La testimonianza di un prete scomodo: don Massimo Biancalani

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Segnalo il bel libro di don Massimo Biancalani, in vendita in tutte le librerie (Feltrinelli, Ibs, ecc.…), che racconta l’esperienza di Vicofaro a Pistoia, del percorso che ha portato al centro di accoglienza, dei ragazzi ospiti e della ricca rete di relazioni cresciuta attorno a loro. L’ho divorato nel giro di un pomeriggio e spero possa regalarvi qualche ora di buona compagnia.

È la storia di don Massimo, sacerdote senza seminario, che ben presto ha dovuto sostenere le avversità di parte del mondo ecclesiale, ostile all’originalità del suo percorso formativo, ricco però di esperienze umane e pastorali.

Divenuto parroco a Ramini-Bonelle, due frazioni di Pistoia, e poi anche a Vicofaro, si pone al servizio delle comunità locali: “compresi ben presto …. che la mia missione aveva poco a che fare con le liturgie ma mi chiamava a essere in mezzo alle persone”. “Prete di strada”, proprio a contatto con la sua gente, anche con chi “non entrava in chiesa, ma aveva il cuore grande e generoso”.

È proprio questo il senso che egli dà alla sua vocazione sacerdotale: scoprire, coinvolgere, far emergere quella ricca umanità vittima degli attuali dispositivi sociali ed economici. Costretta ai margini della società, è destinata a scomparire dal nostro orizzonte e a divenire invisibile. Un’umanità rimossa, mal tollerata, oggetto solo di quelle politiche securitarie che ne fanno una mera questione di ordine pubblico.

La Chiesa, nei proponimenti e nella pratica di don Massimo, si pone quindi al servizio delle fasce più deboli, nella prospettiva di un loro riscatto, qui e ora, in un mondo in cui giustizia sociale ed economica siano il fondamento di una pacifica convivenza.

L’insegnamento di don Lorenzo Milani è ben presente: “Il fine ultimo è dedicarsi al prossimo … Non è più tempo delle elemosine, ma delle scelte”.

E infatti sin da subito l’azione si apre al coinvolgimento e al riscatto delle condizioni di vita della comunità pistoiese dei Rom e dei Sinti, sì, degli Zingari, così tanto bistrattati e relegati in maleodoranti campi alla periferia di Pistoia.

Dal coinvolgimento della comunità locale Lgbt a quello dei senza fissa dimora alla promozione di un mercatino a chilometro zero e dell’orto biologico di Ramini, la vita delle comunità parrocchiali si è notevolmente arricchita aprendosi e includendo esperienze umane il più delle volte soffocate da insopportabili e pericolosi pregiudizi.

L’accoglienza incondizionata dei migranti diviene l’ulteriore frontiera da affrontare e da abbattere. Nel libro don Massimo ripercorre i vari passaggi del progetto di ospitalità dei migranti, non solo di quelli forniti di un pur precario riconoscimento formale, ma soprattutto degli “scarti” del sistema, di coloro che i famigerati decreti “sicurezza” e il deserto della cosiddetta “terza accoglienza”, espellono da qualsiasi forma di protezione, gettandoli in mezzo alla strada alla mercé di avventurieri di ogni risma.

Vicofaro diviene quindi un “ospedale da campo” che non rimanda indietro nessuno, che offre un tetto e un calore umano a tutti coloro che ne hanno bisogno, sostituendosi a quanto le istituzioni civili e religiose avrebbero dovuto provvedere.

Nella ricostruzione di don Massimo facciamo la conoscenza di Babucar, Ibraim, Daniel, Lamin, Kemo, Diba, Kelvin, Wally, e di tanti altri che con il tempo sono diventati miei cari compagni cui mi lega un profondo sentimento di rispetto, di solidarietà e di amicizia che tanto riempie la mia vita. Memorabili le serate alla “Pizzeria del Rifugiato” che l’ottusità amministrativa ha costretto alla chiusura. Ricche le relazioni con i volontari della comunità, da Lidia a Mauro, a Marisa, a Isabella e Paolo, a tanti altri ancora.

Don Massimo non fa sconti a nessuno, denuncia gli atti intimidatori dei fascioleghisti, da Forza Nuova a Salvini e ai suoi foschi epigoni, e l’indifferenza complice della Curia e di certa sinistra interessata solo ai propri percorsi politici ed economici.

Nonostante le loro roboanti dichiarazioni di offrire un’accoglienza ben organizzata, la realtà ci mostra più di 200 ragazzi ancora ospiti dell’ “ospedale da campo” di Vicofaro, con tutti i disagi che ciò può comportare.

“Disobbedisco e accolgo” è quindi uno stimolante viaggio tra le onde minacciose dell’arroganza del potere e di un certo conformismo sociale e la calma, rassicurante e tenace figura di don Massimo Biancalani e di una comunità che ha deciso di non arrendersi.

Insomma un bel racconto ricco di calore umano e di impegno civile.

Infine, è anche uno spaccato della realtà e dei rapporti che vivo a Pistoia, mia città d’adozione, e che mi fa piacere condividere con tutti voi. 

*Antonio Fiorentino

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Antonio Fiorentino

Architetto, vive e lavora tra Pistoia e Firenze dove rischia la pelle girando in bici tra bus, auto e cantieri. E’ un esponente del Gruppo Urbanistica di perUnaltracittà di Firenze, partecipa alle attività di Comitati di Cittadini e Associazioni ambientaliste.

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