La mattina del 18 febbraio a Padova ha preso il via una operazione poliziesca contro 11 attivisti del Comitato di lotta per la casa, e della web radio RadiAzione.
L’operazione ha portato a 11 misure cautelari (4 arresti domiciliari, 5 obblighi di firma e 2 divieti di dimora), e al sequestro e chiusura della sede di Piazza Toselli, storico punto di riferimento a Padova e in particolare del quartiere, in cui si sono sempre svolte le attività dello sportello antisfratto del Comitato di Lotta per la Casa, dell’Asd Quadrato Meticcio, del doposcuola, dell’associazione N. Pasian, della Boxe Popolare Chinatown, della biblioteca del Centro di Documentazione C. Giacca e della web radio RadiAzione (a cui è stata requisita tutta la strumentazione).
Il reato contestato è quello di associazione a delinquere, i fatti specifici constano di picchetti antisfratto ed alcune occupazioni abitative. La costruzione accusatoria però parla di un’organizzazione criminale, che si serviva di RadiAzione come strumento per “promuovere le proprie attività criminali”.
La realtà è quella di una crisi fatta pagare alle classi più deboli, a forza di tagli ai servizi essenziali, privatizzazioni, precarietà, sfruttamento e speculazione. E fatta anche, fortunatamente, di resistenza a questi meccanismi che il capitale vorrebbe invece dispiegare nel silenzio e nella rassegnazione.
Per usare le parole dei movimenti colpiti da questa operazione repressiva “Questo è un attacco rivolto a tutta una classe sociale e non solo agli 11 indagati; perché quella che loro identificano come “un vero e proprio sodalizio criminale, strutturato e organizzato in maniera stabile” è una realtà impegnata nella costruzione di un tessuto sociale capace di rispondere in maniera autorganizzata alle proprie esigenze, senza bisogno di andare ad elemosinare le briciole dalla giunta di turno, magari in cambio di qualche voto in più. Criminale è chi sfratta e lascia le case vuote.”
Come sempre più spesso succede la contestazione del reato associativo, anche quando è palesemente una forzatura, viene utilizzata perché consente di comminare misure cautelari allontanando materialmente gli attivisti dalle lotte, e di allargare il raggio d’azione dell’inchiesta coinvolgendo anche strutture, sedi fisiche e strumenti di informazione come RadiAzione.
Quello che è successo ai compagni dei movimenti di Padova, a cui va tutta la nostra solidarietà, ricorda del resto quanto successo a Firenze, dove siamo alle battute conclusive di un processo che vede 86 imputati accusati di una lunga serie di reati che vanno dalla manifestazione non autorizzata, alla resistenza a pubblico ufficiale, fino alla associazione a delinquere.
Il processo è frutto di un’inchiesta aperta dalla procura fiorentina nel 2009 che ha voluto mandare a giudizio le lotte politiche e sociali di quegli anni.
L’utilizzo del reato associativo ha permesso l’autorizzazione di intercettazioni ambientali e telefoniche, ha sancito il prolungamento delle indagini fino a quasi due anni determinando l’allargamento dell’inchiesta dal contesto studentesco da cui era partita a tutte le altre mobilitazioni che stavano investendo il territorio come quella contro la costruzione di un CIE in Toscana, quella antifascista fino alle lotte dei lavoratori.
Il tentativo, già visto anche se questa volta assume dimensioni inedite, è quello di criminalizzare ogni movimento di protesta, di resistenza, di dissenso.
Contro questo disegno unica risposta possibile è la solidarietà, e l’informazione indipendente.
Qui uno speciale preparato per RadiAzione che ripercorre con le voci dei protagonisti la genesi e l’andamento del processo:
http://www.radiazione.info/2016/02/processone-al-movimento-fiorentino/
*Collettivo contro la repressione Firenze
www.norepressionefirenze.noblogs.org
Collettivo Contro la Repressione
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