Ci sono più sbagli nell’edilizia scolastica che nei quaderni dei ragazzi, ma il problema della scuola non sono gli errori, da tempo la pedagogia non li considera più sviste da sanzionare ma indizi da seguire per rintracciare le vie del pensiero. Il problema sono gli sbadigli!
Sbadigli che sono aumentati da quando le tecnologie “interattive” hanno soppiantato la lezione “frontale”, come era prevedibile giacché dietro la lavagna ci si annoia più che davanti.
Ma i ragazzi cominciano a sbadigliare molto prima che la lezione cominci.
Sbadigliano sotto i portici di cemento disarmato, tra le ombre dritte dei pilastri nudi, sbadigliano in faccia al custode intrappolato dietro una scrivania di formica scheggiata, sbadigliano nei corridoi pavimentati con mattonelle che sembrano ricavate dagli scarti di lavorazione del marmista dei cimiteri, sbadigliano sotto i neon che diffondono una luce giallo-grigia che non ha eguale in natura, tranne forse che nell’atmosfera irrespirabile di qualche pianeta lontano.
Sbadigliano nelle vecchie palestre coperte da una ragnatela di funi inutili e quadri svedesi, o sotto gonfiabili in cui l’aria calda e la gomma tolgono il respiro.
Sbadigliano negli spogliatoi in cui palle mediche e manubri obsoleti contendono lo spazio ai corpi.
Sbadigliano sui banchi colorati esattamente come il muro.
Sbadigliano nei laboratori pieni di cose che non si devono toccare.
Sbadigliano nei teatri improvvisati nei seminterrati, rettangoli di sedie che non a caso ripetono l’isolamento massificante del cinema e non la partecipazione del teatro.
Sbadigliano nei cortili asfaltati e nei praticelli su cui avanza la desertificazione ogni volta che qualcuno li attraversa per correre dietro a una palla.
Sbadigliano strascicando cartelle che impongono il peso della cultura, che resterà loro addosso come un monito.
Giustamente sbadigliano perché hanno imparato la lezione che le nostre scuole impartiscono per il solo fatto di essere costruite così. Quando non sbadigliano è perché qualcosa o qualcuno (un compagno, un pensiero, un bravo insegnante) li distoglie da quello che hanno davanti agli occhi e sotto i piedi.
Sbadiglierebbero di più se non andassero a scuola, perché il mondo senza occhiali appare confuso e alla lunga stanca, ma le storture del mondo sono scusabili perché frutto di una storia lunga e convulsa che non è mai stata a misura di bambino.
Tolleranza zero invece, per gli sba(di)gli scolastici visto che le scuole sono costruite con un target preciso, gli studenti. Certo, ci vivono anche presidi custodi educatori e insegnanti, l’edilizia scolastica deve far posto anche a loro, ma non è una contraddizione insanabile: non me ne vogliano queste persone con cui lavoro e che amo se dico che molte di loro sono lì proprio perché hanno scelto di restare un passo indietro rispetto al mondo degli adulti, per timidezza o per protesta, a volte per paura, a volte con coraggio.
Peter Pan è una presenza con cui ciascuno di coloro che lavorano nella scuola fa i conti a modo suo; per gli studenti, credo che sia un bene, perché l’educazione non deve sbattere in faccia il mondo ma mediarlo, dischiuderlo e mostrare a poco a poco come è, come era e come potrebbe essere.
Le tre I di Forza Italia e la Buona Scuola del PD sono mostri che non insegnano nulla perché replicano all’interno della scuola esattamente ciò che esiste là fuori senza spiegarlo, discuterlo, tentare di porvi rimedio.
Una scuola davvero buona deve ispirarsi all’Isola che non c’è, ma bisogna vigilare perché non diventi con il tempo lo scoglio di Alcatraz, una prigione fatiscente abbandonata a se stessa.
Perciò ben vengano i mobili piccoli, gli spigoli stondati, gli angoli ammorbiditi, i colori primari, gli esercizi ripetuti e le uscite di sicurezza, ma correggiamo gli sbadigli prima che diventino l’unica opinione che gli studenti sanno esprimere su quanto viene loro proposto.
*Massimo De Micco, attivo in Palazzuolo Strada Aperta
Massimo De Micco
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