Il Cerchio di Dave Eggers

Quando si parla di web due punto zero, si fa riferimento alla possibilità di interazione che molti siti ormai permettono. In particolare al fatto che si siano sviluppate tutta una serie di applicazioni che permettono un tipo di partecipazione che può spaziare dal semplice commento in un blog, alla costruzione di un profilo sempre più ricco di informazioni che da una parte consente un livello di interazione con la condivisione di immagini, testi e video, dall’altra diviene un deposito sempre più ricco di dati attraverso i quali è possibile risalire a preferenze e gusti sia commerciali che politici.

cerchio-eggersIl Cerchio di Dave Eggers ruota intorno a una compagnia che riunisce le caratteristiche di Google, Facebook e Twitter (anche se l’autore ha dichiarato che le situazione fanno riferimento a strutture di pura fantasia). D’altra parte Google, con gmail, Google +, Android, il motore di ricerca, inbox, Google now e altri servizi, compendia perfettamente lazienda nella quale è ambientato il romanzo. L’interesse che il testo può avere dal punto di vista politico consiste nella possibilità di ritrovare negli scenari che si dipanano, i riferimenti, ad esempio, a meccanismi limitanti le libertà individuali. È come lanciare un’ipotesi sviluppando i potenziali latenti, costruendo così un mondo probabile – se non già esistente – nel quale sperimentare sistemi di controllo, di condizionamento e di subordinazione risultanti da tecnologie apparentemente trasparenti e al servizio del benessere singolare e collettivo. Aziende come Google o Facebook hanno realmente in mano la possibilità di mettere in campo dispositivi di questo tipo.

Mae, la protagonista della storia, è giovane e entusiasta delle possibilità che la sua assunzione al ‘Cerchio’ le apre. Intorno alla sua figura ruotano anche i pochi personaggi critici verso il sistema e i programmi dell’azienda, dandoci così la possibilità di indagare i potenziali e gli effetti da più punti di vista: quello favorevole e quello più critico. I progetti di cui si parla sembrano riferirsi ad argomenti e situazioni diverse, ma le strategie da mettere in campo ruotano intorno alla raccolta di dati e al loro utilizzo. Ne deduciamo che le strategie di controllo e di assoggettamento più sofisticate e efficienti si basano sempre di più sulla raccolta dei dati e sulla loro interpretazione (Big Data e Data Mining). C’è infatti la possibilità di arrivare a risultati sempre più efficaci a partire dalla massa di dati messi in campo GoogleLogoa discapito della semplice capacità della loro interpretazione che certi algoritmi permettono. In un certo senso si affrontano i problemi sempre di più con qualcosa assimilabile alla forza bruta che non usando strategie interpretative. Questo perché alcune aziende hanno oggi accesso a enormi quantità di dati in relazione a molte problematiche, tanto da poter ipotizzare un monopolio che dipende soltanto dalla quantità di dati che si è riusciti a raccogliere. Facebook, Twitter, Amazon, Microsoft e Google, detenendo grandi quantità di dati hanno a disposizione un potere mai esperito precedentemente in mani private.

Al ‘Cerchio’ tutti i nuovi progetti hanno infatti qualcosa a che fare con la raccolta di informazioni che darà risultati efficaci nella misura in cui riuscirà a essere il più esaustiva possibile. Il tema è la trasparenza ottenibile mettendo a disposizione ogni aspetto della propria vita e delle proprie scelte. Si è trasparenti perché tutti possono vedere e quindi accedere ad ogni momento dell’esistenza. Tutto viene trasmesso in diretta e registrato in maniera permanente: le cancellazioni non sono possibili. La trasparenza impedisce ogni azione contraria alla legge, alla morale, ma anche a gesti e azioni che mettano in discussione l’esistente. Essere costantemente sotto lo sguardo del Grande Fratello, può impedire di commettere reati – questo è il lato della questione privilegiato dal ‘Cerchio’ – ma certamente rende più difficile fare cose diverse da quelle che quello sguardo presuppone. Ma questo, nel testo, non è mai specificatamente denunciato.

