Firenze pandemica. Dalla “fabbrica del turismo” alla rete della solidarietà popolare

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Nel marzo 2020, la pandemia globale mette a nudo la fragilità della «fabbrica del turismo». Il blocco dei flussi turistici riduce all’indigenza le fasce sociali più deboli. Reti di solidarietà popolare si costituiscono in risposta ai bisogni immediati degli abitanti esclusi dalle misure emergenziali istituzionali. 

Proprio dalle soggettività attive nel mutualismo solidale, provengono ipotesi convincenti per una ripartenza territoriale di forte valenza politica. 

Crisi della “monocoltura turistica” e provvedimenti emergenziali

Fino al febbraio 2020, l’economia fiorentina è decisamente orientata al turismo globale, in piena espansione (Istat 2019). Le presenze turistiche in città, nel 2018, oltrepassano i 13 milioni di unità, con un incremento del 51% nel decennio 2008-2018 (Irpet 2019). La “monocultura turistica” ha ripercussioni sul mercato immobiliare – che ne risulta «drogato»[1]– e sul lavoro: aumentano le imprese attive nel settore e gli addetti, ma cresce anche il «lavoro povero» (Filcams-Cgil), precario ed esternalizzato, e al nero.

Il subitaneo arresto dei flussi turistici genera una crisi profonda, sottraendo rilevanti risorse al Comune che ha messo a bilancio i previsti 48 milioni di euro della tassa di soggiorno. Il temuto default avvia un processo di decostruzione del “modello Firenze” nel dibattito cittadino; persino il sindaco si pronuncia per una sua revisione strutturale.

Durante il confinamento, l’interdizione degli spazi collettivi colpisce con durezza le fasce sociali marginalizzate. I Rom si ritirano nei campi, «per niente rassicurati dalle precarie condizioni igienico-sanitarie, dall’assenza di servizi di base, dalla conflittualità tra abitanti»[2]. Non migliore è la sorte degli homeless: i centri notturni si mutano troppo velocemente in ricoveri diurni; gli ospiti vi sono «relegati» fino al 18 maggio, quando saranno, sic et simpliciter, riconsegnati alla vita di strada[3].

La chiusura della fabbrica del turismo e dei luoghi di lavoro mette a nudo le difficoltà delle figure in appalto: la mobilitazione dei lavoratori precari delle biblioteche comunali rientra a pieno titolo tra le vertenze che, a livello nazionale, riuniscono categorie lavorative e sindacali nella richiesta di tutele e di un “reddito di quarantena”.

Fin dall’avvio della Fase 1 è avvertita l’urgenza di provvedere a misure di sostegno al pagamento degli affitti. Stante il blocco degli sfratti a livello nazionale, la Regione Toscana delibera il sostegno ai canoni di locazione (del. n. 442, 31/03/2020): sei milioni di euro da ripartire tra i residenti in difficoltà. A Firenze 3.495 famiglie fanno domanda, mentre molti nuclei, pur in difficoltà, non avendo i requisiti non possono accedere al bando; si teme la «prevedibile ondata di sfratti per morosità, con la fine delle restrizioni».

Ma nella Firenze «soffocata dalla rendita» questi provvedimenti – che peraltro, «attraverso il sostegno alle fasce deboli, rinforzano il mercato privato degli affitti», come sottolinea Laura Grandi (Sunia) – rischiano di avere un effetto palliativo. Gli sfratti superano la media nazionale (Regione Toscana 2019, pp. 90-91) e i canoni d’affitto sono in costante crescita a causa della forte richiesta di alloggi a breve termine. Dal 2000 si stima infatti una crescita annua pari all’8,5% delle presenze in b&b che, nel 2017, toccano 1.800.000 unità (Cst 2019); nello stesso anno, gli «appartamenti interi» offerti su Airbnb raggiungono il picco del 17,9% del totale delle unità immobiliari del centro città.

Malgrado le rassicuranti statistiche che dipingono un centro storico ben popolato (38.703 ab., Ancsa-Cresme 2018, p. 55), l’area appare deserta, molti appartamenti sono vuoti.

