Solidarietà agli studenti del liceo artistico di Porta Romana

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Tira una brutta aria nella “buona scuola” di Renzi e Giannini.

E non solo perle risorse che mancano, per gli edifici fatiscenti, per i mille problemi di una scuola pubblica in cui si investe sempre meno e di cui evidentemente a chi governa non interessa più di tanto.

liceoart Tira una brutta aria di repressione, di voglia di punire e condannare, una arroganza del potere che colpisce tutto quello che non rientra nei suoi meccanismi di controllo e di obbedienza.

Gli studenti del liceo artistico di Porta Romana, ai quali va la nostra più completa solidarietà, alcune settimane fa hanno occupato l’istituto, rivendicando una scuola migliore, e una organizzazione migliore della loro scuola, con una serie di richieste e proposte sull’uso degli spazi e sulle attività.

L’occupazione è durata nove giorni, non si è verificato alcun danno né incidente. Però fin dall’inizio dell’occupazione si è resa protagonista la DIGOS, la Dirigente scolastica minacciava sgomberi con la forza, l’iniziativa degli studenti è stata denigrata, minacciata, sminuita. Nessuna volontà né disponibilità alla interlocuzione con gli studenti che la scuola la vivono tutti i giorni, solo autoritarismo arrogante e cieco legalitarismo.

Stessa sorte, con uno sgombero della polizia dentro la scuola dopo solo tre giorni, è toccato poco dopo al liceo Alberti.

Ora il nuovo capitolo: la stessa Dirigente scolastica, scavalcando il consiglio di istituto, ha voluto dare segno tangibile del pugno di ferro: 39 sospensioni, fino a 21 giorni, che potrebbero pregiudicare per molti l’esito dell’anno scolastico.

Questo modello di scuola autoritaria e intollerante è buono solo per il mondo dei diritti negati, della precarietà, del dominio e della prevaricazione istituzionalizzata.

Partecipiamo al presidio di solidarietà con gli studenti, giovedì 17 dicembre ore 16 presso il giardino del liceo a Porta Romana

*perUnaltracittà Firenze

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All'opposizione in Consiglio comunale a Firenze dal 2004 al 2014, la lista di cittadinanza perUnaltracittà è poi diventata laboratorio politico per partecipare alle vertenze sul territorio e dare voce alle realtà di movimento anche attraverso la rivista La Città invisibile.

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