Il pesce in barile. Il Natale di Prequel

Prequel si teneva impegnato con gli addobbi natalizi. Arrangiò un presepe con vecchi raccoglitori e cartastraccia a sagomare montagne ossute. Raffazzonò intorno a una capanna un qualche steccato pieno di pecore. Traguardò l’albero con un sestante improvvisato per accertarsi che il puntale fosse a piombo.Tutto pur di non guardare giù.
Ma ogni volta che si accostava alla finestra per tapparla con un fondale stellato o per accendere le lampadine, era costretto dalla gola dei suoi stessi occhi a sbirciare quel che accadeva in strada. La gente si radunava cinque piani sotto, o meglio si aggregava, come se fosse fatta di polveri minerali. Erano le sardine, che Prequel aveva in sospetto. Perchè?
“Senza un’idea precisa” rispondeva a se stesso e quella risposta, quell’essere senza un’idea precisa, nella sua testa valeva per lui come per loro. Prequel aveva bisogno di idee chiare e distinte, i pazienti nei corridoi delle ASL erano il suo ideale di uomo, tanto che a casa ne aveva imitato le sedie, ruvide, sgangherate e di vari colori, ma tutte ugualmente scialbe. Chi ci si sedeva provava la confortevole ansia di chi aspetta che si apra la porta e lo chiamino per fare le analisi.
Ma all’albero manca sempre qualcosa e quell’anno Prequel si 

accorse di aver dimenticato i boa d’argento che, tradizionalmente, contraffacevano la neve appena caduta.

Si vestì controvoglia, tanto che un omino di pan di zucchero gli rimase impigliato nella manica. Fece le scale tenendosi istintivamente nella spirale buia che si disegna tra il muro e il margine destro del gradino quando, scendendo, abbiamo l’ascensore a sinistra. A ogni mezzanino sbirciava dalla finestra per vedere quanto erano aumentate le sardine. Girò il portone sui cardini e se le vide davanti a grandezza naturale.

Il negozio di tutto, dove contava di comprare gli addobbi, era in fondo alla strada, ma il corso era gremito di sardine e per non mescolarsi a loro Prequel attendeva che si diradassero. Intanto strusciava i muri. Un gruppo di manifestanti, per antica abitudine di si

ndacalisti, lasciava una certa distanza allo spezzone che lo precedeva. Spezzone del tutto illusorio perchè le sardine nuotano in banchi e non in gruppuscoli, ma il corpo fa quel che è storia vecchia e il passo sempre mal si adatta al nuovo. Così, quando vide questi reduci marciare in cordone serrato, Prequel colse il momento per attraversare il corso di getto e percorrere una diagonale che doveva avvicinarlo al negozio. Illuso! Un sussulto nel banco di sardine lo ricacciò indietro, perché la folla, più avanti, aveva incontrato un ostacolo di grosse dimensioni e lo aggirava schiacciandosi. Un attimo dopo chi stava dietro raggiunse Prequel e lo travolse. Lui si sentì travolto, in realtà marciavano ordinatamente al suo fianco ma era ciò che più detestava. Mischiarsi con loro gli creava disagio. Aveva paura che lo fotografassero, che lo contaminassero o che addirittura qualcuno gli affibbiasse un cartello da tenere in mano. “Ci manca solo che una cugina o un cognato mi salti al collo”.

Come sempre, tutte le più fosche previsioni si avverarono, tranne quella del cognato. Il banco lo aveva inglobato e Prequel si ritrovò a fare il pesce in barile fino a quando la manifestazione non si 

sciolse.

Allora provò una sensazione che mai gli era capitata in una piazza che si svuota: invece della nostalgia dei capannelli di conoscenti che ciondolano ai quattro canti, l’improvviso dissolversi della folla, come se ogni singola sardina fosse stata risucchiata dal gorgo a cui era sfuggita con un guizzo da salmone.
E Prequel non fece eccezione, si ritrovò solo sull’uscio e aveva dimenticato gli addobbi. Teneva ancora gli occhi ba

ssi come quando camminava nella folla e doveva stare attento alle scarpe, ma si accorse di essere sotto casa perché riconobbe sul marciapiede la linea che era stata disegnata intorno al cadavere schiacciato dalla folla il giorno prima, in occasione del Black Friday.

*Massimo De Micco