Una ricerca della Sapienza, sulla base degli open data di Facebook, stima che i residenti “ufficiali” dell’area Unesco durante la Fase 1 siano ridotti del 70% rispetto ai dati anagrafici. Più che il segnale di un temporaneo abbandono della città, questa discordanza corrobora i dubbi che il “Corriere fiorentino” (3 giugno) rende espliciti: «La percezione di tante residenze fittizie in appartamenti usati come Airbnb, solo per non pagare l’Imu e la Tari più alta, era vera?»

Mutualismo

Allo stesso tempo, in città si costruisce una rete di solidarietà in risposta ai bisogni immediati degli esclusi dalle misure emergenziali istituzionali. La pandemia mette allo scoperto ampie sacche di fragilità: Lorenzo Alba, ricercatore attivista, afferma che si tratta di «difficoltà condivise da immigrati e autoctoni. Le poche risorse pubbliche, unite alle difficoltà di accesso, hanno lasciato centinaia di persone nella disperazione» (“StampToscana”, 23 aprile).

Una molteplicità di pratiche di mutualismo viene loro in aiuto. Sostegno alimentare gratuito, spese solidali e spese per migranti, mensa popolare femminista ecc. sono autogestite dalle realtà di base. Tra di esse: Amici del Nidiaci, Anelli Mancanti, Arci Circolo Le Panche/il Campino, Brigata di Solidarietà Popolare, Cobas, Comunità delle Piagge, CPA Firenze Sud, CS “Il pozzo”, Fondo Comunista, Fori Mercato, Fuori Binario, Laboratorio Diladdarno, L’Ardiglione, La Polveriera Spazio Comune, Misericordia di Rifredi, Occupazione via del Leone, Occupazione viale Corsica, perUnaltracittà, Potere al Popolo Firenze, Rude Boyz.

I punti di raccolta e consegna sono presenti in tutti i quartieri; una carta autoprodotta ne restituisce la dislocazione.

Il sostegno alimentare ha ampio riscontro: 565 nuclei familiari coinvolti; 1.159 pacchi consegnati. La raccolta fondi raggiunge i 10.000 euro[4].

Oltre che espressione di partecipazione popolare, il mutualismo è inteso come strumento di azione politica: esso «si sviluppa tra pari su un piano orizzontale e, attraverso i legami che crea, mette nelle condizioni di portare, assieme al pacco alimentare, un messaggio di lotta affinché la stessa realtà che ha prodotto questa condizione di difficoltà venga messa in discussione» (Cpa 2020).

Le animatrici della Mensa popolare femminista – «sicure di non riconoscer[s]i in una forma di solidarietà caritatevole o assistenzialista» (NonUnaDiMeno 2020) – si muovono nell’ottica di un’elaborazione di genere sulla riproduzione sociale, sperimentando «nuove forme di agire politico», fondate sulle «relazioni, il desiderio, le reti politiche e affettive, la solidarietà femminista» (ibidem): un agire politico che si manifesta nella preparazione del cibo, nell’offerta, nella commensalità.

Le debolezze strutturali della città sono messe a nudo. «Per noi abitanti del quartiere di San Lorenzo», scrivono da La Polveriera (2020), “spazio comune” insediato nel complesso di Sant’Apollonia, «il lockdown ha messo a dura prova il diritto alla salute e all’attività fisica, e ha evidenziato ancor di più la necessità di spazi di ritrovo all’aria aperta in cui ridisegnare nuove forme di socialità responsabile» (ibidem).

Ne consegue la richiesta della riapertura del Chiostro della Badessa, indirizzata all’Azienda regionale per il diritto allo studio universitario, che gestisce il complesso: il chiostro garantirebbe il pieno rispetto delle norme igieniche nelle attività sportive e culturali, gratuite e aperte ai residenti più poveri che il lockdown ha attratto nella sfera d’azione del centro sociale.

«La coltre del turismo ha nascosto questa dimensione popolare del centro città» constata un’attivista della Polveriera in un’intervista condotta da chi scrive, nel luglio 2020: i componenti delle 465 famiglie “invisibili” che, nel solo centro storico, si sono rivolte al sostegno alimentare, sono perlopiù stranieri con esistenze lavorative fragili, generalmente legate all’industria turistica.

