Dal collasso alla rinascita: l’Atlante dei conflitti nella Piana Firenze Prato Pistoia

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La Piana Firenze – Prato – Pistoia è un sistema territoriale complesso da tempo sottoposto ad una pressione antropica tale da determinare uno stato di crisi permanente, prossimo al collasso, non solo ambientale, ma anche sociale ed economico.

L’originaria struttura della conca intermontana, caratterizzata da quel delicato equilibrio ecosistemico che ne ha consentito le varie fasi di civilizzazione, è attualmente investita da pesanti processi di artificializzazione e urbanizzazione, da far temere la sostanziale tenuta di tutto l’impianto territoriale.

>>> Per informazioni, modifiche e suggerimenti scrivete a info@perunaltracitta.org.

La presenza ingombrante di Firenze, ormai avviata a ricalcare i modelli delle gated communities turistiche al servizio dei numerosi fondi immobiliari internazionali, i nuovi padroni della città, determina la suburbanizzazione delle contraddizioni che il mal governo cittadino alimenta e che in realtà non è in grado di gestire.

L’espulsione dei residenti dall’area centrale alimenta una nuova domanda di abitazioni nei comuni limitrofi, con conseguente nuovo consumo di suolo ed energia, sovraccarico dei territori circostanti (ormai fino a Pistoia), pendolarità addizionale e congestione della viabilità, appesantita anche dalla previsione della terza corsia dell’autostrada Firenze-Mare.

L’amministrazione dell’ipertrofica città turistica, al pari della Leonia di Italo Calvino, non riuscendo a controllare e a governare il ciclo dei rifiuti prodotti, vorrebbe esorcizzarne la presenza imponendo la costruzione di un mega inceneritore a Case Passerini, al centro della Piana, dal devastante impatto ambientale. Gli stessi amministratori (ai vari livelli di responsabilità), per alimentare l’over turism, da più parti denunciato come una delle cause dell’urbanicidio delle città d’arte, vorrebbero imporre un aeroporto intercontinentale, con una pista da 2.400 metri proprio al centro della Piana, là dove era previsto il Parco della Piana, tanto pubblicizzato dagli stessi soggetti che ora ne decretano la morte.

L’area pistoiese, all’altra estremità della Piana, è all’origine di una crisi ecosistemica altrettanto significativa da ricondurre alla presenza dell’attività vivaistica, con i suoi elevati consumi idrici e l’ingente ricorso a fertilizzanti e pesticidi tale da avvelenare le acque superficiali e di falda.

L’area pratese, al centro dei due poli periferici, si pone al vertice di un sistema manifatturiero estremamente frantumato, capillarmente diffuso, strutturato attorno a un fitto reticolo stradale che innerva gran parte del territorio in questione. Ingombranti nodi logistici e commerciali ne rappresentano il tessuto connettivo.

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità la Piana è una delle aree più inquinate d’Europa, al pari di quanto accade nella Pianura Padana (per quanto riguarda la diffusione delle polveri sottili).

Le città rivierasche dell’antico lago plio-pleistocenico della Piana sembra che in parte stiano ripensando il loro modello di diffusione territoriale, che però, sino ad oggi, è da annoverare anch’esso tra i responsabili della grave crisi ambientale dell’area.

La politica, in tutti questi anni, dov’era?

Certamente si è distinta per un’evidente contraddizione tra gli intenti espressi e le regole della trasformazione, “liquide” a tal punto da non impedire la formazione di un territorio caotico, che si è rivelato sì funzionale all’accumulazione capitalistica, anche nelle forme più brutali, ma estremamente insensibile al benessere delle popolazioni insediate.

E’ il fallimento di una politica servilmente dipendente dagli interessi economici prevalenti, incapace di ascoltare gli abitanti, di interpretarne e di rappresentarne i bisogni.

È proprio a partire dalla denuncia della insostenibilità dell’attuale situazione, sia da un punto di vista sanitario che ambientale, che nella Piana, e non solo, si assiste alla diffusa germinazione di nuclei di soggettività territoriale e/o tematica che abbiamo cercato di rappresentare visivamente con il nostro “Atlante dei conflitti progettuali”.

Accanto alla individuazione delle “Aree di crisi”, e guarda caso coincidenti con esse, si dispiega quello che abbiamo definito “Atlante dell’attivismo”, ossia quella moltitudine di esperienze conflittuali, di autorganizzazione dal basso, di buone pratiche, di “micro azioni indisciplinate”, di micro riterritorializzazioni che, seppure in maniera non coordinata, mentre denunciano la distruzione dei contesti ambientali e territoriali, tentano anche di riconfigurare gli assetti insediativi stabilendo nuove e più giuste modalità di fruizione dei “Luoghi del Vivere”.

È davvero sorprendente constatare l’ampiezza e la ricchezza di questo nuovo campo relazionale, estremamente dinamico e tenace, grazie al quale si possono riaprire gli spazi per un iniziale e faticoso recupero ecosistemico della Piana Firenze Prato Pistoia.

L’Atlante che proponiamo non è un lavoro concluso, anzi non è che un debutto che attende suggerimenti, integrazioni, correzione di errori, inevitabili, insomma di tutta quella partecipazione progettante che la Piana finora ha saputo esprimere. Il quadro d’insieme che emerge rafforza le soggetività coinvolte e le loro azioni, perché vertenze anche diverse sono collegate da un filo rosso a volte invisibile ma resistente: forse una mappa può aiutarci ad afferrarlo meglio, e a tenerlo in mano per rinsaldare le nostre lotte.

Per informazioni, modifiche e suggerimenti scrivete a info@perunaltracitta.org.

*Antonio Fiorentino – perUnaltracittà, Alterpiana

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Antonio Fiorentino

Architetto, vive e lavora tra Pistoia e Firenze dove rischia la pelle girando in bici tra bus, auto e cantieri. E’ un esponente del Gruppo Urbanistica di perUnaltracittà di Firenze, partecipa alle attività di Comitati di Cittadini e Associazioni ambientaliste.

1 commento su “Dal collasso alla rinascita: l’Atlante dei conflitti nella Piana Firenze Prato Pistoia”

  1. PATRIZIO LUMINI

    Meno male che ci sono persone come lei che riescono a tirare le fila anche da un punto di vista concettuale o meglio ” politico ” nel senso più alto del termine grazie un mammona no inceneritore ma anche no aeroporto no tav no tap e no a tutte quelle porcherie che ci vogliono propalare come sviluppo e ricchezza

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