La cinica cancellata

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Da quando il turismo era passato di moda, per le strade di Fioriera – la rinata Città del Fiore – si incontravano solo oriundi. La nostalgia dello straniero, delle sue feste rumorose e dei suoi trolley, fu palpabile.

In Santa Croce si videro solo quelli di Santa Croce. In San Frediano, i sanfredianini. Al Campo di Marte, quelli del Campo di Marte (a parte la domenica, quando i tifosi della Fiorierina AC 2021 affluivano compatti al Dario Franchi, il nuovo selfmade-stadio).

L’idea geniale di uno zoo per la città non fu né del sindaco, né del governatore, ma venne dal basso. «Una buona semina», affermarono pubblicamente i due, invero rammaricati di essere superati dai sudditi.

Alcuni abitanti (quanti non fu mai precisato…) di Santo Spirito, immalinconiti per il perduto cosmopolitismo, presero l’iniziativa e di gran furia stilarono il nuovo PRG.

Il Piano Recintatore Generale fu presentato in Comune, con tavole eliografate e lista delle spese.

Ogni cittadino aveva diritto a nove metri quadri di spazio pubblico, rigorosamente cintato. Gli autori del PRG pensavano che – tramite negoziazione o con variante in deroga – nei nove mq si sarebbero potuti rinchiudere i vari popoli della terra che non calcavano più i selciati fiorierini. Il fine era al tempo stesso didattico e ricreativo.

Non tutti i cittadini, però, si trovarono d’accordo con la “recintazione urbana”. La civiltà illustre dell’Umanesimo permaneva, malgrado tutto. La città si divise così in cinici e in non-cinici.

Il fronte dei non-cinici – più attenti ai diritti sociali e al libero movimento delle genti – era dilaniato dalle dispute. In ossequio a una vecchia tradizione del socialismo, si scisse in non-cinici “A” e in non-cinici “B”.

Una notte, i non-cinici (gli A o, forse, i B) appesero uno striscione alle plasticose fioriere dell’inderdetto Arengario (recinzione archetipica, madre di tutti i recinti futuri). Lo slogan era epigrafico:

«Cancellate i recinti: liber* tutt*!»

Sfidando il coprifuoco, i cinici trasformarono la “i” con una “e” commerciale. «Cancellate & recinti: liber* tutt*!». Il sindaco colse l’ossimoro e raccolse la sfida: «Sì, libertà nei recinti. Bellissimo, l’idea adatta per tirarci fuori da queste secche. Viva Fioriera!»

Il fin troppo sfidante progetto, tuttavia, non fu attuato che in minima parte.

Le recinzioni cominciarono ad ergersi: chiusi il portico dell’Accademia; chiuso il Bigallo, le poste centrali; il Genio Civile pure fu ingabbiato; il portico dell’antico Museo del Novecento; gabbioni speculari in Santissima Annnunziata. Ma la sontuosa barriera in ferro fuso che cinse Santo Spirito, le vinse tutte in magnificenza.

Insomma, le gabbie furono issate ma mai si riuscì a riempirle. Di qualcuna fu persa la chiave. Altre, murate, divennero alberghi superlusso per i turisti che, negli anni a seguire, tornarono in città.

*Atena Poliade

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