Il racconto ti fa immergere in una atmosfera serrata lasciando presagire una rottura, uno sconvolgimento che metta definitivamente in crisi il modello edulcorato

dell’efficienza tecnologica che macinando dati e conoscenze vuole costruire un avvenire migliore. Ma questo alfine si mostra soltanto nella cruda sequenzialità degli eventi nell’acquario che diviene metafora della distribuzione dei poteri nei quali ogni equilibrio ecologico sembra dissolversi di fronte alla potenza ed efficienza dello squalo che non può non divorare e quindi annientare ogni altra creatura messagli nello stesso ambiente. Un banchetto che doveva essere frenato dalla mancanza di una pulsione primaria quale quella della fame (allo squalo prima di essere immesso nell’acquario era stato fatto mangiare in abbondanza) se non fosse per la pulsione dominante che lo vuole predatore indiscusso. Soltanto allora può emergere la chiave metaforica che paragona il comportamento dello squalo alla missione dominante del capitale. Ma è soltanto un breve accenno, nemmeno esplicito. Una domanda en passant che ci chiede, si chiede, se la trasparenza ed il controllo che il ‘Cerchio’ esercita non potranno poi venire subordinate al profitto.

Per il resto, la serie di eventi illustra la capacità e le potenzialità del ‘Cerchio’. Come ad esempio gestire le elezioni politiche alla stregua di un sondaggio, dove un elettorato costretto a votare esprimerebbe il senso di una democrazia compiuta che è quella pensata originariamente da una “piccola maggioranza” (la maggioranza relativa dei votanti che spesso sono una minoranza dell’intera popolazione), ma che, tramite i meccanismi del consenso messi in atto dal sistema della trasparenza, avranno nel frattempo uniformato il pensiero.

Una possibilità non viene invece presa in considerazione. La trasparenza degli atti, ma anche la totale accessibilità dei dati genetici, di quelli sanitari, delle prestazioni scolastiche, delle frequentazioni, e quanto altro si reputi interessante da raccogliere, praticamente tutto, aprono la strada alla possibilità di poter pensare di prevedere la possibilità che un crimine venga commesso. Se Minority Report (il racconto di Philip K. Dick dal quale è stato tratto il film di Steven Spielberg) ipotizzava un mondo nel quale questa possibilità si realizzava tramite il contributo di umani con capacità di precognizione (Precog), adesso tutto questo sarebbe possibile tramite un calcolatore che abbia a disposizione dati pertinenti.

Qui il testo della ricerca di un algoritmo per fare previsioni.

Se poi pensiamo alla quantità di dati di cui sono in possesso certe multinazionali, possiamo “predire” che l’idea della possibilità della predizione dei delitti non sarebbe ormai un’ipotesi così peregrina.

Se dunque, in base a una qualsiasi ipotesi basata sulla prevenzione si scegliesse di agire non sulle cause, ma semplicemente cercando di impedire l’evento, si arriverebbe alla carcerazione preventiva che tanto è piaciuta a molti regimi autoritari, dipingendola però adesso come elemento di democrazia e di bene comune. Il potere in mano a Google e a poche altre company è davvero inquietante. E tutto questo è soltanto la semplice conseguenza della raccolta di dati. Se poi pensiamo alla possibilità di utilizzo di questi dati come, per esempio, quello di infangare l’immagine di coloro che ti si oppongono, come nel caso di Uber che spiava i giornalisti ostili: (http://27esimaora.corriere.it/articolo/le-gaffe-del-capo-di-uber-indaghiamola-vita-delle-giornaliste-che-ci-criticano/ ) allora ci rendiamo conto che il diritto alla privacy è un bene al quale non possiamo rinunciare.

Ma questo ne Il Cerchio non c’è, come, d’altra parte, Dave Eggers non somiglia per niente a Philip K. Dick. Il merito comunque del libro è quello di farti pensare a problematiche che già si stanno concretizzando intorno a noi, e di farlo con un metodo abbastanza efficace: attraverso la simulazione romanzesca.

Una possibile via di uscita è comunque ipotizzata nel libro di Eggers anche se poi gli eventi faranno sì che non venga messa in pratica. È una specie di decalogo con il quale chiudiamo questa recensione:

«Dobbiamo avere tutti il diritto allanonimato.
Non tutte le attivit
à delluomo possono essere misurate
L
incessante ricerca di dati per quantificare il valore di ogni tentativo è catastrofica per la vera comprensione.
La barriera tra pubblico e privato deve rimanere impenetrabile
Dobbiamo avere, tutti, il diritto di scomparire (p. 383)
».

Mi accorgo adesso che sono soltanto cinque, meglio così. Per arrivare a dieci sarà richiesto il vostro contributo.

Dave Eggers, Il Cerchio, Mondadori, Milano 2014, pp. 391, 20.00.

*Gilberto Pierazzuoli