Ipotesi per un progetto sociale di ripartenza

In fase di riapertura, mentre le soggettività di base elaborano originali ipotesi per un progetto condiviso di ripartenza, le politiche urbane non si dimostrano capaci di invertire la rotta: prosegue l’insistenza su grandi opere e nuovo aeroporto; proseguono le trasformazioni edilizie verso il ricettivo-turistico. Anche la concessione gratuita del suolo pubblico per il «ristoro all’aperto» (del. 25/05/2020) – che si vuole risolutiva della crisi del settore –, è recepita dalla cittadinanza come ulteriore misura di privatizzazione dello spazio urbano.

Alcuni manifesti programmatici, redatti in seno alle resistenze territoriali, si soffermano sulla condizione dell’abitare urbano-metropolitano-rurale per proporre convincenti vie d’uscita.

Alla scala urbana si prospetta una «riconquista popolare» degli spazi collettivi – «ambito precipuo della politica e della socialità» – che non può prescindere dalla ripubblicizzazione dei servizi e dalla «liberazione del Comune dalla colpa del debito» (perUnaltracittà 2020).

A scala territoriale, i comitati della Piana propongono un patto costituente della Bioregione Firenze-Prato-Pistoia, nel quale «ecologia, estetica e benessere delle popolazioni possano intraprendere un percorso di bonifica e conversione ecologica e sociale».

Non minore intensità propositiva è presente nel manifesto del Coordinamento delle Comunità Contadine Toscane, nel quale le «pratiche contadine» sono riguardate come «servizio» alla collettività, rurale e urbana, anche nell’ottica della salute pubblica.

I manifesti programmatici qui richiamati delineano vie d’uscita multiscalari (a livello rionale, urbano e bioregionale) facenti leva sul ruolo dello spazio pubblico, sulla pregnanza eco-socio-politica del lavoro agricolo, sull’urgenza dell’accoglimento delle ragioni del vivente anche non umano. In linea con il clima della ripartenza, vi sono esaltate le componenti desiderante, immaginativa e utopica.

*Ilaria Agostini

Il testo pubblicato è la rielaborazione del mio contributo al ragionamento collettivo: Anna Marson, Antonella Tarpino (a cura di), Abitare il territorio al tempo del Covid, “Scienze del territorio”, num. speciale, 2020, pp. 177-184.

 

Riferimenti bibliografici

Ilaria Agostini, Antonio Fiorentino, Daniele Vannetiello, Firenze fabbrica del turismo, perUnaltracittà, 2020

Ancsa-Cresme (2018), Centri storici e futuro del paese, s.l.

Cpa Fi sud (2020), Raccolta alimentare: pratica di solidarietà non assistenzialismo, “La Città invisibile!, n. 128, 10 giugno

Cst-Centro Studi Turistici (2019), L’impatto economico del turismo nella Città Metropolitana di Firenze, Firenze

Irpet (2019), Rapporto sul turismo in Toscana. La congiuntura 2018, Firenze

Istat (2019), Movimento turistico in Italia. Anno 2018, Roma

perUnaltracittà (2020), Mettiamo a frutto la crisi. Manifesto per la riconquista popolare della città, “La Città invisibile”, n. 126, 4 maggio

Regione Toscana (2019), Abitare in Toscana. Ottavo rapporto sulla condizione abitativa, Firenze

Stefania Valbonesi (2020), Reti solidali contro il Covid, i volontari: «La solidarietà è contagiosa», “StampToscana”, 23 aprile

 

Note al testo

[1] Da un’intervista a Laura Grandi, segretaria generale Sunia Toscana (luglio 2020).

[2] Da un’intervista a Nicolò Budini Gattai, operatore sociale e didatta (luglio 2020).

[3] Da un colloquio con la redazione di “Fuori binario. Giornale di strada autogestito e autorganizzato” (luglio 2020).

[4] Dati raccolti dal Laboratorio politico perUnaltracittà (luglio 2020).

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Ilaria Agostini

Ilaria Agostini, urbanista, insegna all'Università di Bologna. Fa parte del Gruppo urbanistica perUnaltracittà. Ha curato i libri collettivi Urbanistica resistente nella Firenze neoliberista: perUnaltracittà 2004-2014 e Firenze fabbrica del turismo.

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