali violenti. Si minacciano la biodiversità e specie protette come l’aquila reale, con conseguenze dirette per gli ecosistemi e la fauna selvatica. Irrimediabilmente compromesso sarebbe anche il paesaggio, con gravi ferite visive e culturali inflitte ai borghi, ai castelli, agli eremi e alle altre testimonianze storiche tutelate.

Le comunità locali, private di futuro turistico e di qualità di vita, sarebbero le prime a pagare il prezzo di una scelta ingiustificata, mentre nessun beneficio reale e condiviso arriverà per loro. Il progetto, lungi dall’essere un autentico passo verso l’energia sostenibile, si rivela invece la maschera di una falsa transizione ecologica, costruita su speculazioni finanziarie e su costi che finiranno per gravare sulle bollette di famiglie e imprese italiane, alimentando profitti privati senza rigore né responsabilità.

 

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