Sempre poveri…

Sempre poveri

C’è un ragionamento ricorrente negli ultimi tempi che risuona tra le mura della cucina di casa mia espresso mirabilmente da mia madre quasi ottantenne:
“ma…non ci si ricorda di come eravamo noi neanche un secolo fa?? Possibile che gli anziani come me non dicano nulla e adesso alcuni pensino che siamo tutti nati in abiti di stilisti famosi, con la macchina sotto al sedere per andare a giocare in borsa?? Eppure eravamo messi male, ma parecchio male…”
migranti
“..Lo Stato è un lupo di pietra,
non morde perché non ha denti,
ma rimane il lupo..
E le povere pecorelle meridionali
con problemi di cibo senza pastore
ne hanno paura..
Le stelle della Legge
non possono proteggere le stalle..”

Sempe povere nui simme stète
Dinta ‘sta lote a’mmo sempre a patète
Questa lote è ‘nu brutto capute
pe nui poveretti la vita è fenuta..

Chi sta bbono nun crede a l’ammalèto
Chi sta sazio nun crede a l’affamèto
[x2]

Scancellètece dalla società
pe nui poveretti pietà nun ce ne sta
C’è sta ‘nu detto tanto antico:
“Magnete la scorcia, sparagna la mollica”

La mollica te la magne staséra
e al lume de candela
e poi te vai a cuccà’

Matteo Salvatore
“Sempre poveri”

Si partiva, si partiva…eccome se si partiva. Non si andava via però solo dal sud, anche dal centro. E dal nord! Eh sí…il grande Nord sviluppato…dal sud al nord, dal nord in…AFRICA!

Lombardi in Africa

Poche parole, questa volta.
Guardando quei poveri corpi senza vita in balia delle onde del mare siciliano o stipati sul fondo, dentro una carcassa di una sottospecie di barca, affondata, un relitto-bara.
O ancora con le povere ossa affaticate negli androni delle nostre stazioni, ammassati al confine, arrampicati sugli scogli.
Mia madre dice, scuotendo la testa:  “ma davvero…DAVVERO non ci si ricorda come eravamo noi…? Povere creaturine: che vergogna…”.

Guardiamoci, allora, come eravamo attraverso gli occhi di un poeta calabrese, Franco Costabile, un racconto che parla di altri arrivi, altre partenze…

Canto dei nuovi emigranti